martedì 27 luglio 2010

Mons. Malcom Ranjith nell'anno dell'Eucarestia della sua diocesi in Sri Lanka



L'arcivescovo di Colombo, Malcom Ranjith, con una recente lettera circolare, ha proclamato dall'agosto 2010 all'agosto 2011 un "anno dell'Eucaristia" per la sua arcidiocesi.

Il card. Antonio Canizares Llovera, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e i Sacramenti, si recherà in Sri Lanka per l'apertura ufficiale dell'Anno Eucaristico, il 29 agosto, presso la grande Basilica di Nostra Signora di Lanka a Tewatte.

Ecco, in sintesi, alcuni obiettivi e alcuni indirizzi che Mons. Malcom si propone per quest'anno:

1) Unire la devozione eucaristica all'animazione sociale, ricordando il forte e inscindibile legame tra l'eucaristia celebrata, la carità vissuta e la giustizia sociale perseguita fino all'amore e tutela dell'ambiente (da cui traiamo il pane e il vino che diventano il Corpo e Sangue di Cristo). La proposta è una vita autenticamente eucaristica in tutti i suoi aspetti.

2) "Aiutati e ispirati dalla teologia e spiritualità dell'Eucaristia noi desideriamo accogliere la normativa della celebrazione della liturgia, non come qualcosa che ci viene imposto, ma come qualcosa che scaturisce naturalmente dal mistero che dobbiamo difendere, custodire e salvaguardare."
Per questo ricorda la recente pubblicazione di un manuale per sacerdoti, religiosi e laici dal titolo Liturgical Guardian per la diocesi di Colombo, un testo dove si riassumono le norme e i significati di esse per la celebrazione degna e devota della santa liturgia.

Scrive a questo proposito l'arcivescovo: "Si prega di tener fede alla normativa (espressa nel sussidio Liturgical Guardian) fedelmente, senza cercare di attuare visioni e opinioni personali. Coloro che desiderano fare le cose come vogliono loro mettono se stessi al posto di Dio, e questo è auto-idolatria. Durante quest'anno ci concentreremo specialmente nei confronti dell'eliminazione di tutte le pratiche erronee in merito alla celebrazione della Santissima Eucaristia, i sacramenti e la Liturgia delle Ore"
Un forte richiamo a praticare una diffusa istruzione e formazione liturgica a tutti i livelli è elevato dal prelato Srilankese. Non solo per i laici, ma per sacerdoti e seminaristi: "Mi appello a tutti i rettori dei seminari, gli amministratori dei santuari dell'arcidiocesi, ai superiori degli istituti e ai direttori dell'apostolato perchè cooperino in modo speciale a questo sforzo. Mentre non trascuriamo altri campi di impegno, in queste questioni non possiamo tollerare abusi liturgici". Interessante, poi, il richiamo esplicito che viene fatto ai religiosi, a cui si ricorda che non sono affatto esenti dall'implementare anch'essi, nelle loro case e chiese, le leggi liturgiche accettate nell'Arcidiocesi di Colombo.

Il pezzo forte lo troviamo al num. 2.3 che vi riporto integralmente:

"Verrà fatto uno sforzo, nel corso di quest'anno, per rendere comuni i canti popolari in latino. Con questo obiettivo in mente il coordinatore diocesano per la Liturgia, il sig. Francesco D'Almeida organizzerà prove di canto in tutti i 15 decanati e insegnerà a tutti i cori alcuni canti latini di base che possono essere utilizzati nelle parrocchie e negli istituti. Una volta che queste sessioni di prove saranno state fatte, le parrocchie potranno cantare almeno il Kyrie, Gloria, Sanctus e Agnus Dei nelle Messe parrocchiali della prima Domenica del mese. Il num. 36 della Costituzione sulla Sacra Liturgia (Sacrosanctum Concilium) espone con chiarezza i princìpi stabiliti a questo riguardo. Il Latino rimane ancora la principale lingua liturgica della Chiesa. In Sri Lanka abbiamo fatto un errore ad abbandonare del tutto il linguaggio della nostra liturgia [bisogna pensare che in Sri Lanka ci sono tre lingue che coesistono Cingalese, Tamil e Inglese e le celebrazioni a Colombo devono spesso essere plurilingue per non scontentare nessuno, finendo per essere lunghissime e verbose]. Che questo Anno Eucaristico sia un'occasione per noi per resuscitare,almeno in parte, questa tradizione smarrita. Faccio appello a tutti i sacerdoti, religiosi e laici a collaborare.

Desidero inoltre affermare che, come indicato nel Motu Proprio Summorum Pontificum del 7 luglio 2007, i sacerdoti e le istituzioni sono ormai autorizzati a celebrare, dove è opportuno, la Messa tridentina e i sacramenti in quel rito. In questo caso è meglio che i fedeli siano preparati per questo in anticipo. Mi auguro di celebrare io stesso una solenne Eucaristia in questo rito nel prossimo futuro presso la Cattedrale dell'Arcidiocesi."

Il num. 2.4 della lettera, poi, affronta i nodi (per quanto ho potuto vedere molto urgenti in Sri Lanka) della costruzione delle Chiese e soprattutto delle vesti, vasi, lini liturgici. Particolari non da poco, e che chiariscono la concretezza di Mons. Ranjith. Sembra di sentire un'eco dei richiami di San Francesco ai sacerdoti per gli stessi identici motivi: la bellezza e la pulizia di altari e chiese è la forma esterna della fede nella presenza reale:
"La sotto-commissione per l'Arte Sacra e l'Architettura è stato autorizzato ad individuare alcune chiese per il miglioramento dei presbiteri. Mi rivolgo ai sacerdoti perchè non diano inizio a restaurare o cambiare nulla senza il permesso e la supervisione di questa sotto-commissione. Essa è stato recentemente ricostituita ed è diretta dal Rev. P. Cecil Joy Perera, coordinatore della liturgia. Allo stesso tempo, l'ars celebrandi ci richiede che pensiamo seriamente ai paramenti per la Messa, alla biancheria per l'altare, i vasi sacri e le vesti liturgiche per i vari ministeri liturgici. Che l'Anno della santa Eucaristia sia un'occasione per migliorare tutti questi aspetti della nostra celebrazione"


Fonte: CANTUALEMANTONIANUM.COM

venerdì 23 luglio 2010

La nuova legge sull’aborto in Spagna





Mercoledì 21 Luglio 2010


In Spagna, nel mezzo di una gravissima crisi economica e sociale, il governo socialista del leader Luis Zapatero ha inflitto al Paese un ulteriore durissimo colpo alla civiltà della vita. Dal 5 luglio è entrata in vigore la nuova normativa di riforma sull’aborto, che de facto rende lo stesso una banalissima pratica sciolta del tutto da ogni vincolo etico-morale di rispetto per la persona.

La legge del 1985 che depenalizzò l’aborto in Spagna, rendendo un diritto quello che fino ad allora era un delitto, prevedeva l’autorizzazione solo nelle ipotesi di malformazione del feto, gravi rischi per la salute psichica o fisica della madre, violenza sessuale. Questi pochi scrupoli di coscienza del legislatore sono stati spazzati via dalla riforma Zapatero, che sta suscitando una forte alzata di scudi in tutto il Paese, Partito Socialista compreso, a causa della evidente aggressività a-morale di stampo radicale eugenetico che la legge presenta.

Vediamo i punti cardine succintamente. Con la nuova legge si alza la soglia, fino a 14 settimane, entro cui la donna sarà assolutamente libera di scegliere la soppressione del feto. In caso di malformazione del feto, sarà possibile l’aborto fino alla 22ª settimana. Addirittura, sfidando il ragionevole margine di errore della diagnostica clinica, la legge prevede che – ove venisse diagnostica una patologia incurabile o «incompatibile con la vita del feto» – sarà eliminato ogni limite all’aborto. Ma il punto ancora più preoccupante – per lo sfaldamento di ogni vincolo solidaristico e pubblico della legge – è il fatto che le minorenni, dai sedici anni in su, sono autorizzate ad abortire liberamente, senza più la necessità del parere vincolante dei genitori, ma dietro una mera comunicazione agli stessi: in altri termini, se per un verso il diritto civile ritiene il minorenne privo della capacità giuridica di agire per il semplice acquisto di un bene od una normale transazione patrimoniale – proprio in quanto minore – per converso lo ritiene pienamente capace di agire laddove disponga la soppressione di una vita umana. La disumana aggressione di questa riforma ai pilastri giuridici della tutela della persona ha portato ad una sollevazione dell’opinione pubblica a più livelli.

In Parlamento il Partito Popolare ha già sollevato un’eccezione di illegittimità costituzionale della legge e si auspica la sua possibile sospensione in via cautelare: infatti la Corte Costituzionale spagnola già con sentenza del 1985 aveva creato un precedente affermando che la vita del non nato (sic) sia un bene giuridico costituzionalmente protetto dall’art.50 della Costituzione, Magna Carta spagnola. La liberalizzazione del’aborto fino a 22 settimane lascia praticamente il bimbo in grembo privo di protezione, alla mercè della libertà assoluta della madre.

A livello regionale – essendo la Spagna un Paese che al pari dell’Italia ha introdotto una forte autonomia legislativa e amministrativa alle Generalitat (Regioni, ndr) – la Navarra ha già presentato ricorso costituzionale contro la riforma Zapatero.

A livello sanitario diverse associazioni che rappresentano i medici contestano al governo il peso insopportabile di una responsabilità che non intendono assumere, ovvero la decisione di sopprimere il feto, in luogo dei genitori o in presenza di malformazioni gravi che pregiudicano la vita.

Infine, la dichiarazione di principio della riforma Zapatero, secondo cui l’aborto rientra nei diritti fondamentali della persona, apre un gravissimo vulnus giuridico nel sistema occidentale, e ripropone una questione dirimente che troppi legislatori e politologi – anche e purtroppo nel mondo cattolico – affrontano con evidente disagio se non ritrosia: la affermazione forte e chiara del rapporto necessario tra norma e morale nello Stato laico.

CR n.1152 del 24/7/2010
fonte: Corrispondenza Romana

lunedì 19 luglio 2010

LA DISINFORMAZIONE SULLA CHIESA E SU PAPA BENEDETTO XVI



Lo spunto per questa riflessione viene offerto da quanto sta accadendo in questi mesi in Italia e nel mondo. Tali fatti non possono lasciare indifferente un’Associazione come la nostra che intende promuovere e diffondere i valori e le radici cristiane della nostra civiltà e che fa della ricerca della verità un ideale verso cui tendere.
Partiamo dalla considerazione che sempre più frequentemente la società occidentale mostra un atteggiamento sprezzante, quando non apertamente ostile verso il Cristianesimo .


All’indifferenza che caratterizzava l’atteggiamento di qualche anno fa’ va progressivamente sostituendosi un’aperta aggressività. Il bersaglio vero e maggiore è nella sostanza l’idea cristiana nel suo complesso e quasi sempre il cattolicesimo e la sua Chiesa. Dappertutto, ma, com’è ovvio, in Italia più che altrove. Questo fatto è ormai condiviso da molti attenti osservatori sia cattolici sia non credenti. Tra questi figura ad esempio Marcello Pera, personaggio pubblico di spessore, che riconosce che è in atto una guerra e che questa guerra è fra laicismo e il Cristianesimo.
Il celibato, il maschilismo, la pedofilia, la complicità nella persecuzione degli ebrei, il disconoscimento del desiderio di paternità e maternità, l’ostilità all’uso dei preservativi e dunque l’appoggio alla diffusione dell’Aids, la diffidenza verso la scienza a partire dal caso Galileo, il dogmatismo e di conseguenza l’intolleranza congenita come ai tempi delle Crociate e dell’Inquisizione: la lista dei capi d’accusa è pressoché infinita. Ma ciò che colpisce è la naturalezza con la quale viene promossa la posizione anticristiana e la sua diffusione a tutti i livelli. I preti, la Chiesa e la vicenda cristiana sono ormai divenuti oggetto di un tiro al bersaglio quotidiano. Si direbbe che ormai nelle nostre società, la mentalità comune stia diventando di fatto anticristiana anche se essa preferisce perlopiù giustificarsi dietro i soliti luoghi comuni che riguardano le presunte “colpe” o la presunta ”arretratezza” della Chiesa cattolica.
I motivi? Ernesto Galli Della Loggia, un giornalista laico ed intellettualmente onesto, mette al primo posto l’ingenuità modernista divenuta chiacchiera da bar. In altre parole l’uomo d’oggi fa fatica a riflettere, preferisce chiacchierare in modo superficiale e spesso si forma le opinioni con il “sentito dire”. All’uomo d’oggi piace poter fare ciò che desidera senza avere nessun tipo di limite o di norma morale al di fuori di quella che si pone sé stesso. E’ la cultura del desiderio o, per usare parole spesso usate da Papa Ratzinger, la dittatura del relativismo secondo la quale una cultura vale l’altra, una religione vale l’altra, un comportamento vale l’altro. Le vecchie autorità sono morte e al loro posto ha diritto di sedere solo la scienza e la tecnica private di ogni riferimento a norme morali. Poi, ecco il secondo motivo, la Chiesa e tutto ciò che la riguarda ricadono nella diffusa e superficiale condanna del passato. Il che significa non solo che tutto ciò che è antico, che sta in una tradizione, è sentito comunemente come estraneo e lontano, ma significa anche che il pensare in termini storici sta ormai diventando una rarità. Sono invece sempre più diffusi l’ignoranza della storia, dei contenuti reali delle questioni, e l’antistoricismo cioè l’applicazione dei criteri di oggi per giudicare i fatti di ieri. Si preferisce, perche è più comodo e richiede minor sforzo, formarsi le opinioni assistendo ai talk show televisivi piuttosto che attraverso lo studio personale: da qui la ridicola condanna di tutte le vere o presunte malefatte e le incomprensioni addebitabili al Cristianesimo, e di contro la condivisione di un moralismo presuntuoso fondato solo sul rispetto superficiale delle regole e delle leggi. Il caso Galileo ne è un lampante esempio: si colpevolizza la Chiesa accusandola di oscurantismo senza verificare cosa realmente è successo e perché è successo, senza calarsi nell’epoca storica in cui i fatti sono accaduti e prendendo per buone tante falsità vendute per verità.
Questa guerra al Cristianesimo, si diceva, non sarebbe così pericolosa se i cristiani la capissero. Invece all’incomprensione partecipano molti di loro. Vi partecipano quei teologi frustrati dalla supremazia intellettuale di Benedetto XVI, quei Vescovi incerti che vengono a compromesso con il modernismo, quei cardinali in crisi di fede che cominciano ad insinuare che il celibato dei sacerdoti non è un dogma e che forse è meglio ripensarlo, quegli intellettuali cattolici felpati che pensano che esista una questione femminile dentro la Chiesa o, infine, quei cristiani comuni che invece di difendere la Chiesa dagli assalti dei mass media non solo se ne stanno zitti, ma addirittura agiscono come cassa di risonanza delle calunnie e non fanno nessuno sforzo per ricercare la verità. I laicisti sanno benissimo che se uno schizzo di fango arrivasse sulla tonaca bianca del Papa, verrebbe sporcata la Chiesa, e se fosse sporcata la Chiesa allora lo sarebbe anche la religione cristiana.
Quindi assistiamo ad una campagna di disinformazione sistematica, di alterazione dei fatti, un polverone mediatico che riguarda la vita della Chiesa e l’opera del Papa che può certamente essere spiegata ma non giustificata osservando che il moderno sistema dell’informazione si nutre di immediatezza e che spesso ai giornalisti manca il tempo materiale per andarsi ad informare meglio. Tutto ciò non impedisce di riscontrare che alla base della cattiva informazione sulla Chiesa e su Benedetto XVI vi sia anche una ferma volontà di mettere in cattiva luce il Cristianesimo in quanto tale. Guarda caso gli attacchi al Papa per la vicenda dei preti pedofili sono cominciati proprio in Germania, la patria di Benedetto XVI. Attacchi devastanti, avanzati dallo stesso governo nella persona di un ministro. Il Vaticano a suo dire avrebbe ostacolato le indagini su abusi sessuali nelle scuole cattoliche tedesche mentre lo stesso fratello del Papa, Georg, per tanti anni direttore del coro dei Passerotti di Ratisbona, avrebbe taciuto su casi di pedofilia avvenuti durante la sua direzione. Queste accuse infamanti sono cessate dopo la circostanziata rivelazione del Vescovo di Ratisbona che il ministro in questione farebbe parte dell’Unione umanistica che considera normale la pedofilia e che vuole depenalizzarla.
Passato il turno della Germania, ad accusare il Vaticano sono subentrate le principali testate inglesi e americane. L’agenzia Associated Press – una delle più influenti del mondo – si è fatta portavoce di un’inedita implicazione della vicenda “Chiesa-pedofilia”: il Papa potrebbe essere arrestato e processato come criminale contro l’umanità il prossimo settembre, al momento del suo arrivo in Inghilterra. Quella a cui assistiamo è una campagna di disinformazione e criminalizzazione della Chiesa cattolica che, come ci testimonia Mons. Luigi Negri Vescovo di San Marino, è volta a procurare il suo completo discredito e toglierle il diritto di educare. Dice il Vescovo: “Nella mia Diocesi, da quando i media enfatizzano la pedofilia nel clero, i bambini non vengono più portati negli Oratori. A San Marino non abbiamo avuto casi di pedofilia, eppure tanti hanno paura”. Da venti anni don Fortunato Di Noto conduce una battaglia senza frontiere contro la pedofilia, ha denunciato migliaia di siti pornografici, ma nessuno presta attenzione alle sue denunce. Come afferma la storica Angela Pellicciari, don Di Noto parla di 170 milioni di bambini che ogni anno subiscono violenza nel mondo, ma di questo nessuno parla. Si parla invece, e da mesi, di qualche centinaio di preti che si sono macchiati dell’orrendo crimine di pedofilia nei passati decenni. E’ il tentativo di far vergognare ogni sacerdote di essere tale e di mettere sotto accusa la Chiesa cattolica. Stiamo ai fatti: negli Stati Uniti ci sono stati nel 2009 62.000 abusi sessuali su minori. Quanti dovuti a preti? Sei. Lo 0,0097%. Però di cosa si parla sui giornali ed in tv? Non dei 62.000 abusi ma dell’errore di quei sei preti. In altre parole: dei crimini contro i bambini non importa niente a nessuno. Nessuno – Benedetto XVI in primis – nega la gravità dello scandalo pedofilia riguardante singoli ecclesiastici, e nemmeno la necessità di un’azione forte per contrastarlo e fare chiarezza, ma è evidente che esso viene usato da molti media per alimentare la campagna contro la Chiesa e che questo tentativo dovrebbe essere avversato da chiunque, laico o cristiano, abbia a cuore la libertà di pensiero, di religione, di educazione e la sua piena attuazione nelle nostre società cosiddette “civili”. A ciascuno di noi spetta il compito di ricercare la verità partendo da dati reali e dallo studio della storia, più che dalle emozioni e dai ritagli di stampa. Forse ci accorgeremo di come siano appropriati “la vergogna ed il rimorso” cui ci richiama il Papa e di quanto sia luminoso il suo ruolo di avvocato tanto delle vittime quanto di quella stragrande maggioranza di sacerdoti cattolici che non ha niente a che fare con gli abusi e continua in silenzio la sua opera quotidiana per il bene comune dell’umanità.

Stefano Levantino


venerdì 16 luglio 2010

16 Luglio - Beata Vergine Maria del Monte Carmelo




Flos Carmeli

1. Flos Carmeli, vitis florigera,
splendor coeli, Virgo puerpera,
singularis.

2. Mater mitis, sed viri nescia,
carmelitis esto propitia,
stella maris.

3. Radix Iesse, germinans flosculum,
hic adesse me tibi servulum
patiaris.

4. Inter spinas quae crescis lilium,
serva puras mentes fragilium,
tutelaris!

5. Armatura fortis pugnantium,
furunt bella tende praesidium
scapularis

6. Per incerta prudens consilium,
per adversa iuge solatium
largiaris.

7. Mater dulcis, Carmeli domina,
plebem tuam reple laetitia
qua bearis.

8. Paradisi clavis et ianua,
fac nos duci quo, Mater, gloria
coronaris. Amen


Fior del Carmelo

1. Fior del Carmelo, vite fiorita,
splendore del cielo,
tu solamente sei vergine e madre.

2. Madre mite, pura nel cuore,
ai figli tuoi sii propizia,
stella del mare.

3. Ceppo di Jesse, che produce il fiore,
a noi concedi di rimanere
con te per sempre.

4. Giglio cresciuto tra alte spine,
conserva pure le menti fragili
e dona aiuto.

5. Forte armatura dei combattenti,
la guerra infuria, poni a difesa
lo scapolare.

6. Nell’incertezza dacci consiglio,
nella sventura, dal cielo impetra
consolazione.

7. Madre e Signora del tuo Carmelo,
di quella gioia che ti rapisce
sazia i cuori.

8. O chiave e porta del Paradiso,
fa’ che giungiamo dove di gloria
sei coronata. Amen.

PRATICA DELL'ESAME DI COSCIENZA

"Sono stata buona, oggi? Il Signore è contento di me?... E gli Angeli, mi voleranno intorno?"
(S.Teresina all'età di quattro anni, tutte le sere rivolgeva alla sorella Paolina questa domanda)


II. ITINERARI DI ESAME PARTICOLARE SUGLI OSTACOLI DA SUPERARE

9 - IMPULSIVITA', IMPAZIENZA, MALUMORE


Pensieri da meditare

•Beati i pacifici, perchè saranno chiamati figli di Dio (1).
•Ognuno sia pronto ad ascoltare, tento a parlare e tardo all'ira. S. GIACOMO (2)
•La concordia si conserva solo con la pazienza. S. GREGORIO (3).
•Parecchi vorrebbero morire per Gesù Cristo, e poi non vogliono sopportare una parola penosa per Gesù Cristo. Ma chi trema allo stormire d'una foglia, come starà saldo, nell'attesa del colpo di spada sulla testa? Abituatevi a sopportare pazientemente le minime cose per poter soffrire quelle più grandi. S. BONAVENTURA.
•E' grande imperfezione lamentarsi di continuo per i piccoli mali. S. TERESA (4).
•Il vero segno dell'innocenza conservata o ricuperata, è la dolcezza. BOSSUET.
•L'uomo pacifico giova più assai dell'uomo dotto (5).
•Tutti lodano la pazienza, quantunque pochi voglian patire (6).

I ESERCIZIO

1. Quante volte non ho repressi subito, anche stando solo, i piccoli movimenti d'impazienza e di malcontento che sorgono in me?
2. Ho fatto attenzione a tenere tutto in ordine, a posare delicatamente un oggetto, a chiudere senza strepito una porta... ? (Impazienze).
3. Ho saputo attendere qualche tempo, prima di leggere una corrispondenza, un libro, un giornale, una rivista, o vedere qualcosa d'interessante?
4. Ho accettato coraggiosamente l'uniformità e la noia nel seguire il dovere, l'ordine, la disciplina?
5. Quante volte, sentendomi oggi turbato, mi sono arrestato un istante, prima di agire?
6. Ho giudicato gli altri con eccessiva severità ?

II ESERCIZIO

1. Ho saputo reprimere qualche scatto d'impazienza o di malumore?
2. Ho sopportato pazientemente un carattere antipatico o noioso? (Occasioni perdute).
3. Nelle conversazioni odierne, ho interrotto o contraddetto altri? (Mancanze).
4. Ho eseguito con pazienza e costanza, i miei propositi della meditazione e della rivista settimanale?
5. Ho rimproverato o punito per colpe dubbie?
6. Dopo una mancanza di riguardo sfuggitami, ho chiesto scusa?

III ESERCIZIO

1. Ho ricevuto in buona parte qualche mancanza di riguardo, qualche scherzo?
2. Ho sopportato, senza lamentarmi, il freddo, il caldo, il tempo cattivo e qualche indisposizione?
3. Dopo un insuccesso, mi sono mantenuto calmo e rassegnato al volere di Dio?
4. Dopo una mancanza, ho saputo opporre alla stizza dell'amor proprio, un atto di umile pentimento e di fiducia in Dio?
5. Ho sopportato, senza mormorare né lamentarmi, gli sbagli e i difetti degli altri?
6. Nelle pene più sensibili, ho pensato a quanto ha sofferto Gesù nella sua Passione?

PIE ASPIRAZIONI che possono recitarsi a piacere durante il giorno, per tutto il tempo che dura l'esame particolare sulla superbia:

O quam suavis est, Domine, spiritus tuus! (dalla liturgia)
Gesù mite e umile di cuore, rendete il mio cuore simile al vostro!
Cuore di Gesù, fate ch'io Vi ami e Vi faccia amare!
Virgo singularis, inter omnes mitis, nos culpis solutos, mites fac et castos.
(AVE, MARIS STELLA). - Vergine singolare, fra tutte mansuetissima, scioglieteci dalle colpe, fateci miti e casti!

NOTE

(1) Mt 5,9.
(2) Gc 1,19.
(3) 21, in Iob.
(4) Cammino di perfezione, 21.
(5) II Imit. 3,1.
(6) II Imit. 12,3.
(fonte: Flos Carmeli)

mercoledì 14 luglio 2010

Il valore infinito della Santa Messa

"Su questa terra, niente ha più valore del Sacrificio consumato nella Santa Messa...."



IL SANTO SACRIFICIO DELLA MESSA
Nozioni, fini, effetti e disposizioni


I. Nozioni preliminari

Alcune nozioni dogmatiche:
La Messa è sostanzialmente lo stesso sacrificio della croce. E' diverso solo il modo dell'offerta (Denz. 940)
Essendo un vero sacrificio la Messa ne realizza in modo proprio le finalità: adorazione, ringraziamento, riparazione e petizione (Denz. 948 e 950).
Il valore della Messa è in se stesso rigorosamente infinito. Però i suoi effetti in quanto dipendono da noi non ci vengono applicati se non nella misura delle nostre interne disposizioni.


II. Finalità ed effetti della Santa Messa
La Messa ha gli stessi fini e produce gli stessi effetti del sacrificio della croce, che sono quelli del sacrificio in generale come atto supremo di religione, però di grado infinitamente superiore.

Adorazione.
Il sacrificio della Messa rende a Dio un'adorazione degna di Lui, rigorosamente infinita. Questo effetto è prodotto infallibilmente ex opere operato, anche se celebra un sacerdote in peccato mortale, perché questo valore latreutico o di adorazione dipende dalla dignità infinita del Sacerdote principale che lo offre e dal valore della Vittima offerta.
Con la Messa possiamo dare a Dio tutto l'onore che Gli è dovuto in riconoscimento della Sua infinita maestà e del Suo supremo dominio, nella maniera più perfetta possibile e in grado rigorosamente infinito. Una sola Messa glorifica più Iddio di quanto lo glorificheranno in cielo, per tutta l'eternità, tutti gli angeli, i santi e i beati insieme, compresa Maria Santissima.
Dio risponde a questa incomparabile glorificazione curvandosi amorosamente verso le Sue creature. Di qui l'immenso valore di santificazione che racchiude per noi il santo sacrificio della Messa.

Ringraziamento.
Gli immensi benefici di ordine naturale e soprannaturale che abbiamo ricevuto da Dio ci hanno fatto contrarre verso di Lui un debito infinito di gratitudine che possiamo saldare soltanto con la Messa. Infatti per mezzo di essa offriamo al Padre un sacrificio eucaristico, cioè di ringraziamento, che supera infinitamente il nostro debito; perché è Cristo stesso che, immolandosi per noi, ringrazia Iddio per i benefici che ci concede. A sua volta il ringraziamento è fonte di nuove grazie perché al benefattore piace la gratitudine. Questo effetto eucaristico è sempre prodotto infallibilmente ex opere operato indipendentemente dalle nostre disposizioni.

Riparazione.
Dopo l'adorazione e il ringraziamento non c'è dovere più urgente verso il Creatore che la riparazione delle offese che da noi ha ricevuto. Anche sotto questo aspetto il valore della Messa è assolutamente incomparabile, giacché con essa offriamo al Padre l'infinita riparazione di Cristo con tutta la sua efficacia redentrice.
Questo effetto non ci viene applicato in tutta la sua pienezza - basterebbe infatti una sola Messa per riparare tutti i peccati del mondo e liberare dalle loro pene tutte le anime del Purgatorio - ma ci viene applicato in grado limitato secondo le nostre disposizioni.

Tuttavia:
a) ci ottiene, per sé ex opere operato, se non incontra ostacoli, la grazia attuale necessaria per il pentimento dei nostri peccati. Lo insegna il Concilio di Trento: «Hujus quippe oblatione placatus Dominus, gratiam et donum paenitentiae concedens, crimina et peccata etiam ingentia dimittit» (Denz. 940).
b) rimette sempre, infallibilmente se non incontra ostacoli, almeno la parte della pena temporale che si deve pagare per i peccati in questo mondo o nell'altro. La Messa è quindi utile anche alle anime del Purgatorio (Denz. 940 e 950). Il grado e la misura di questa remissione dipende dalle nostre disposizioni.

Petizione.
Gesù Cristo si offre al Padre nella Messa per ottenerci con il merito della Sua infinita oblazione tutte le grazie di cui abbiamo bisogno. «Semper vivens ad interpelladum pro nobis» (Ebr. 7, 25), e valorizza le nostre suppliche con i Suoi meriti infiniti. La Messa di per sé, ex opere operato, muove infallibilmente Dio a concedere agli uomini tutte le grazie di cui hanno bisogno, ma il dono effettivo di queste grazie dipende dalle nostre disposizioni, la mancanza delle quali può impedire completamente che queste grazie giungano fino a noi.


III. Disposizioni per il Santo Sacrificio della Santa Messa.
Le disposizioni principali per la Santa Messa sono di due specie: esterne ed interne.

Disposizioni esterne
Il sacerdote che celebra dovrà osservare le rubriche e le cerimonie stabilite dalla Chiesa come se quella fosse la prima, l'ultima e l'unica Messa della sua vita.
Il semplice fedele assisterà alla Messa in silenzio, con rispetto e attenzione.

Disposizioni interne
La migliore disposizione interna è quella di identificarsi con Gesù Cristo che si immola sull'altare, offrendoLo al Padre ed offrendosi con Lui, in Lui e per Lui. ChiediamoGli che converta anche noi in pane per essere così a completa disposizione dei nostri fratelli mediante la carità. Uniamoci intimamente con Maria ai piedi della croce, con San Giovanni il discepolo prediletto, col sacerdote celebrante, nuovo Cristo in terra.Uniamoci a tutte le Messe che si celebrano nel mondo intero. La santa Messa celebrata o ascoltata con queste disposizioni è indubbiamente tra i principali strumenti di santificazione.


Tratto da:
Antonio Royo Marin, Teologia della perfezione cristiana,
ed. Paoline, 1987, pagg. 548-554
(fonte: Totus Tuus)

domenica 11 luglio 2010

Nascono i Coordinamenti del Summorum Pontificum

Nascono i Coordinamenti del Summorum Pontificum a sostegno del nuovo movimento liturgico promosso dal Papa.





Jul 07 2010.
COMUNICATO STAMPA


ROMA, mercoledì 7 Luglio 2010 – In occasione del terzo anniversario di promulgazione del Motu Proprio “Summorum pontificum” nasce il progetto dei Coordinamenti del Summorum Pontificum. L’iniziativa è promossa da alcuni sacerdoti, religiosi e fedeli laici che sono accomunati dalla particolare venerazione per la Sacra Liturgia, “culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia” (SC).

Coloro che partecipano all’iniziativa, in comunione con il Magistero del Santo Padre Benedetto XVI, si uniscono alla cura che i Sommi Pontefici fino ai nostri giorni ebbero costantemente affinché la Chiesa di Cristo offrisse alla Divina Maestà un culto degno, “a lode e gloria del Suo nome” e condividono il vivo desiderio del Papa che il Messale Romano promulgato da S. Pio V, e nuovamente edito dal B. Giovanni XXIII, debba venir considerato come espressione straordinaria della stessa “lex orandi” della Chiesa di rito latino e debba essere tenuto nel debito onore per il suo uso venerabile e antico.

Per questo motivo, in obbediente aderenza alle disposizioni del Motu Proprio Summorum Pontificum, i Coordinamenti auspicano in modo particolare che all’interno delle proprie diocesi, oltre ad un rinnovato senso liturgico e del sacro, si diffonda sempre più la celebrazione della forma straordinaria della liturgia romana, “ad utilità di tutta la Santa Chiesa” e a concreto sostegno di un nuovo movimento liturgico che promuova in ogni ambito ‘”l’ermeneutica della riforma nella continuità”.

Al momento, sull’esempio del Coordinamento Toscano “Benedetto XVI” che si è costituito autonomamente nel 2008, vi sono adesioni per le regioni Lombardia, Emilia-Romagna, Sicilia , Puglia, Umbria e Marche. Altri Coordinamenti non ancora ufficializzati sono in preparazione.

In attesa di pubblicare i riferimenti dei relativi Promotori sul sito www.b16network.com , le realtà interessate al progetto possono chiedere ogni informazione alla Segreteria generale scrivendo a info@b16network.com

COORDINAMENTI DEL SUMMORUM PONTIFICUM

Segreteria generale dei Promotori

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Coordinamenti costituendi e costituiti:

- COORDINAMENTO DEL SUMMORUM PONTIFICUM PER LA REGIONE TOSCANA “BENEDETTO XVI” costituito


- COORDINAMENTO DEL SUMMORUM PONTIFICUM PER LA REGIONE LOMBARDIA “SAN CARLO BORROMEO” costituito

- COORDINAMENTO DEL SUMMORUM PONTIFICUM PER LA REGIONE EMILIA – ROMAGNA costituendo

- COORDINAMENTO DEL SUMMORUM PONTIFICUM PER LA REGIONE PUGLIA costituendo

- COORDINAMENTO DEL SUMMORUM PONTIFICUM PER LA REGIONE SICILIA costituendo

- COORDINAMENTO DEL SUMMORUM PONTIFICUM PER LA REGIONE MARCHE costituendo

- COORDINAMENTO DEL SUMMORUM PONTIFICUM PER LA REGIONE UMBRIA costituendo



fonte: http://www.b16network.com/

venerdì 9 luglio 2010

Redemptionis sacramentum - su alcune cose che si devono osservare ed evitare circa la Santissima Eucaristia

Di fonte allo scempio che ovunque mostra i danni causati dalle erronee interpretazioni della riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II, credo sia interessante riproporre l'"Istruzione" Redemptionis Sacramentum che, pubblicata nel 2004, (dopo aimè decenni di abusi liturgici di ogni genere), ha tentato di ricordare alcuni basilari concetti. Ma come fare di fronte alla ..."sordità" di molti sacerdoti e vescovi???

"Il card. Julius Dópfner diceva che la Chiesa del dopo Concilio è un grande cantiere. Ma uno spirito critico ha aggiunto che è un cantiere dove è andato perduto il progetto e ciascuno continua a fabbricare secondo il suo gusto. Il risultato è evidente".



PROEMIO

[1.] Nella Santissima Eucaristia la Madre Chiesa riconosce con ferma fede, accoglie con gioia, celebra e venera con atteggiamento adorante il sacramento della Redenzione,[1] annunciando la morte di Cristo Gesù, proclamando la sua resurrezione, nell’attesa della sua venuta nella gloria,[2] come Signore e Dominatore invincibile, Sacerdote eterno e Re dell’universo, per offrire alla maestà infinita del Padre onnipotente il regno di verità e di vita.[3]

[2.] La dottrina della Chiesa sulla Santissima Eucaristia, in cui è contenuto l’intero bene spirituale della Chiesa, ovvero Cristo stesso, nostra Pasqua,[4] fonte e culmine[5] di tutta la vita cristiana, il cui influsso causale è alle origini stesse della Chiesa,[6] è stata esposta con premurosa sollecitudine e grande autorevolezza nel corso dei secoli negli scritti dei Concili e dei Sommi Pontefici. Recentemente, inoltre, nella Lettera Enciclica «Ecclesia de Eucharistia» il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II ha nuovamente esposto sul medesimo argomento alcuni aspetti di grande importanza per il contesto ecclesiale della nostra epoca.[7]

In particolare, il Sommo Pontefice, affinché la Chiesa tuteli debitamente anche al giorno d’oggi un così grande mistero nella celebrazione della sacra Liturgia, ha dato disposizione a questa Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti[8] di preparare, d’intesa con la Congregazione per la Dottrina della Fede, la presente Istruzione, in cui fossero trattate alcune questioni concernenti la disciplina del sacramento dell’Eucaristia. Quanto appare in questa Istruzione va, pertanto, letto in continuità con la citata Lettera Enciclica «Ecclesia de Eucharistia».

Tuttavia, non si ha l’intenzione di offrire in essa l’insieme delle norme relative alla Santissima Eucaristia, quanto piuttosto di riprendere con tale Istruzione alcuni elementi, che risultano tuttora validi nella normativa già esposta e stabilita, per rafforzare il senso profondo delle norme liturgiche,[9] e indicarne altri che spieghino e completino i precedenti, illustrandoli ai Vescovi, ma anche ai Sacerdoti, ai Diaconi e a tutti i fedeli laici, affinché ciascuno li metta in pratica secondo il proprio ufficio e le proprie possibilità.

[3.] Le norme contenute in questa Istruzione si considerino inerenti alla materia liturgica nell’ambito del Rito romano e, con le opportune varianti, degli altri Riti della Chiesa latina giuridicamente riconosciuti.

[4.] «Non c’é dubbio che la riforma liturgica del Concilio abbia portato grandi vantaggi per una più consapevole, attiva e fruttuosa partecipazione dei fedeli al santo Sacrificio dell’altare».[10] Tuttavia, «non mancano delle ombre».[11] Non si possono, pertanto, passare sotto silenzio gli abusi, anche della massima gravità, contro la natura della Liturgia e dei sacramenti, nonché contro la tradizione e l’autorità della Chiesa, che non di rado ai nostri giorni in diversi ambiti ecclesiali compromettono le celebrazioni liturgiche. In alcuni luoghi gli abusi commessi in materia liturgica sono all’ordine del giorno, il che ovviamente non può essere ammesso e deve cessare.
[5.] L’osservanza delle norme emanate dall’autorità della Chiesa esige conformità di pensiero e parola, degli atti esterni e della disposizione d’animo. Una osservanza puramente esteriore delle norme, come è evidente, contrasterebbe con l’essenza della sacra Liturgia, nella quale Cristo Signore vuole radunare la sua Chiesa perché sia con lui «un solo corpo e un solo spirito».[12] L’atto esterno deve essere, pertanto, illuminato dalla fede e dalla carità che ci uniscono a Cristo e gli uni agli altri e generano l’amore per i poveri e gli afflitti. Le parole e i riti della Liturgia sono, inoltre, espressione fedele maturata nei secoli dei sentimenti di Cristo e ci insegnano a sentire come lui:[13] conformando a quelle parole la nostra mente, eleviamo al Signore i nostri cuori. Quanto detto nella presente Istruzione intende condurre a tale conformità dei sentimenti nostri con quelli di Cristo, espressi nelle parole e nei riti della Liturgia.



[6.] Tali abusi, infatti, «contribuiscono ad oscurare la retta fede e la dottrina cattolica su questo mirabile Sacramento».[14] In questo modo si impedisce pure «ai fedeli di rivivere in un certo senso l’esperienza dei due discepoli di Emmaus: “E i loro occhi si aprirono e lo riconobbero”».[15] Davanti alla potenza e alla divinità[16] di Dio e allo splendore della sua bontà, particolarmente visibile nel sacramento dell’Eucaristia, si addice, infatti, che tutti i fedeli nutrano e manifestino quel senso dell’adorabile maestà di Dio, che hanno ricevuto attraverso la passione salvifica del Figlio Unigenito
[7.] Gli abusi non di rado si radicano in un falso concetto di libertà. Dio, però, ci concede in Cristo non quella illusoria libertà in base alla quale facciamo tutto ciò che vogliamo, ma la libertà, per mezzo della quale possiamo fare ciò che è degno e giusto.[18] Ciò vale invero non soltanto per quei precetti derivati direttamente da Dio, ma anche, considerando convenientemente l’indole di ciascuna norma, per le leggi promulgate dalla Chiesa. Da ciò la necessità che tutti si conformino agli ordinamenti stabiliti dalla legittima autorità ecclesiastica.

[8.] Si deve, inoltre, notare con grande amarezza la presenza di «iniziative ecumeniche che, pur generose nelle intenzioni, indulgono qua e là a prassi eucaristiche contrarie alla disciplina nella quale la Chiesa esprime la sua fede». Il dono dell’Eucaristia, tuttavia, «è troppo grande per sopportare ambiguità e diminuzioni». È, pertanto, opportuno correggere e definire con maggiore accuratezza alcuni elementi, di modo che anche in questo ambito «l’Eucaristia continui a risplendere in tutto il fulgore del suo mistero».[19]

[9.] Gli abusi trovano, infine, molto spesso fondamento nell’ignoranza, giacché per lo più si rigetta ciò di cui non si coglie il senso più profondo, né si conosce l’antichità. Infatti, «dell’afflato e dello spirito» della stessa sacra Scrittura «sono permeate» appieno «le preghiere, le orazioni e gli inni e da essa derivano il loro significato le azioni e i segni sacri».[20] Quanto ai segni visibili, «di cui la sacra Liturgia si serve per significare le realtà divine invisibili, essi sono stati scelti da Cristo o dalla Chiesa».[21] Infine, le strutture e le forme delle sacre celebrazioni, secondo la tradizione di ciascun rito sia d’Oriente sia d’Occidente, sono in sintonia con la Chiesa universale anche per quanto riguarda usi universalmente accolti dalla ininterrotta tradizione apostolica,[22] che è compito proprio della Chiesa trasmettere fedelmente e con cura alle future generazioni. Tutto ciò viene sapientemente custodito e salvaguardato dalle norme liturgiche.

[10.] La stessa Chiesa non ha alcuna potestà rispetto a ciò che è stato stabilito da Cristo e che costituisce parte immutabile della Liturgia.[23] Se fosse, infatti, spezzato il legame che i sacramenti hanno con Cristo stesso, che li ha istituiti, e con gli eventi su cui la Chiesa è fondata,[24] ciò non sarebbe di nessun giovamento per i fedeli, ma nuocerebbe a loro gravemente. La sacra Liturgia, infatti, è intimamente collegata con i principi della dottrina[25] e l’uso di testi e riti non approvati comporta, di conseguenza, che si affievolisca o si perda il nesso necessario tra la lex orandi e la lex credendi.[26]

[11.] Troppo grande è il Mistero dell’Eucaristia «perché qualcuno possa permettersi di trattarlo con arbitrio personale, che non ne rispetterebbe il carattere sacro e la dimensione universale».[27] Chi al contrario, anche se Sacerdote, agisce così, assecondando proprie inclinazioni, lede la sostanziale unità del rito romano, che va tenacemente salvaguardata,[28] e compie azioni in nessun modo consone con la fame e sete del Dio vivente provate oggi dal popolo, né svolge autentica attività pastorale o corretto rinnovamento liturgico, ma priva piuttosto i fedeli del loro patrimonio e della loro eredità. Atti arbitrari, infatti, non giovano a un effettivo rinnovamento,[29] ma ledono il giusto diritto dei fedeli all’azione liturgica che è espressione della vita della Chiesa secondo la sua tradizione e la sua disciplina. Inoltre, introducono elementi di deformazione e discordia nella stessa celebrazione eucaristica che, in modo eminente e per sua natura, mira a significare e realizzare mirabilmente la comunione della vita divina e l’unità del popolo di Dio.[30] Da essi derivano insicurezza dottrinale, perplessità e scandalo del popolo di Dio e, quasi inevitabilmente, reazioni aspre: tutti elementi che nel nostro tempo, in cui la vita cristiana risulta spesso particolarmente difficile in ragione del clima di «secolarizzazione», confondono e rattristano notevolmente molti fedeli.[31]

[12.] Tutti i fedeli, invece, godono del diritto di avere una liturgia vera e in particolar modo una celebrazione della santa Messa che sia così come la Chiesa ha voluto e stabilito, come prescritto nei libri liturgici e dalle altre leggi e norme. Allo stesso modo, il popolo cattolico ha il diritto che si celebri per esso in modo integro il sacrificio della santa Messa, in piena conformità con la dottrina del Magistero della Chiesa. È, infine, diritto della comunità cattolica che per essa si compia la celebrazione della Santissima Eucaristia in modo tale che appaia come vero sacramento di unità, escludendo completamente ogni genere di difetti e gesti che possano generare divisioni e fazioni nella Chiesa.[32]

[13.] Tutte le norme e i richiami esposti in questa Istruzione si connettono, sia pure in vario modo, con il compito della Chiesa, a cui spetta di vigilare sulla retta e degna celebrazione di questo grande mistero. Dei vari gradi con cui le singole norme si raccordano con la legge suprema di tutto il diritto ecclesiastico, che è la cura per la salvezza delle anime, tratta l’ultimo capitolo della presente Istruzione.[33]

mercoledì 7 luglio 2010

In difesa del crocifisso l’Europa si risveglia!




Giovedì 01 Luglio
In attesa della pubblicazione della sentenza della Corte di Strasburgo, cristiani ed ebrei si ritrovano uniti nella difesa del principale simbolo della nostra civiltà

di Antonio Gaspari

La sentenza sarà nota solo tra sei o dodici mesi. Potrebbe anche essere negativa nei confronti del ricorso presentato dall’Italia, ma la discussione sul diritto di affiggere il crocifisso nelle scuole e nei luoghi pubblici ha svegliato il popolo europeo. Proprio nel momento in cui l’ideologia anticristiana avrebbe voluto imporre una sentenza contro il più importante simbolo della nostra civiltà, cristiani, cattolici ed ebrei si sono uniti in difesa della croce.

La storia è nota. Su richiesta di Soile Lauti, cittadina originaria della Finlandia, coniugata con un italiano, la Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo aveva sostenuto, in una sentenza del 3 novembre 2009, che la presenza del crocifisso in spazi pubblici e scolastici “costituisce un attentato alla libertà di coscienza e al diritto del singolo di ricevere una formazione conforme ai suoi convincimenti religiosi o filosofici”.

Soile Lautsi aveva già chiesto nel 2002 che i crocifissi venissero tolti dalle scuole frequentate dai figli ad Abano Terme, in provincia di Padova. Quella decisione suscitò la rivolta del popolo italiano. Centinaia di comuni votarono mozioni che impedivano la rimozione dei crocifissi. Croci di notevoli dimensioni vennero piantate in luoghi pubblici, piazze e fabbriche. In moltissimi istituti e licei, gruppi di studenti si prodigarono per appendere i crocifissi nelle aule dove mancavano. La rivolta fu di carattere trasversale. Le divisioni politiche furono cancellate da un sentimento di identità nazionale fondato sul Crocifisso. Sulla base della spinta popolare, il 29 gennaio 2010, il governo italiano ha presentato un ricorso ribadendo che “il crocifisso è uno dei simboli della nostra storia e della nostra identità” e che “la cristianità rappresenta le radici della nostra cultura, quello che oggi siamo”.

La difesa italiana del crocifisso ha suscitato la mobilitazione anche delle chiese cattoliche, evangeliche ed ortodosse. Il 3 febbraio i rappresentanti della Conferenza Episcopale Italiana, della Federazione delle chiese evangeliche in Italia e della Sacra Arcidiocesi ortodossa d'Italia, si sono incontrati a Roma per discutere sul tema "Il crocifisso e gli altri simboli della cristianità, tra tradizioni religiose e spazio pubblico". E nella memoria conclusiva dell’incontro è stato sottolineato che il crocifisso “è un simbolo religioso fondamentale”, esprime i valori “della solidarietà, dell’accoglienza, della sofferenza umana”. “Per questa ricchezza di significati, la sua esposizione nei luoghi pubblici assume particolare rilievo non solo per la comunità dei credenti ma per l’intera società civile”. Nonostante le antiche e secolari divisioni, dal sito della BBC è rimbalzata la notizia secondo cui il Primate della Chiesa ortodossa autocefala di Grecia, Ieronymos II, si è detto pronto a convocare un Sinodo straordinario per rispondere alla sentenza che chiede di rimuovere il crocefisso dalle aule scolastiche.

Per il Primate ortodosso questa sentenza può rappresentare un precedente anche per la nazione ellenica, ed è una circostanza che mette in pericolo la presenza del crocefisso anche in Grecia. Per questo motivo la Chiesa ortodossa greca ha esortato i cristiani di tutta Europa ad unirsi in un ricorso contro il divieto di esporre crocefissi nelle aule scolastiche in Italia. Anche il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill, ha inviato una lettera aperta al premier italiano Silvio Berlusconi, dove ha espresso la sua piena solidarietà, a proposito della sentenza con la quale la Corte europea per i diritti umani di Strasburgo vorrebbe vietare il simbolo religioso nelle scuole. Nella lettera inviata a Berlusconi il Patriarca Kirill, ha scritto: “La tradizione cristiana dell’Italia e degli altri Paesi europei non può essere oggetto di esame da parte di istituzioni europee dei diritti umani. I simboli religiosi cristiani, presenti negli spazi pubblici d’Europa, sono parte dell’identità comune europea, senza la quale è impensabile sia il passato, sia il presente e sia anche il futuro di questo continente. (…) Dichiariamo un pieno e incondizionato appoggio all’intenzione dell’Italia di presentare ricorso nei riguardi della sentenza. La democrazia europea non deve incoraggiare la cristianofobia, mettendosi sullo stesso piano dei regimi atei del passato. La Chiesa ortodossa russa intende in collaborazione con la Chiesa cattolica romana, portare all’attenzione del pubblico europeo e mondiale il suo rifiuto categorico a tali decisioni”.

Alla protesta delle chiese è seguita quella degli Stati, così, per la prima volta nella storia della Corte europea dei Diritti dell'Uomo, dieci Stati membri, tra cui la Russia, si sono dichiarati amicus curiae, cioè parte terza, davanti alla sentenza emessa contro lo Stato italiano che proibisce l'esposizione del crocifisso nelle aule. Il Tribunale ha comunicato la lista dei membri che si sono schierati in difesa dell'Italia: Armenia, Bulgaria, Cipro, Grecia, Lituania, Malta, Monaco, San Marino, Romania e Federazione Russa.
Per concludere, ieri, mercoledì 30 giugno, Joseph Weiler, professore ebreo di Diritto presso la New York University School of Law, ha difeso il crocifisso davanti alla Corte Europea dei Diritti Umani. Weiler, che è anche professore onorario presso la London University, ha rappresentato nell'udienza i Governi di Armenia, Bulgaria, Cipro, Grecia, Lituania, Malta, Federazione Russa e San Marino, che si sono presentati come “parti terze”.

Morale della favola: la cancellazione del crocifisso che doveva rappresentare un colpo mortale per l’identità cristiana dell’Europa si sta rivelando come il segno del risveglio.

E la Croce sta ritornando ad essere punto di riferimento per l’intero popolo europeo.

(fonte: L'Ottimista.com)