mercoledì 22 agosto 2012

I valori morali oggettivi e l’esistenza di Dio: una piccola argomentazione.



(Fonte: UCCR)

Nei Paesi anglosassoni si usa pubblicare sui quotidiani, in modo abbastanza costante, riflessioni filosofiche sull’esistenza di Dio. A volte sono argomenti abbastanza banali, altre volte invece sembrano essere più interessanti. Tra questi ultimi quello apparso su Enterprisenews.com, dove è stato affrontato il cosiddetto “argomento morale”, da cui prenderemo spunto per questo articolo. Avevamo parlato dello stesso argomento, molto più approfonditamente, in un post precedente a cui invitiamo a fare riferimento.

“L’argomento morale” recita questo:

1) Se Dio non esiste, i valori morali oggettivi non esistono.
2) I valori morali oggettivi esistono.
3) Pertanto, Dio esiste.

Non ci interesserà più di tanto arrivare a “dimostrare” l’esistenza di Dio in questo modo (né in nessun altro), che rimane sempre una questione legata alla libertà dell’uomo, ma piuttosto vorremmo soffermarci maggiormente sulle implicazioni che emergeranno dalle due premesse. Poi, chi vorrà, passerà al terzo passaggio. Resta il fatto che, se questo terzo punto non piace, bisognerà adoperarsi per confutare una delle due premesse, che però sembrano resistere a sufficienza.

sabato 18 agosto 2012

Circa i peccati e le tre censure ecclesiastiche.



La Chiesa è Madre, e ha il dovere di educare nella fede e nell’amore in Dio per aiutare tutti a conseguire la Salvezza Eterna dell’Anima, i Sacramenti istituiti da Cristo stesso e depositati nella Chiesa, sono in ordine a tale scopo.


Quindi, la Chiesa nella sua Eterna Sapienza stabilisce che per ricevere la Santissima Eucaristia o Comunione bisogna essere in grazia di Dio, cioè non avere commesso peccati gravi o mortali dopo l’ultima confessione ben fatta.

Normalmente il buon cristiano si confessa ogni mese. Ma certamente una volta all’anno.


Dal Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC)

CCC 1458 Sebbene non sia strettamente necessaria, la confessione delle colpe quotidiane (peccati veniali) è tuttavia vivamente raccomandata dalla Chiesa. In effetti, la confessione regolare dei peccati veniali ci aiuta a formare la nostra coscienza, a lottare contro le cattive inclinazioni, a lasciarci guarire da Cristo, a progredire nella vita dello Spirito. Ricevendo più frequentemente, attraverso questo sacramento, il dono della misericordia del Padre, siamo spinti ad essere misericordiosi come lui.


martedì 14 agosto 2012

Fuori della Chiesa c’e’ salvezza?

Porto all'attenzione dei lettori di Sursum Corda un interessante articolo pubblicato nel Bolg "Una Casa Nella Roccia".



Oggi molti mettono in dubbio il fatto che la Chiesa Cattolica sia strumento necessario di salvezza. Ci si chiede: davvero è necessario essere cattolico per salvarsi? E’ mai possibile che fuori della Chiesa non ci sia possibilità di salvezza?

In realtà queste perplessità nascono dal fatto che siamo in piena cultura relativista (non deve esistere nessuna verità assoluta) e soggettivista (ognuno può crearsi la verità che vuole).

Prendendo il Magistero nella sua interezza, la Chiesa si presenta come assolutamente necessaria per la salvezza di ogni uomo.

C’è una famosa frase di origine patristica che dice: “extra Ecclesiam nulla salus”, ovvero: “fuori della Chiesa non vi è salvezza”. Ebbene, questa frase è un’incontestabile verità di fede, è lo è perché è stata continuamente ripetuta dai Padri e dal Magistero.

Ecco alcuni esempi di ciò che a riguardo dicono i Padri della Chiesa, il Magistero e il Nuovo Testamento:


martedì 7 agosto 2012

La misantropia degli animalisti.


di Rodolfo Casadei

Prendere parte a risse è sempre disdicevole. Ma se proprio fossi stato costretto a partecipare, sotto ricatto o per mancanza di alternative, a quella di domenica scorsa fra i vetturini delle botticelle romane e i militanti del Partito animalista europeo in Piazza di Spagna a Roma, non avrei avuto dubbi nella scelta: dalla parte dei cocchieri e della loro rabbiosa reazione al tentativo dei sedicenti difensori dei “diritti” degli animali di impedire loro di lavorare. Può darsi che alcuni conducenti stessero violando l’ordinanza del sindaco che indica orari e temperature in coincidenza delle quali non è autorizzata la circolazione delle carrozzelle trainate da cavalli, ma i loro critici avevano facoltà di sporgere denuncia, presentare esposti, richiamare l’attenzione degli agenti della polizia municipale in servizio, ecc. Invece hanno scelto la via della provocazione e dello scontro al solo scopo di farsi pubblicità e di diffondere un’immagine negativa di Roma (la scena della rissa in uno dei siti turistici italiani più frequentati è stata videotrasmessa in tutto il mondo), con cui poi ricattare le autorità locali per ottenere misure draconiane, come il ritiro di tutte le licenze ai conduttori di botticelle.

Ma prima che commisurata ai fatti e alle circostanze, la mia presa di posizione è culturale. Perché il linguaggio degli animalisti rappresenta un vero e proprio inquinamento del pensiero e perché al fondo delle loro azioni c’è un’antropologia insostenibile e inaccettabile, sentimentalista e misantropa. È un abuso costante della razionalità l’uso da parte degli animalisti, sull’onda degli scritti di Peter Singer e Richard Ryder, del termine “diritti” in riferimento a quello che potrebbe o non potrebbe essere fatto dagli uomini agli animali. I diritti sono il necessario complemento dei doveri dei soggetti moralmente responsabili, cioè di coloro che dispongono di un certo grado di libertà nelle loro azioni. Gli esseri umani hanno diritti perché hanno doveri: sono tenuti, per esempio, a rispettare l’integrità della vita degli altri uomini, e da ciò discende logicamente il diritto di ogni essere umano a non essere ucciso. Questo non vale per gli animali, ai quali non può essere chiesto di assolvere a doveri: l’istinto detta tutti i loro comportamenti, e l’animale che uccidesse un essere umano con un’azione innescata o dalla paura, o dalla fame, o dagli imperativi del controllo del loro territorio, ecc. non sarebbe moralmente responsabile della sua azione. La soppressione o la reclusione di un animale che ha causato gravi danni a esseri umani non è una punizione o una pena – concetti relativi all’ambito morale – ma una misura pratica per prevenire il ripetersi del danno. Pertanto gli animali, non avendo doveri verso gli uomini, non hanno nemmeno diritti.

mercoledì 1 agosto 2012

Anno della fede, risposta alla povertà spirituale di oggi.





INTRODUZIONE

Con la Lettera apostolica Porta fidei dell’11 ottobre 2011, il Santo Padre Benedetto XVI ha indetto un Anno della fede. Esso avrà inizio l’11 ottobre 2012, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, e terminerà il 24 novembre 2013, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo.

Quest’anno sarà un’occasione propizia perché tutti i fedeli comprendano più profondamente che il fondamento della fede cristiana è «l’incontro con un avvenimento, con una Persona che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva»[1]. Fondata sull’incontro con Gesù Cristo risorto, la fede potrà essere riscoperta nella sua integrità e in tutto il suo splendore. «Anche ai nostri giorni la fede è un dono da riscoprire, da coltivare e da testimoniare», perché il Signore «conceda a ciascuno di noi di vivere la bellezza e la gioia dell’essere cristiani»[2].

L’inizio dell’Anno della fede coincide con il ricordo riconoscente di due grandi eventi che hanno segnato il volto della Chiesa ai nostri giorni: il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, voluto dal beato Giovanni XXIII (11 ottobre 1962), e il ventesimo anniversario della promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, offerto alla Chiesa dal beato Giovanni Paolo II (11 ottobre 1992).

DON MATTEO LAMANNA

SPECIALE DEDICATO AL MISSIONARIO APOSTOLICO
DON MATTEO LAMANNA
NEL 240° ANNIVERSARIO DELLA SUA MORTE
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Introduzione
Il 25 agosto di quest’anno ricorre il 240° anniversario del passaggio a miglior vita di Don Matteo Lamanna, fondatore della Congregazione dei “Sacerdoti Missionari figli di Maria Santissima” e del complesso monumentale del Ritiro di Mesoraca (Crotone), considerato l’esempio più valido del Tardo Barocco in Calabria e tra i più interessanti di tutto il Mezzogiorno.
Don Matteo Lamanna - così come scrive il Biblista Don Serafino Parisi nella prefazione dell’opera Don Matteo Lamanna e i suoi Sacerdoti Missionari nella Calabria del Settecento (S. Cropanese, Ed. Progetto 2000)- può essere considerato come un “antesignano del cosiddetto cristianesimo sociale, non solo perché ha accolto dei ragazzi per acculturarli e renderli liberi e responsabili, capaci di intervenire concretamente, cristianamente formati, nell’agone socio-politico del tempo, ma perché ha compreso, e si è impegnato per questo, che l’orizzonte della vita spirituale e dell’impegno culturale è precisamente la santità”.