sabato 29 novembre 2014

San Giuseppe


Umiliandoci alla Vostra presenza,
o glorioso nostro Protettore san Giuseppe, 

Vi invochiamo di tutto cuore

e Vi supplichiamo di volerci ricevere 

nel numero dei Vostri servi devoti.

Fonte: Plinio Correa de Oliveira
Foto presa dalla pagina Facebook: Giuseppe di Nazareth

Il protettore di qualcosa è, in qualche modo, un simbolo di ciò che viene protetto. Consideriamo, ad esempio, il guardiano della regina [d’Inghilterra Elisabetta II]. Questa persona, in qualche modo, porta in sé qualcosa della regalità della regina; è un onore essere il guardiano della regina! Per essere guardiani della regina vengono scelti gli individui più capaci, quelli che hanno manifestato più coraggio, coloro che nelle battaglie diedero prova di maggior dedicazione alla corona inglese. Questi sono invitati ad essere i guardiani della regina.

Ebbene, se è un onore essere guardiano della regina, se è un onore esserlo del Papa, quale onore è, dunque, essere guardiano della Santa Chiesa Cattolica! Fatta eccezione della Madonna che è Madre della Chiesa, nessuno può paragonarsi alla Chiesa Cattolica. Nemmeno qualsiasi angelo o tutti i santi, considerato ognuno di loro separatamente, hanno la dignità della Chiesa Cattolica. Perché la Chiesa racchiude tutti i santi, è Lei stessa la fonte della loro santità e, pertanto, un santo non può mai avere una dignità pari a quella della Chiesa Cattolica.

La levatura morale dello sposo della Madonna e Padre putativo del Bambino Gesù …

Figuriamoci, dunque, che cos’è il santo Patrono della Chiesa Cattolica! Egli dev’essere qualcosa di così elevato, di talmente eccelso che, per così dire, dev’essere il riflesso della Chiesa di cui è il custode! Per esserLe proporzionato, deve avere il riflesso della Chiesa di cui è tutore.
Vada considerato che la levatura spirituale di San Giuseppe – in quanto conforme allo spirito della Chiesa Cattolica, in quanto modello prototipico e magnifico della mentalità, delle dottrine, dello spirito della Chiesa Cattolica – può essere valutata soltanto secondo quest’altro criterio: il fatto che Egli è lo Sposo della Madonna e, quindi, proporzionato a Lei; è il Padre putativo del Bambino Gesù, e, quindi, proporzionato a Lui!

Se vogliamo avere una idea dell’anima di San Giuseppe, dello spirito di San Giuseppe, si dovrebbe immaginare tutto ciò che si pensa della Chiesa Cattolica, tutta la grandezza della Chiesa, tutta la sua semplicità, tutta la sua dignità, tutta la sua affabilità, tutta la sua sapienza, tutta la sua immensità, tutto quel che si potrebbe dire della Chiesa Cattolica e immaginare tutto ciò realizzato in un uomo! Avremmo, allora, la fisionomia morale di San Giuseppe!

Dunque, dobbiamo almeno immaginare il profilo morale di questo santo: la castità di San Giuseppe, la sua purezza illibata. E dobbiamo avvicinarci rispettosamente a Lui e chiedergli che ci conceda quel che tanto desideriamo ricevere.

Cosa chiedere a San Giuseppe nella sua festa?

Ognuno si chieda – in un breve esame di coscienza – quale grazia vorrebbe chiedere a San Giuseppe in occasione della festa odierna. La prima tra le grazie da chiedere sarebbe la devozione alla Madonna; un’altra, sarebbe di riflettere tanto bene lo spirito della Chiesa Cattolica quanto stabilito nei disegni della Provvidenza quando ci ha creato e ci ha conferito il santo Battesimo; possiamo anche chiedere la purezza, la modestia… possiamo chiedere ogni cosa. Possiamo scegliere una singola cosa o chiederle tutte insieme. A volte è bene chiedere una sola cosa, se la grazia ci porta a chiederne solo una. A volte è bene chiedere tutto, perché vi sono momenti in cui la grazia ci porta ad essere audaci e chiedere molte cose allo stesso tempo.

Oggi, dunque, nella festa di San Giuseppe, secondo il movimento della grazia interiore in ciascuno di noi, dobbiamo chiederGli qualcosa. E se non sappiamo bene cosa chiedere, dobbiamo dirgli: “Mio buon San Giuseppe, datemi Voi quello di cui ho bisogno…visto che non so cosa mi conviene”. Credo che, dal più alto dei Cieli, sorriderà e ci concederà, benevolente, una grazia molto ben scelta. E con ciò concludiamo invocando San Giuseppe. (19 marzo 1969)



(Plinio Corrêa de Oliveira)


mercoledì 26 novembre 2014

Adoriamo Dio nel Sacramento.


VENIAMO A LUI.

Tutte le creature, nessuna eccettuata,
dovrebbero prostrarsi in estasi d’adorazione e di riconoscenza davanti all’Eucaristia,
miracolo continuo dell’amore divino
che né Socrate, né Platone, questi grandi,
che tra gli antichi pagani meglio intuirono l’idea di Dio,
non avrebbero mai nemmeno potuto immaginare con la loro mente sublime...

Ostia santa, adorabile, di pace, di propiziazione e d’amore!
Gesù Eucaristia si rinchiude, si nasconde;
ma dalla sua misteriosa prigione invita le anime a Lui...

E’ qui, davanti a Gesù Eucaristia,
che noi impariamo la scienza sublime dell’amore;
qui, che arriviamo a conoscere il nostro nulla,
la nostra miseria,
le nostre piaghe e le nostre brutture,
ma insieme anche la nostra grandezza d’essere suoi, suoi figli amati e benedetti...

E’ qui, dinanzi a Gesù,
che lo spirito prova il bisogno immenso di staccarsi da tutto e fin da se stesso,
per poter penetrare nei misteri del Cuore di un Dio,
fatto Ostia per solo amore delle sue creature...

E’ qui, che tutto ciò che spaventa si accetta,
tutto ciò che fa piangere ci fa lieti e contenti...

E’ qui, dove si riempie il vuoto desolante
che sente talvolta questo nostro povero cuore,
quando non sa trovare alimento d’amore;
quando il Dio Crocifisso, unico nostro modello e conforto,
sembra disceso dalla sua Croce, che ci offre nuda, fredda, pesante...

E’ qui, dove veniamo a trovare la forza nella via del sacrificio,
la costanza nel duro lavoro, il calore e la vita...

Veniamo, dunque, a visitare Gesù;
veniamo a imparare come si deve amare, pazientare e soffrire;
veniamo a trovare la nostra vita
e quella luce che ci è necessaria lungo il cammino...

Veniamo a domandargli tutte quelle grazie
che Egli è sempre desideroso di concedere,
e ci sentiremo di poter continuare
nella via della perfezione con nuovo ardore, con più costanza...

Veniamo a Lui sempre,
e sempre per puro amore,
né ci stanchiamo di stare con Lui,
specialmente quando è più abbandonato e disprezzato,
senza riguardo alle nostre pene;
ed Egli sarà ancora più divinamente benefico con noi,
ci assocerà ai suoi dolori, alle sue tristezze, alle sue umiliazioni...
e alle sue ineffabili gioie divine!"
(Beato Pietro Bonilli)

lunedì 17 novembre 2014

Papa Francesco: I bambini hanno il diritto di crescere con un papà e una mamma.


I bambini hanno il diritto di crescere con un papà e una mamma, la famiglia è un fatto antropologico non ideologico: è quanto ha ribadito il Papa ai partecipanti al Colloquio internazionale sulla complementarietà tra uomo e donna, promosso in Vaticano dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Il Papa ha annunciato che nel settembre 2015 si recherà a Philadelphia, negli Stati Uniti, per l’ottavo Incontro Mondiale delle Famiglie.






Lo Spirito ha dato a ciascuno doni diversi perché ognuno possa contribuire al bene di tutti: questa è l’armonia di Dio. Papa Francesco parte da questa affermazione per sottolineare che la complementarietà tra uomo e donna “sta alla base del matrimonio e della famiglia, che è la prima scuola dove impariamo ad apprezzare i nostri doni e quelli degli altri”. “Le famiglie – ha osservato - sono luogo di tensioni” ma anche l’ambito in cui risolverle:

sabato 15 novembre 2014

Le vere aperture di Papa Francesco: quelle alla Verità.

"Il pensiero dominante propone a volte una “falsa compassione”: quella che ritiene sia un aiuto alla donna favorire l’aborto, un atto di dignità procurare l’eutanasia, una conquista scientifica “produrre” un figlio considerato come un diritto invece di accoglierlo come dono; o usare vite umane come cavie di laboratorio per salvarne presumibilmente altre."



DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO 
AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO COMMEMORATIVO 
DELL'ASSOCIAZIONE MEDICI CATTOLICI ITALIANI, 
IN OCCASIONE DEL 70° ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE

Aula Paolo VI 
Sabato, 15 novembre 2014


Buongiorno!

Vi ringrazio della presenza e anche per l’augurio: il Signore mi conceda vita e salute! Ma questo dipende anche dai medici, che aiutino il Signore! In particolare, voglio salutare l’Assistente ecclesiastico, Mons. Edoardo Menichelli, il Cardinale Tettamanzi, che è stato il vostro primo assistente, e anche un pensiero al Cardinale Fiorenzo Angelini, che per decenni ha seguito la vita dell’Associazione e che è tanto ammalato ed è un stato ricoverato in questi giorni, no? come pure ringrazio il Presidente, anche per quel bell’augurio, grazie.

Non c’è dubbio che, ai nostri giorni, a motivo dei progressi scientifici e tecnici, sono notevolmente aumentate le possibilità di guarigione fisica; e tuttavia, per alcuni aspetti sembra diminuire la capacità di “prendersi cura” della persona, soprattutto quando è sofferente, fragile e indifesa. In effetti, le conquiste della scienza e della medicina possono contribuire al miglioramento della vita umana nella misura in cui non si allontanano dalla radice etica di tali discipline. Per questa ragione, voi medici cattolici vi impegnate a vivere la vostra professione come una missione umana e spirituale, come un vero e proprio apostolato laicale.

giovedì 6 novembre 2014

‘Ciò che Dio ha unito, l’uomo non divida’


“Ci sono tanti mezzi, ma c’è un solo mediatore, che è Gesù Cristo, e il suo Vangelo. Quindi la Parola di Dio non può mai essere ignorata in nessun modo, e non può essere sottoposta a compromessi in nessuno dei suoi passaggi. Deve essere accettata pienamente. La Chiesa, né prima né dopo né durante il Sinodo può cambiare ciò che viene dall’insegnamento di Cristo. Per quello che riguarda il matrimonio sono prioritarie le parole: ‘Ciò che Dio ha unito, l’uomo non divida’”.






Marco Tosatti
Il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Gerhard Mueller, nei giorni scorsi ha rilasciato una lunga intervista a Nasz Dziennik, un sito di informazione religiosa e non solo fra i più diffusi in Polonia. L’intervista del Porporato, che è stato certamente uno dei maggiori protagonisti nel recente Sinodo dei vescovi sulla famiglia, è stata ripresa e tradotta parzialmente dal sito canadese TorontoCatholic Witness. Da questo sito riportiamo una nostra traduzione di alcuni brani dell’intervento di Mueller.


Il Cardinale ha parlato dell’influenza non positiva che certe correnti di pensiero e di opinione hanno sulla vita delle famiglie, e anche sulla Chiesa. In particolare il Porporato ha detto: “….sfortunatamente ci sono rappresentanti della Chiesa, e persino vescovi, che si sono lasciati in qualche modo accecare dalla società secolarizzata da cui sono stati così influenzati che li ha trascinati lontani dal punto principale o dagli insegnamenti della Chiesa basati sulla Rivelazione”.

Al centro dell’intervista il ruolo dei mass media, e dell’opinione pubblica, oltre all’azione di organismi internazionali e governi: “Sfortunatamente nelle società moderne, vari media, organizzazioni internazionali e persino governi di diversi Paesi – ha detto Müller - stanno cercando di seminare confusione nella mente delle persone. In molti Paesi le relazioni sono distrutte, e questo si applica anche al modello cristiano di matrimonio e di famiglia. La verità sul matrimonio e la famiglia è relativizzata. Queste tendenze, sfortunatamente, si sono mosse in qualche modo all’interno della Chiesa e fra i vescovi, sui quali si sta cercando di esercitare pressione… Noi abbiamo Cristo e il Vangelo. Questo è il nostro punto di riferimento, il fondamento per il solo e corretto insegnamento della Chiesa…”.

Il Prefetto della Fede aveva già espresso nei giorni scorsi, e durante il Sinodo, questo tipo di pensiero. E in particolare, sul matrimonio, e sulla dottrina del matrimonio, che è stata al centro di discussione al Sinodo, ha detto: “Ci sono tanti mezzi, ma c’è un solo mediatore, che è Gesù Cristo, e il suo Vangelo. Quindi la Parola di Dio non può mai essere ignorata in nessun modo, e non può essere sottoposta a compromessi in nessuno dei suoi passaggi. Deve essere accettata pienamente. La Chiesa, né prima né dopo né durante il Sinodo può cambiare ciò che viene dall’insegnamento di Cristo. Per quello che riguarda il matrimonio sono prioritarie le parole: ‘Ciò che Dio ha unito, l’uomo non divida’”.

Altrettanto netta la posizione sugli atti omosessuali. L’intervistatore aveva chiesto: “Ci sono state delle voci secondo cui dopo il Sinodo si è entrati in una ‘via di nuove aperture agli omosessuali’. Suona come se la Chiesa stia per cessare di definire gli atti omosessuali un peccato e di condannarli?”.


Il Cardinale ha risposto: “Naturalmente per la Chiesa c’è sempre un punto di partenza di una relazione di amore: di un uomo per una donna, e di una donna per un uomo. La Chiesa si focalizza su questa relazione e costruisce su di ciò la sua dottrina sociale, compresa la dottrina morale, che è anche l’intera scienza della sessualità umana. Ci sono situazioni in cui una persona dirige la sua sessualità verso una persona dello stesso sesso. Il Catechismo della Chiesa cattolica insegna che le ‘persone omosessuali sono chiamate alla castità’. Papa Francesco ha detto che non sta cercando di creare qualche nuova dottrina della Chiesa, ma che sta cercando di dimostrare che nessuno è giudicato dalla Chiesa se ha una tendenza omosessuale. Nessuno sta cercando di discriminare queste persone; sono integralmente persone. Ma bisogna dire con chiarezza che la Chiesa ha giudicato negativamente gli atti omosessuali. Una parte attiva negli atti omosessuali non è accettabile. Sono contrari alla legge naturale, e sono un peccato”.