Si è perso il senso della vita e del suo vero valore.
Si attraversa questo passaggio esistenziale come se non ci fosse una meta. E per questo ci si chiude alla possibilità di un traguardo guadagnato con fatica e sudore. Non si vogliono affrontare i rischi e i pericoli delle proprie scelte. Non ci si vuole più impegnare per conseguire un risultato che porti a traguardi che non siano chili persi e muscoli tonici. Invece di sposarsi si preferisce convivere, invece che fare figli sin da giovani ci si chiude alla vita per assaporare i "piaceri" amari di una esistenza sterile ed egoista.
L'uomo e la donna di fede, non fanno così.
di Tommaso Scandroglio.
Il senso di liberazione che ha accompagnato molti commentatori nell’apprendere che ora la cattedra di Pietro ha indicato una strada facilitata, se non una scorciatoia, nell’assolvere il peccato di aborto e nel togliere la relativa scomunica è indice di un atteggiamento mentale abbastanza diffuso in una certa cultura contemporanea. L’atteggiamento mentale proprio dell’arrendevole, di chi appunto se può prende la via più comoda, più confortevole, più esistenzialmente ergonomica.
L’uomo postmoderno infatti da tempo ha rinunciato alla battaglia. Aspetta un bambino malato? Ricorre all’aborto. Non vuole concepire un bambino malato? Opta per la diagnosi genetica pre-impianto. Non riesce ad avere un bambino? Prende la via facile della provetta. Teme di sopportare le conseguenze negative di una sessualità nomade? Fa uso della contraccezione. Prova disagio nella sua condizione sessuale? Cambia sesso come quando si cambia scuola perchè non ci si trova bene. Ha paura di soffrire nell’ultimo tratto di vita? Sceglie l’eutanasia. Teme di sposarsi la donna o l’uomo sbagliato? Va a convivere. Litiga in famiglia o non si sente realizzato (pur avendo prima convissuto)? Divorzia.