venerdì 27 giugno 2014

Lettera ai "rottamatori" dei valori non negoziabili







Nessuno al mondo può decidere di negare la Vita ad un altro essere umano.
Fonte: (Zenit.org
di Carlo Climati

Cari rottamatori dei valori non negoziabili,


ho pensato di scrivervi questa lettera perché vi vedo particolarmente attivi e chiacchieroni, soprattutto attraverso i mezzi di comunicazione.

Faccio una premessa. L’espressione “valori non negoziabili”, per me, è veramente bellissima. E’ perfetta per il momento storico che stiamo vivendo, in cui ci viene detto che gli asini volano, che i pesci parlano e che gli elefanti possono ballare il tango.

“Valori non negoziabili” significa che su certi temi non è possibile fare compromessi. Non si può cedere neppure di un millimetro, perché riguardano la Vita, la dignità e il futuro di ogni esseri umano.

Ci siamo impegnati per anni, pacificamente, per difendere questi valori. Poi, all’improvviso, siete arrivati voi, rottamatori, con la richiesta di mettere da parte tutto ciò che potrebbe turbare le coscienze del mondo contemporaneo.

mercoledì 18 giugno 2014

Legale é anche morale?


Fonte: Corsia dei Servi

Di Mario Palmaro

Il rapporto fra diritto e morale ha appassionato generazioni di teologi e filosofi, che si sono confrontati con uno degli snodi più problematici del pensiero umano. Secondo alcuni, questo punto nevralgico del dibattito intellettuale sarebbe – con immagine colorita e invero molto efficace – il Capo Horn della filosofia del diritto. Un luogo concettuale dove, in altre parole, è necessario passare se si vuole navigare fino alla meta; ma allo stesso tempo, un posto dove molti se non tutti alla fine farebbero, inesorabilmente, naufragio. 
In questa immagine vi è indubbiamente molta verità. Tuttavia, la consapevolezza della difficoltà non può indurre a imboccare facili scorciatoie. E per un motivo molto semplice: l’uomo deve necessariamente risolvere il problema del rapporto diritto-morale, perché altrimenti non è in grado di scrivere alcuna norma giuridica.
E senza norma giuridica, è impossibile la convivenza umana, il sorgere della società, lo sviluppo delle aspirazioni più profonde ed elevate della persona. Soltanto un sistema straordinariamente efficace come l’ordinamento giuridico romano poteva permettere la nascita e lo sviluppo di una delle più grandi civiltà della storia umana. Soltanto in quel sistema – governato da regole e disciplina - poteva prosperare la ricchezza culturale delle arti classiche, documentata dalla poesia, alla letteratura, all’architettura latina. E, aggiungiamo noi, soltanto dentro questo stupendo prodotto del genio umano poteva nascere e svilupparsi in quel modo straordinario l’avventura bimillenaria della Chiesa cattolica. Che è universale, ma insieme, indissolubilmente, “romana”.
Ricapitolando: l’uomo ha bisogno del diritto; il diritto ha bisogno di un criterio, di un metro di giudizio “metagiuridico” che consenta al legislatore di stabilire che cosa è lecito e che cosa è vietato; questo metro di giudizio è sempre il prodotto della risposta a una sola e unica domanda: quale rapporto esiste fra diritto e morale.
In questo breve studio cercheremo di toccare alcuni aspetti di questa enorme questione, mettendo in luce soprattutto i punti che legano il problema in oggetto alle più dibattute tematiche della bioetica, con particolare riferimento alle tecniche di fecondazione artificiale. 

martedì 17 giugno 2014

Ideologia del genere - ricadute giuridiche.



Fonte: FIAMC
La tutela penale della persona e le ricadute giuridiche dell’ideologia del genere
Prof. Mauro Rouco
1. Il nuovo paradigma dei «diritti umani» e la distruzione giuridica della persona. – L’ideologia postmoderna dei «diritti umani» sta distruggendo la persona umana. Questa affermazione sembra paradossale. Eppure esprime una drammatica verità dei tempi attuali. Il fondamento dei diritti umani nelle correnti relativistiche che hanno imposto la loro agenda ai Governi di tutto il mondo dopo le Conferenze del Cairo del 1994 e di Pechino del 1995 sta esclusivamente nella libertà di scelta del soggetto, nell’autodeterminazione assoluta, nella trasformazione in «diritto umano» di ogni atto libero del soggetto o di ogni atto al cui compimento il soggetto presta il consenso. Secondo questa impostazione, che potenti lobbys cercano di introdurre nelle leggi degli Stati e che, in larga misura, si è guadagnata l’adesione delle Corti di giustizia poste ai vertici degli apparati giurisdizionali[1], il diritto non è più una facoltà morale pertinente intrinsecamente al soggetto, che lo Stato non costituisce, ma riconosce, fornendole protezione coattiva, facoltà pertinente al soggetto per il solo fatto di essere persona, affinché essa realizzi il bene consentaneo alla sua natura di ente razionale capace di conoscere il vero e di attuare il buono e il giusto. Il diritto consisterebbe, invece, nell’impulso del soggetto a scegliere qualsiasi oggetto che egli di fatto sia capace di raggiungere o di produrre, senza alcun limite che non sia costituito dal medesimo impulso di altri soggetti, capaci fattualmente di compiere scelte spontanee. Alla base del diritto starebbe la autodeterminazione assoluta, come spontaneità incoercibile che sorge non coercita dagli impulsi dell’io a soddisfare i propri desideri. Il diritto starebbe nel moto spontaneo del soggetto che si distende senza conoscere il tenore del suo distendersi e che si attua senza una direzione e un termine preciso. In questo modo la spontaneità sarebbe il fondamento e allo stesso tempo l’oggetto del «diritto», che non pretende altro che la autorealizzazione, l’autonomia o l’aumento del proprio potere[2].