lunedì 30 ottobre 2017

Presentata a Roma la Accademia Giovanni Paolo II per la vita e la famiglia.



La notizia, anticipata da “La Verità”, è stata confermata in occasione del convegno sull’Humanae Vitae, promosso alla Pontificia Università “Angelicum” da Voice of the Family.Un gruppo di membri della Pontificia Accademia per la Vita (PAV), creata nel 1994 da Giovanni Paolo II e recentemente “ripulita” e trasformata nei suoi obiettivi da papa Francesco, ha deciso di dare vita ad una John Paul II Academy for Human Life and the Family (JAHLF), che inevitabilmente si pone come contraltare della nuova accademia bergogliana.

Della nuova Accademia fanno parte, Joseph Seifert, Christine de Marcellus Vollmer, Thomas Ward, Philippe Schepens, Mercedes Arzú de Wilson, Luke Gormally, Michael Schooyans (tutti ex componenti della Pontificia Accademia per la Vitae), Paul Byrne, Judie Brown, Carlos Casanova, Roberto de Mattei, Claudio Pierantoni, John-Henri Westen. Caratteristica comune di queste personalità è l’attaccamento al Magistero della Chiesa e il rifiuto di tutti i tentativi di “rivedere” o trasformare questo insegnamento immutabile:

“Il fine di questa Accademia – ha detto il prof. Seifert – è quello di rifiutare tutti gli orribili mali ed errori che caratterizzano la società moderna e sono perfino entrati all’interno del santuario della Chiesa, opponendo ad essi la chiara esposizione della verità sulla vita umana e la famiglia. Ciò comporta il chiamare l’aborto omicidio e non semplicemente interruzione di gravidanza, ed evitare di usare parole disoneste che oscurano la verità. (…) 

Nel testimoniare così la bontà e la difesa della vita, la nuova Accademia ritiene importante considerare ciascuno di questi aspetti alla luce della vita eterna“. Perciò, afferma il prof. Seifert: “LaJAHLF non si limita a considerare la vita umana da un punto di vista meramente biologico. Riconosce altresì ed afferma la realtà dell’anima umana che è all’origine della vita. Pertanto, la JAHLF si occupa anche, parlando in termini generali, dei fondamenti metafisici ed antropologici della verità etica”. (T.M.)

domenica 1 ottobre 2017

Maria, catechismo, martirio: la regola di Burke.



Come può un semplice cattolico vivere la propria fede in una situazione di crescente confusione quale quella attuale? È la domanda cui ha risposto il cardinale Raymond Leo Burke in una lezione magistrale svolta a Louisville (Kentucky) lo scorso 21 luglio, ma che vale la pena riprendere per la sua estrema attualità (QUI IL TESTO INTEGRALE). Senza fare sconti sulla verità dei pericoli presenti, Burke ha spiegato come sfuggire lo spirito mondano dello scisma, fino a chiedere la prontezza di donare la vita per la Chiesa.


«È un momento - ha cominciato il cardinale - che può semplicemente essere descritto come una confusione, una divisione e un errore». Poi ha parlato di un giovane sacerdote che lo aveva avvicinato chiedendogli: «Cardinale, pensa che siamo giunti alla fine dei tempi?». «L’espressione sul suo volto - ha detto Burke - mi ha fatto comprendere la sincerità della sua domanda e la preoccupazione profonda che lo animava. Non ho quindi esitato a rispondere: “Potrebbe essere”». Perché «viviamo nei tempi più travagliati del mondo ma anche della Chiesa». Poi Burke ha citato l’ideologia gender dilagante e distruttiva dell’uomo, la negazione della libertà religiosa per vietare ogni discorso pubblico su Dio, la contraccezione, l’eutanasia, l’indottrinamento dei bambini. Nello stesso tempo la ricerca spregiudicata «del piacere e del potere mentre il ruolo della legge, dettato dalla giustizia, viene calpestato», per cui vige «una legittima paura di uno scontro globale», perché «la situazione attuale del mondo non può proseguire se non portando ad un annientamento totale».
Per questo, ha continuato Burke, «il mondo mai come oggi ha avuto così bisogno dell’insegnamento solido e della direzione che Nostro Signore... vuole dare al mondo attraverso la Chiesa». Ma non si può non constatare che, «in modo diabolico, la confusione e l’errore…sono entrati anche anche nella Chiesa», che «non sembra conoscere più la sua identità e missione» né «avere la chiarezza e il coraggio di annunciare il Vangelo della Vita e del Divino Amore».