La santità semplice dei tre pastorelli
Fin dal tempo delle prime apparizioni i bambini presero l’abitudine di dare la loro merenda ai poveri. Per saziare gli stimoli della fame si nutrivano alla meglio con radici, ghiande, frutti selvatici. "Così si convertiranno più peccatori" – diceva Giacinta. Le loro giornate erano puntellate di giaculatorie, atti d’amore a Gesù e Maria. Giacinta ripeteva spesso: "Voglio tanto bene a Nostro Signore e alla Madonna che non mi stanco mai di dir loro che li amo".
Sicuri, per la promessa della Madre Celeste, di dover lasciare presto la terra, essi preferivano spesso saltare la scuola per fermarsi in chiesa a pregare. Soprattutto Francesco, che provava un’attrazione vivissima a consolare Gesù per i peccati con cui veniva offeso, restando in silenziosa preghiera davanti al Tabernacolo, diceva sovente a Lucia: "Senti, va’ tu a scuola e io resto qui in chiesa con Gesù Nascosto. Tanto, per me non vale la pena di imparare: fra poco me ne vado in Cielo… Al ritorno passa a chiamarmi". E là lo ritrovava lei qualche ora dopo, in un angolo accanto al Tabernacolo.
Giacinta praticava l’immolazione nascosta per salvare i peccatori, portando una corda stretta attorno al corpo e sopportando in spirito di penitenza ogni contrarietà. Alla fine della sua vita, gravemente ammalata, fu internata in un Ospedale di Lisbona, dove morì da sola. "O mio Gesù – furono le sue parole –, ora puoi convertire molti peccatori, perché questo sacrificio è molto grande…".
Francesco giunse attraverso la preghiera del Rosario ai vertici della contemplazione. Consolare Gesù e Maria era il suo proposito. Stava molto tempo in solitudine, tra le rocce e gli alberi per pregare in silenzio, come un piccolo eremita.
"Nella vicenda di questi due bambini c’è un piccolo trattato di antropologia cristiana.
Chi è l’uomo? La tradizione illuminista lo vide una coscienza in grado di determinarsi. È una grande acquisizione. Ma ha rischiato di chiudere l’uomo su se stesso. Francesco e Giacinta, invece, vedono l’altro non come un estraneo, ma come qualcuno con cui solidarizzare fino al punto di assumersene il peso. È l’idea di un’antropologia relazionale, che in qualche modo è anche un riflesso della vita trinitaria".
Ciò che due bambini, per di più analfabeti, avevano allora compreso al lume della fede era di essere, anche con i loro pochi anni, membra vive del Corpo Mistico che è la Chiesa; di qui, il dovere di contribuire secondo le proprie forze alla salvezza delle anime. Ecco allora spiegate le preghiere incessanti e i sacrifici offerti per i peccatori, come la Santa Vergine aveva loro raccomandato.
Essi perciò sono proposti come modelli di santità, ha detto il loro Postulatore, il gesuita p. Paolo Molinari, "per come dei bambini hanno sviluppato il loro spirito di fede nel Signore e messo in pratica quello che la Madonna aveva loro detto: pregare il Rosario e sacrificarsi per i peccatori". La pedagogia della Madre di Dio non ha confronti. In pochi anni elevò Francesco e Giacinta alle vette della santità. Una vita molto breve, la loro, ma perfettamente compiuta, che si concluse durante l’epidemia di "spagnola" che falcidiò milioni di vite nel primo dopoguerra. Maria venne a prenderli personalmente, come aveva loro promesso.
Francesco ricevette la Prima Comunione il 3 aprile 1919 e il mattino dopo, all’età di undici anni, morì, stringendo la corona del Rosario, dopo aver detto alla mamma: "Guarda che bella luce vicino alla porta…". Il calvario di Giacinta fu più lungo. La Madonna la visitava spesso e le dava conforto nelle sue sofferenze, che erano indicibili. In breve tempo la piccola salì le vette della santità. Morì, sola, la sera del 20 febbraio 1920, come la Madonna le aveva annunciato. Non aveva che dieci anni di età.
Ciò che due bambini, per di più analfabeti, avevano allora compreso al lume della fede era di essere, anche con i loro pochi anni, membra vive del Corpo Mistico che è la Chiesa; di qui, il dovere di contribuire secondo le proprie forze alla salvezza delle anime. Ecco allora spiegate le preghiere incessanti e i sacrifici offerti per i peccatori, come la Santa Vergine aveva loro raccomandato.
Essi perciò sono proposti come modelli di santità, ha detto il loro Postulatore, il gesuita p. Paolo Molinari, "per come dei bambini hanno sviluppato il loro spirito di fede nel Signore e messo in pratica quello che la Madonna aveva loro detto: pregare il Rosario e sacrificarsi per i peccatori". La pedagogia della Madre di Dio non ha confronti. In pochi anni elevò Francesco e Giacinta alle vette della santità. Una vita molto breve, la loro, ma perfettamente compiuta, che si concluse durante l’epidemia di "spagnola" che falcidiò milioni di vite nel primo dopoguerra. Maria venne a prenderli personalmente, come aveva loro promesso.
Francesco ricevette la Prima Comunione il 3 aprile 1919 e il mattino dopo, all’età di undici anni, morì, stringendo la corona del Rosario, dopo aver detto alla mamma: "Guarda che bella luce vicino alla porta…". Il calvario di Giacinta fu più lungo. La Madonna la visitava spesso e le dava conforto nelle sue sofferenze, che erano indicibili. In breve tempo la piccola salì le vette della santità. Morì, sola, la sera del 20 febbraio 1920, come la Madonna le aveva annunciato. Non aveva che dieci anni di età.
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