martedì 31 dicembre 2013

Elogio della Coscienza.

Il meraviglioso contributo di uno dei teologi più importanti del nostro secolo.
Una dettagliata e convincente analisi sul tema tanto discusso della "coscienza", come nessuno ve ne vuole parlare.

"..il non vedere più le colpe, l’ammutolirsi della voce della coscienza in così numerosi ambiti della vita è una malattia spirituale molto più pericolosa della colpa, che uno è ancora in grado di riconoscere come tale. Chi non è più in grado di riconoscere che uccidere è peccato, è caduto più profondamente di chi può ancora riconoscere la malizia del proprio comportamento, poiché si è allontanato maggiormente dalla verità e dalla conversione.."

del cardinale Joseph Ratzinger

Nell’attuale dibattito sulla natura propria della moralità e sulle modalità della sua conoscenza, la questione della coscienza è divenuta il punto nodale della discussione, soprattutto nell’ambito della teologia morale cattolica. Tale dibattito ruota intorno ai concetti di libertà e di norma, di autonomia e di eteronomia, di autodeterminazione e di determinazione dall’esterno mediante l’autorità. La coscienza vi è presentata come il baluardo della libertà di fronte alle limitazioni dell’esistenza imposte dall’autorità.

In tale contesto vengono così contrapposte due concezioni del cattolicesimo: da un lato sta una comprensione rinnovata della sua essenza, che spiega la fede cristiana a partire dalla libertà e come principio della libertà e, dall’altro lato, un modello superato, "pre-conciliare", che assoggetta l’esistenza cristiana all’autorità, la quale attraverso norme regola la vita fin nei suoi aspetti più intimi e cerca in tal modo di mantenere un potere di controllo sugli uomini.

Così "morale della coscienza" e "morale dell’autorità" sembrano contrapporsi tra di loro come due modelli incompatibili; la libertà dei cristiani sarebbe poi messa in salvo facendo appello al principio classico della tradizione morale, secondo cui la coscienza è la norma suprema, che dev’essere sempre seguita, anche in contrasto con l’autorità.
E se l’autorità — in questo caso: il Magistero ecclesiastico — vuol parlare in materia di morale, può certamente farlo, ma solo proponendo elementi per la formazione di un autonomo giudizio alla coscienza, la quale tuttavia deve sempre mantenere l’ultima parola. Tale carattere di ultima istanza proprio della coscienza viene ricondotto da alcuni autori alla formula secondo cui la coscienza è infallibile.

giovedì 26 dicembre 2013

Causa e fine dell'Incarnazione.




di Isacco Tacconi e Marco Piazza
Quando ci si accinge a parlare del motivo e del fine dell'incarnazione di Gesù Cristo, uno dei riferimenti principali è l’inno cristologico paolino nella sua epistola agli Efesini, nel quale dichiara che in Cristo il Padre “ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo”(Ef 1,4-5). In tale brano l’Apostolo delle genti descrive il manifesto programmatico del disegno divino di salvezza.

martedì 17 dicembre 2013

Il maggior Bene dei bambini.


di Mariolina Ceriotti Migliarese
Lavoro da trent’anni in un servizio di Neuropsichiatria infantile e ho avuto spesso l’occasione di collaborare con gli operatori che si occupano di affidi e adozioni. Posso perciò affermare con tranquillità che quanti seguono a diverso titolo la situazione di minori con famiglie problematiche hanno a cuore in primo luogo il benessere dei bambini, indipendentemente dalle loro opinioni personali. 

Sono certa che, anche in questo caso, la decisione degli operatori sia stata presa dopo aver vagliato i fatti con cura e attenzione. Perché allora, con altrettanta serenità e sicurezza, mi sento di affermare che si tratta di una scelta sbagliata? Perché sono fermamente convinta che venire affidati a una coppia omosessuale, anche stabile, anche affettivamente accogliente, non possa rappresentare il vero bene per un bambino? Non è facile rispondere in poche righe a un quesito così delicato, ma credo sia indispensabile provarci, al di là di ogni polemica, con un pensiero davvero rivolto esclusivamente ai nostri figli e a ciò che li aiuta a crescere. Tutto parte da una domanda cruciale: esiste o no la differenza sessuale? E questa differenza (di natura? di cultura?) se esiste ha un valore, o è semplicemente un elemento marginale nella vita delle persone?

mercoledì 11 dicembre 2013

Un libro illuminante.


L’autrice del libro, La rivoluzione sessuale globale, la sociologa e pubblicista tedesca Gabriele Kuby, è una delle poche voci che con autorità riconosciuta si levano per criticare il relativismo occidentale odierno. A lei si deve, ad esempio, che il ministro federale della famiglia in Germania, Ursula von der Leyen, sia stata obbligata a togliere dalla circolazione il libro di educazione sessuale "Corpo, amore, il gioco del dottore", in cui fra altre aberrazioni si invita ai genitori a giocare sessualmente con i loro bambini.

Il saggio di cui mi occupo riprende alcuni temi di due delle sue opere precedenti: Rivoluzione Gender (2006) e Statalizzazione dell'educazione. Sulla via per diventare uomini nuovi (2007). Adesso però la sua denuncia acquista una portata universale. Da qui il titolo del libro La rivoluzione sessuale globale; una rivoluzione che, come indica il sottotitolo (Distruzione della libertà nel nome della libertà), pretende di cambiare radicalmente le persone e la società facendo leva su una volontà di potenza, di chiara ispirazione nietzschiana. A partire da questa chiave interpretativa, Kuby riesce a raccontare la storia, i metodi e le conseguenze di un’agenda globale potentissima che cerca di modificare le costituzioni dei paesi, le istituzioni educative e le consuetudini dei cittadini con un solo scopo: la costruzione di una società globale in cui le persone siano poche e completamente manipolabili.