giovedì 29 dicembre 2011

Quelli che a Natale ignorano il festeggiato





di Tommaso Scandroglio29-12-2011

Quelli che dicono tutto l’anno che lo Stato è laico, anzi laicissimo e che la religione non deve mettere becco negli affari sociali dovrebbero andare a lavorare a Natale, dato che festa più religiosa non c’è. Quelli che sono per l’aborto-eutanasia-fivet-contraccezione-divorzio-omosessualità-via-i-crocefissi-dalle-scuole non dovrebbero fare un solo augurio a Natale, perché è appropriazione indebita.

Quelli che berciano a motivo dell’esenzione dell’ICI a beneficio di alcuni immobili ecclesiastici, dovrebbero andare come volontari la notte di Natale o a Capodanno a servire nelle mense per i poveri ospitate in questi istituti e poi si troverebbero ad usare la bocca per dire altro, forse per una parola di conforto. Quelli che ogni giorno che Dio manda in terra trovano il modo per fare i mangiapreti non dovrebbero aver nulla da festeggiare sotto Natale perché qui il festeggiato è proprio Colui che perseguitano.

Quelli che puntano il dito contro le presunte ricchezze della Chiesa, come quel Giuda che rimproverava Gesù perché Maria sprecava olio profumato per i suoi piedi, e poi si dissanguano in regali anche per il proprio cane, a Natale dovrebbero assaporare la ricchezza del digiuno da ogni cosa.

mercoledì 28 dicembre 2011

Card. Ranjit: "è arrivato il tempo del ritorno del Vetus Ordo e della Riforma della Riforma"




"Desidero esprimere prima di tutto, la mia gratitudine a tutti voi per lo zelo e l'entusiasmo con cui promuovere la causa del restauro della vere tradizioni liturgiche della Chiesa.

Come sapete, è il culto che esalta la fede e la sua realizzazione eroica nella vita. È il mezzo con cui vengono sollevati gli esseri umani fino al livello del trascendente ed eterna: il luogo di un incontro profondo tra Dio e l'uomo.


Per questo motivo, la liturgia non potrà mai essere ciò che l'uomo crea. Perché se noi pratichiamo un culto come lo vogliamo noi e fissiamo noi stessi le regole, allora corriamo il rischio di ricreare vitello d'oro di Aaron.
Dovremmo insistere sempre per intendere il culto divino come atto di partecipazione a ciò che Dio stesso fa, altrimenti corriamo il rischio di impegnarsi in idolatria.

domenica 18 dicembre 2011

L'Immacolata Concezione, una grazia storica





di Ruggero Sangalli
03-12-2011

Da qualche settimana vengono inanellate numerose ragioni per situare l’anno di nascita di Gesù nel 2 a.C. ed altre La Bussola Quotidiana ne sottoporrà all’attenzione dei lettori. L’approssimarsi della festa dell’Immacolata Concezione suggerisce di aprire una parentesi mariana, ricavando dalle informazioni raccolte su Gesù un indizio circa questo fondamentale episodio della vita di sua (e nostra) madre. È nozione largamente condivisa dagli studiosi degli usi e dei costumi dei tempi di Gesù, che le ragazze (non solo tra gli ebrei) venissero promesse spose dopo il compimento dei 14 anni. Considerando che Maria era già promessa sposa di San Giuseppe, ma ancora non abitava con lui, all’annuncio della sua maternità verginale, possiamo concludere che il bambino, nove mesi dopo, nacque dopo che la Madonna aveva compiuto 15 anni. Tenendo ferma l’ipotesi che Gesù sia nato nel 2 a.C. (sul finire dell’anno), Maria già quindicenne doveva essere nata nel 17 a.C. e così il suo concepimento, di nove mesi anteriore, cadde sul finire del 18 a.C.

domenica 11 dicembre 2011

Adesso i cattolici che "capiscono" l'aborto non parlino di amore



La scomparsa della pietà è una notizia che sovrasta la crisi dell’euro e qualsiasi altra notizia.

Una ragazza di sedici anni ha abortito, cioè si è liberata annichilendola di una creatura umana concepita nel suo grembo, dopo e a causa di una campagna pedagogica scatenata con le migliori intenzioni dai suoi genitori a nome di un valore sociale sordo a ogni remora di tipo etico (di buone intenzioni è lastricata...eccetera).

Padre e madre hanno addirittura chiesto un’ingiunzione di tribunale per costringere all’aborto, senza ottenerla per adesso, e arrivando lo stesso allo scopo attraverso la persuasione forte e la conduzione per mano al patibolo della vita di una bambina recalcitrante. In tempo liturgico, come direbbero i cattolici e come dice la tradizione cristiana, di Avvento. La storia l’ha raccontata Cinzia Sasso, giornalista di Repubblica e first lady della Milano progressista e bendicente. È una storia maledetta e semplice.

venerdì 9 dicembre 2011

Chiesa e ICI. Quell’esenzione che vale miliardi

di Sandro Magister

Sui cattolici al governo. Cose da non credere.

Infuria l’attacco contro la Chiesa cattolica che non paga l’ICI.
Ed è vero: per molti suoi immobili la Chiesa non la paga né la deve pagare. Non per un privilegio esclusivo, ma per una legge, la 504 del 30 dicembre 1992 (primo ministro Giuliano Amato), che, se oggi fosse fatta cadere, penalizzerebbe assieme alla Chiesa una schiera nutritissima di altre confessioni religiose, di organizzazioni di volontariato, di fondazioni, di Onlus, di Ong, di Pro loco, di patronati, di enti pubblici territoriali, di aziende sanitarie, di istituti previdenziali, di associazioni sportive dilettantistiche, insomma di enti non commerciali. Per non dire dei partiti e dei sindacati, per i quali vige un’analoga disciplina. La legge esenta tutti questi enti non profit, compresi quelli che compongono la galassia della Chiesa cattolica, dal pagare l’ICI sugli immobili di loro proprietà “destinati esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive, nonché delle attività di cui all’articolo 16, lettera a) della legge 20 maggio 1985 n. 222″, ovvero le attività di religione o di culto.
Questo vuol dire, ad esempio: – che una parrocchia di Milano non paga l’ICI per le aule di catechismo e l’oratorio, ma la paga per l’albergo che ha sulle Dolomiti, abbia o no questo al suo interno una cappella. – che la Caritas di Roma non paga l’ICI per le sue mense per i poveri, né per l’ambulatorio alla Stazione Termini, né per l’ostello nel quale ospita i senza tetto. E ci vuole un bel coraggio a dire che così fa concorrenza sleale a ristoranti, hotel e ospedali.– che la Chiesa valdese giustamente non paga l’ICI per il suo tempio di Piazza Cavour a Roma, né per le sale di riunione, né per l’adiacente facoltà di teologia. La paga, però, per la libreria che è a fianco del tempio.– che la comunità ebraica di Roma non paga l’ICI per la Sinagoga, per il Museo, per le scuole.

mercoledì 7 dicembre 2011

Parlamento europeo: approvata la "Risoluzione B7-0615/2011" che definisce l'aborto uno degli obiettivi UE nella lotta all'AIDS



Una risoluzione abominevole! Una decisione gravissima!








Con una schiacciante maggioranza di 454 voti contro 86 il Parlamento Europeo ha approvato la scorsa settimana la“Risoluzione B7-0615/2011, sulla lotta contro l’AIDS nell’Unione Europea e nei paesi limitrofi”, che praticamente impone ai Paesi membri di garantire il “diritto” all’aborto libero e gratuito come parte del sistema sanitario nazionale, nonché l’accesso ai metodi contraccettivi, compresi quelli detti d’emergenza, come la “pillola del giorno dopo”, tutto col pretesto di arginare l’epidemia di AIDS che colpisce il nostro continente.La Fédération pro Europa Christiana aveva inviato ai membri del Parlamento una lettera chiedendo di rigettare questo disegno di legge.Con la sola, meritevole, eccezione dei Popolari spagnoli, affiancati da qualche collega benintenzionato, i parlamentari europei hanno così dimostrato che non intendono dar ascolto alle istanze della vita umana innocente. Si tratta, inoltre, dell’ennesimo smacco alla Chiesa cattolica che, definendo l’aborto “crimine abominevole”, si era apertamente schierata in difesa della vita.D’altronde, la difesa di non meglio precisati “diritti sessuali”, compressi quelli degli omosessuali, getta un’ombra pesante sulle vere intenzioni del Parlamento di Bruxelles nel varare questo provvedimento. Infatti, studi pubblicati di recente mostrano come l’incidenza dell’AIDS in Europa sia 80 volte superiore (proprio così: ottanta) fra gli omosessuali piuttosto che fra gli eterosessuali. Non si capisce come una Risoluzione che intenda lottare contra l’epidemia di AIDS protegga, contestualmente, i principali propagatori della stessa epidemia.Sembra così delinearsi sempre più nitidamente lo scontro fra due concezioni diametralmente opposte dell’Europa. O meglio, fra l’autentica Europa, fedele alle sue radici cristiane, e quella fasulla, laicista e relativista, vagheggiata dagli utopisti arroccati nel Parlamento Europeo.


Fonte: Voglio Vivere - 06/12/11

domenica 4 dicembre 2011

Tota Pulchra es Maria



Tota pulchra es, Maria.
Tota pulchra es, Maria.
Et macula originalis non est in Te.
Et macula originalis non est in Te.
Tu gloria Ierusalem.
Tu laetitia Israel.
Tu honorificentia populi nostri.
Tu advocata peccatorum.
O Maria, o Maria.
Virgo prudentissima.
Mater clementissima.
Ora pro nobis.
Intercede pro nobis.
Ad Dominum Iesum Christum.
Traduzione:
Tutta bella sei, Maria,
e il peccato originale
non è in te.
Tu sei la gloria di Gerusalemme,
tu letizia d’Israele,
tu onore del nostro popolo,
tu avvocata dei peccatori.
O Maria! O Maria!
Vergine prudentissima,
Madre clementissima,
prega per noi,
intercedi per noi
presso il Signore Gesù Cristo.

sabato 3 dicembre 2011

La Strategia del linguaggio




di Adamo Creato*
*ex omosessuale
Il sorprendente seguito che i cosiddetti “diritti gay” registrano rappresenta il trionfo dell’inganno sulla semplice logica. Anche le persone intelligenti arrivano immancabilmente a conclusioni che fanno acqua da tutte le parti. I simpatizzanti dei “gay” non sono necessariamente più creduloni degli altri, sono semplicemente portati ad accettare delle conclusioni senza prima esaminarne le premesse. Chi decide il significato delle parole controlla il dibattito e, nel nostro caso, i termini sono stati definiti (e inventati) dai sofisti del movimento omosessualista. Il sofisma è l’arte greca di persuasione attraverso un falso e sottile ragionamento. La chiave per superare i sofismi, quindi, è quella di semplificare e chiarire ciò che è stato intenzionalmente reso complesso e vago. Bisogna iniziare a definire i termini e i concetti utilizzati negli argomenti del dibattito. Si scopre così che la maggior parte degli argomenti a sostegno dei “diritti dei gay” dipendono da falsi presupposti e da termini volutamente ambigui. In pratica “fumo negli occhi”. Tra i termini e i concetti più comunemente usati dagli omosessualisti troviamo, ad esempio, omosessualità, orientamento sessuale, eterosessismo, omofobia, tolleranza, ecc. Queste parole sono usate per forzare la questione dell’omosessualità nel contesto dei diritti civili. Un contesto, questo, scelto per favorire l’assimilazione dei “gay” a vittime e mettere i loro avversari nella posizione di oppressori.
Che cos’è l’omosessualità ad esempio?

giovedì 1 dicembre 2011

Un documento davvero straordinario


Un documento davvero straordinario: un filmato a colori di una Messa celebrata su una nave della Marina americana (si puó notare che il celebrante a tratti barcolla a causa dell'ondeggiare della nave), girato poche ore prima lo scatenarsi di una delle piú sanguinose battaglie navali della seconda guerra mondiale, al largo della costa di Iwo Jima nel Pacifico, in cui molti dei marinai persero la vita.
fonte: Bregwin

mercoledì 30 novembre 2011

PICCHIATO UN PARROCO NELLA DIOCESI DI FIRENZE PERCHE' AVEVA INIZIATO AD ELIMINARE GRADUALMENTE GLI ABUSI LITURGICI


"...Tipico esempio della degenerazione della funzione dei laici nella Chiesa, a cui le Autorità competenti ancora non pongono fine..."

Aveva ripreso a celebrare la Messa sull'altare anziché sul tavolino del predecessore, eliminati i canti non consoni recuperando quelli in latino ed invitato i fedeli a comunicarsi in ginocchio e sulla lingua, seguendo l'esempio di Benedetto XVI
di Dante Pastorelli
È bene sgomberare il campo da un equivoco generato dal sensazionalistico titolo dell'articolo (...) sul Giornale di Firenze del 26 luglio u.s., "No alla Messa in Latino. Parroco picchiato a Ronta". (...) La Messa di S. Pio V qui non c'entra per niente. (...)
Allora, quali i motivi del contendere alla base del caso mugellano? Un gruppo di fedeli più "attivi", una decina, ed i loro sostenitori, in tutto al massimo una ventina su una popolazione di oltre 1400 anime, erano abituati a fare e disfar a piacimento in chiesa e nei locali annessi, compresa la libera affissione in bacheca di manifesti, volantini e comunicati di vario contenuto, giacché il precedente curato risiedeva in un paese vicino ed a Ronta si recava solamente per le celebrazioni eucaristiche e per gli altri principali doveri pastorali.
Costoro, avendo goduto di libertà assoluta d'azione in un lungo periodo di parziale sede vacante parrocchiale, si son sentiti spodestati, privati di un "potere" illegittimamente arrogatisi, dal nuovo parroco, don Hernan Garcias Pardo, che da meno di un anno è stato incaricato della guida della comunità, ha fissato la sua residenza nella canonica di Ronta ed esige, comprensibilmente, di far quel che la Chiesa gli richiede.

mercoledì 23 novembre 2011

Finalmente sarà istituita presso la Congregazione del culto divino la «Commissione per l’arte e la musica sacra per la liturgia».



















Sarà istituita tra breve all’interno della Congregazione per il culto. Si occuperà anche della musica e del canto per la liturgia


CITTÀ DEL VATICANO

Un’equipe per dire basta alle chiese-garage, a quelle ardite architetture che rischiano di snaturare tanti moderni luoghi di culto cattolici. E per promuovere un canto che aiuti davvero la celebrazione della messa. Nelle prossime settimane sarà istituita presso la Congregazione del culto divino la «Commissione per l’arte e la musica sacra per la liturgia». Non un semplice ufficio, ma una vera e propria squadra che avrà il compito di collaborare con le commissioni incaricate di valutare i progetti delle nuove chiese nelle diocesi, come pure di approfondire il tema della musica e del canto che accompagnano la celebrazione.

sabato 19 novembre 2011

L'EMBRIONE COSTRUISCE SE STESSO NEL GREMBO MATERNO




Il dossier completo di un gruppo di professori universitari cattolici spagnoli sull'aborto

di Nieves San Martín

CORDOBA, venerdì, 17 novembre 2011 (ZENIT.org) - In Spagna, un gruppo di professori dell’Università Cattolica di Cordoba ha pubblicato un rapporto sull’aborto nell'Andalusia. Il testo, che è disponibile per intero sul sito della diocesi di Cordoba (*), è un vero e proprio vademecum, che permette di formare un giudizio su un tema tanto fondamentale.

Il documento affronta il tema da vari punti di vista: medico, bioetico, giuridico, economico e il magistero della Chiesa. Concentrandosi su questo ultimo punto, la diocesi di Cordoba ha appoggiato l’iniziativa, essendo l'aborto “un problema fondamentale, di grande impatto sociale e di rilevanza primordiale”.

Gli autori hanno analizzato in primo luogo la letteratura medica e scientifica, ripercorrendo la gestazione e lo sviluppo nella specie umana nei suoi vari stadi. Hanno esaminato poi l'aspetto giuridico, morale, filosofico e teologico. Infine, il rapporto offre anche un'analisi dell'attività economica attorno all'aborto in Andalusia, paragonando la situazione con il resto della Spagna.

Il documento offre una serie di conclusioni finali che possono essere molto illuminanti per i cattolici e permettono al grande pubblico di formarsi un'opinione informata sull'argomento.

Dal punto di vista medico e bioetico, affermano gli autori, “ci muoviamo sul piano dei valori oggettivi e la verità oggettiva, senza formare un giudizio sulle responsabilità soggettive”.

Il rapporto, che conferma “il carattere umano dell'embrione”, constata che la gestazione umana è un “processo continuo” e che “sin dal momento del concepimento, lo zigote è una nuova entità biologica”.

lunedì 14 novembre 2011

Libertà per Chen Guangcheng!

La voce di un uomo contro gli orrori perpetrati in Cina per attuare il programma del "figlio unico".

martedì 1 novembre 2011

Se 7 miliardi sono troppi






di Riccardo Cascioli
















Ieri è stato il giorno della bambina 7 miliardi, secondo la scelta convenzionale fatta dall’Onu. A parte la grottesca battaglia tra Filippine e India – innescata sempre dall’Onu - per aggiudicarsi il titolo di paese della “fortunata” nascita (c’era un premio economico), rispetto al passato è sembrato che la data sia stata celebrata con una certa stanchezza. Probabilmente si sta diffondendo la consapevolezza che non funziona più il vecchio slogan “Siamo troppi”, finalizzato a sostenere politiche di controllo delle nascite. In 60 anni i tassi di fertilità sono crollati da una media globale di 6 figli per donna a circa 2,5 e la tendenza è all’ulteriore diminuzione. E anche se la popolazione continuerà ad aumentare ancora per un po’ (le ultime stime parlano di circa 10 miliardi per la fine del secolo) appare sempre più evidente che non sarà per via dell’eccesso di nascite, ma casomai dall'aumento dell'aspettativa di vita e dalla diminuita mortalità infantile.

mercoledì 26 ottobre 2011

Defensor Papae


Assisi si avvicina.

Giovedì 27 ottobre - data attesa, da taluni con speranza, da altri con timore - è oramai ad un passo. E non sono mancate, non mancano le polemiche. L'accusa è nota: quest'incontro interreligioso è "pericoloso", "scandaloso", "attacca la fede cattolica", "aizza il sincretismo" e così via. Vien dato tanto per scontato che l'evento sia dannoso, che chi osa difendere il Sommo Pontefice nella sua decisione di prendervi parte viene etichettato come "integrista", "papolatra" et similia: in ultima analisi, come un pitocco da compatire, probabilmente.
In realtà, almeno una parte dei difensori di Benedetto XVI vuole semplicemente vivere pienamente la propria fede cattolica, comportandosi da buon fedele. In questo senso, un defensor Papae analizza l'evento e riconosce che esso ha una certa valenza: non è mera espressione di un gusto personale del Santo Padre o un suo atto privato, ma è un gesto compiuto consapevolmente come successore dell'apostolo Pietro.
Insomma, non è Ratzinger ad andare ad Assisi: è Benedetto XVI. Ne consegue che un defensor prende quest'avvenimento nella giusta considerazione: è atto pontificio, quindi richiede che il fedele abbia per esso il rispetto dovuto. E il rispetto, per il defensor, non comporta solamente una vaga dichiarazione verbale di riguardo nei confronti della Sede Apostolica, ma esige pure di tentare - con le proprie povere capacità - di interpretare positivamente questo gesto.

Questo, secondo la morale cattolica, è dovuto - in fondo - ad ogni atto umano: si tratta di evitare il giudizio temerario. In questo senso, conoscendo la figura di Joseph Ratzinger prima del suo avvento al soglio pontificio e pure le sue azioni da Pontefice, si può essere ragionevolmente sicuri che non abbia alcuna intenzione di far cadere l'incontro d'Assisi nei pericoli paventati. Ma, oltre ad evitare il giudizio temerario, nei confronti del Sommo Pontefice è dovuta ancora maggior attenzione e ossequio.

Il defensor, quindi, cerca con tutte le sue energie di appoggiare il successore di Pietro e di interpretare positivamente le sue azioni. E' questo un modo d'agire che il defensor sente come profondamente ed intimamente cattolico: cerca di amare il Vicario di Cristo, di rispettarlo, di aiutarlo. Quando parla, lo ascolta: non presume - come taluni, purtroppo, sembrano fare - che il Papa sbagli fino a prova contraria. E lo ascolta perché ha un'alta opinione del Magistero e dei suoi atti: non crede che un Pontefice insegni una volta per secolo e, nel resto del tempo, si limiti ad esporre opinioni personali, chiacchiericci o corbellerie.

Recentemente è stato diffuso il passaggio di una lettera privata del Papa ad un teologo evangelico, in cui il Santo Padre esprime in maniera piuttosto netta il proprio pensiero (nota 1). Alcuni l'hanno interpretato in senso copernicano, come se svelasse chissà quali trame nascoste. In verità, sembra solamente che essa confermi ciò che ragionevolmente si poteva supporre già in precedenza: cioè che il Papa non sia del tutto entusiasta dell'incontro e che, comunque, è pienamente consapevole dei rischi di interpretazioni relativistico-sincretiche dell'evento. Non rinnega ciò che aveva espresso nella Dominus Iesus e ritiene che la sua presenza personale possa essere un modo per tentare di evitare distorsioni. Insomma, erravano coloro che dipingevano Benedetto XVI come una sorta di neomodernista che, dopo essersi nascosto per decenni sotto le vesti di custode dell'ortodossia cattolica, fosse risbucato fuori una volta eletto al soglio petrino; e non era neppure corretta l'interpretazione di coloro che tratteggiavano il fosco quadro d'un Papa prigioniero di correnti opposte, oramai anziano ed incapace di imporsi, sballottato quà e là dalla Curia.

Emerge invece un Benedetto XVI che non vuole affatto venir meno al ministero cui il Signore lo ha chiamato: "confirma fratres tuos" (Lc 22,32) e che, anzi, vede Assisi quasi come un'occasione per adempiere a questo compito. Perché questi incontri si sono già svolti in passato e si svolgono tuttora, che il Papa sia presente o meno: e, poiché sono stati mal interpretati in passato, Benedetto ritiene che la sua presenza, catalizzando l'attenzione, possa permettergli di veicolare il corretto messaggio riguardo ad Assisi.

Non va nella città del Poverello per partecipare alla creazione di una nuova religione mondiale, blasfemo culto ad un idolo partorito dalla mente umana, ma "allo scopo di fare memoria di quel gesto storico voluto dal mio Predecessore" (nota 2) e per "rinnovare solennemente l’impegno dei credenti di ogni religione a vivere la propria fede religiosa come servizio per la causa della pace." (nota 3)

In conclusione, ribadisco che l'atteggiamento del defensor, oltre a quanto detto sopra, è sostanzialmente quello di richiamare taluni critici ad una questione di principio: date un'opportunità a Benedetto XVI, abbiate fiducia in lui.


(nota 1) Ecco l'originale tedesco: "Ihre Sorge angesichts meiner Teilnahme an dem Assisi-Jubiläum verstehe ich sehr gut. Aber dieses Gedenken mußte auf jeden Fall gefeiert werden, und nach allem Überlegen erschien es mir als das Beste, wenn ich selbst dort hingehe und damit versuchen kann, die Richtung des Ganzen zu bestimmen. Jedenfalls werde ich alles tun, damit eine synkretistische oder relativistische Auslegung des Vorgangs unmöglich wird und klar bleibt, daß ich weiterhin das glaube und bekenne, was ich als Schreiben Dominus Jesus der Kirche in Erinnerung gerufen hatte." (fonte: http://www.katholisches.info/2011/10/04/benedikt-xvi-uber-assisi-3-%E2%80%9Ewerde-alles-tun-damit-eine-synkretistische-oder-relativistische-auslegung-unmoglich-wird%E2%80%9C-%E2%80%9Ehab-vertrauen%E2%80%9C/)

(nota 2) Cfr. Angelus del 1° gennaio 2011 (http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/angelus/2011/documents/hf_ben-xvi_ang_20110101_world-day-peace_it.html)
(nota 3) Ibidem.

venerdì 21 ottobre 2011

Il Rito Proibito



The Forbidden Rite

Forbidden...powerful...beautiful...ancient...extraordinary....

For almost half a century, they have been persecuted, harassed, ostracized, denied, and degraded. They have been mocked and pushed to the corners of faith.

Who are these people and why have they been treated this way? They are those who still believe in the power of an ancient rite that had seemed to become almost entirely forbidden during the 20th century.

Yet in 2007, history began to change. The Vatican unleashed this once almost forbidden rite, requiring that every bishop, priest, and diocese around the world welcome those who desired it, and help them to obtain it.

Despite the many efforts of the Pope, who himself practices this ancient rite and desires for it to become the norm in parishes, their persecutors still abound within the Church, continuing to negate them the best that they can.

The battle is only beginning, but it is one that will change the face of the Catholic Church, and that of the world, forever.

mercoledì 19 ottobre 2011

La marcia dei veri indignati





Abbiamo ancora negli occhi le devastazioni, i saccheggi e gli atti sacrileghi compiuti dalla teppaglia che ha messo a ferro e a fuoco Roma: squallidi e penosi sciacalli senza autentici ideali, inconsapevoli e miseri ingranaggi di un sistema corrotto e corruttore che li utilizza come parafulmini ideologici.



Se riflettiamo bene, le manifestazioni violente (soprattutto dei giovani) contro “il sistema” tornano utili all’establishment politico e culturale in quanto consentono di assolvere a due funzioni essenziale per il mantenimento dello status quo: la catarsi delle pulsioni e lo sviamento dagli autentici fattori che opprimono l’umanità.



Il resto della popolazione che non ha partecipato alla manifestazione o che semplicemente non ne ha condiviso la deriva violenta ha tuttavia psicologicamente “beneficiato”, per lo più inconsapevolmente, dello sfogo del profondo malessere espresso dai teppisti, una rabbia sorda che monta nell’animo di ogni uomo attanagliato e oppresso da una dittatura invisibile che schiaccia verso il basso e subdolamente impone le proprie leggi.



Effettivamente, non c’è dittatura più efficace di quella che ti fa credere di essere libero ed è proprio in quest’ottica che il sistema attuale guarda con favore agli scontri di piazza o semplicemente non li reprime duramente.



Crisi economica determinata da logiche di potere, mancanza di posti di lavoro, corruzione politica, signoraggio bancario, speculazioni finanziarie sono certamente dei motivi validi di protesta, ma cosa c’è al di là di tutto ciò, chi tiene in ostaggio l’umanità e la svia dal vero bene? Possiamo star certi che a questa domanda la maggior parte della gente non saprebbe dare una risposta chiara e univoca: il nemico c’è ma è impalpabile e si nasconde dietro individui e sistemi che di volta in volta le rivolte popolari di turno indicano come causa di tutti i mali.



Aborto, divorzio, eutanasia, omosessualismo, pansessualismo, relativismo morale e religioso, ateismo pratico e teorico, pornografia, profanazioni della purezza infantile sono tutti attentati al vero bene comune che sfuggono regolarmente all’analisi dei più ma che costituiscono la cappa di marciume che rende l’aria irrespirabile e pongono l’uomo nella schiavitù morale e nell’indigenza.



Il 13 maggio 2012 si terrà a Roma la seconda marcia nazionale per la vita contro le leggi abortiste, una manifestazione promossa da persone di ogni cultura ed estrazione sociale ma unite dal comune desiderio di fare qualcosa per i senza voce che quotidianamente periscono tra i tormenti più atroci e nell’indifferenza generale: i bambini non nati. Anzi, gli assassini di questi nostri fratelli girano a piede libero, partecipano a cortei, rivendicano diritti, ricoprono ruoli importanti e di potere, rivestono cariche ufficiali.



Non ci accontentiamo di rivendicare il nostro diritto ad un lavoro, ad una casa e ad una vita dignitosa; non ci basta esprimere una rabbia cieca e senza oggetto ma vogliamo chiamare col loro vero nome i mali che ci affliggono, le menzogne che coprono gli abusi ed i soprusi. Soprattutto, vogliamo puntare il dito contro una legge ingiusta e malvagia che tortura, uccide, perverte le anime e decima la popolazione. Una legge che vogliamo abrogata: la 194/1978.

Alfredo De Matteo



martedì 18 ottobre 2011

L’abito Ecclesiastico è sempre attuale e non è mai fuori moda


E’ evidentissimo che gli ecclesiastici della Chiesa Cattolica soffrono di una fortissima, anzi epocale, crisi di visibilità. Ricordo che quando ero ragazzo, (non tanto tempo fa) per le strade della mia città incontravo sempre tantissimi sacerdoti, ora trent’anni dopo, uno dei rari preti che si vedono in giro sono proprio io, non perché gli altri preti siano tutti morti o abbiano lasciato il ministero oppure perché in questi anni non ci sia stato un ricambio di nuove leve ma perché non sono più esteriormente riconoscibili come preti…Viviamo in un’epoca in cui qualsiasi gruppo o categoria, anche la più piccola, rivendica la propria visibilità ed identità e cerca di esporla pubblicamente. C’è chi, come i mussulmani, fanno battaglie legali per avere il diritto di mettersi il “burqua” a scuola o in piscina. Anche le commesse ed i cuochi dei McDonald hanno una divisa come le hostess ed i piloti di aerei. Per non parlare delle categorie professionali classiche: i medici, gli infermieri, i volontari …
… dell’ambulanza, i magistrati, i poliziotti e i militari. Tutti, insomma, cercano un segno esterno per essere identificabili. E’ strano che mentre tutti valorizzano i loro segni di categoria e i loro simboli solo il segno esteriore del prete cattolico con il suo caratteristico abito ecclesiastico lungo deve essere tolto o abbandonato perché considerato arcaico ed obsoleto.

domenica 9 ottobre 2011

Pio XII recita il "Padre Nostro"



Pater noster, qui es in caelis, sanctificetur nomen tuum. Adveniat regnum tuum. Fiat voluntas tua, sicut in caelo et in terra. Panem nostrum quotidianum da nobis hodie, et dimitte nobis debita nostra sicut et nos dimittimus debitoribus nostris. Et ne nos inducas in tentationem, sed libera nos a malo. Amen.

giovedì 6 ottobre 2011

La profezia di Benson: la minaccia dell'umanitarismo






Il volto umano dell'Anticristo

Il vento del pericolo modernista d'inizio Novecento soffia sulle pagine di Robert Hugh Benson che pubblicò nel 1907 un romanzo di fantascienza destinato ad avere grandissimo successo: "Lord of the World" ( "Il padrone del mondo"). Lo scrittore cattolico lancia all'albeggiare del suo secolo uno sguardo profetico, per la fede cattolica e per l'umanità. Cristo è in procinto di essere cacciato dall'Europa; in sua sostituzione sono già pronti molti falsi profeti. La nuova religione della modernità è la religione del benessere. Benson ha una lucidissima intuizione nel denunciare come l'Occidente, nel corso del Novecento, farà registrare una profonda trasformazione culturale, tesa a rimpiazzare l'antropologia e la cosmologia cristiana con l'umanitarismo. Un pericolo per nulla svanito. Anzi, oggi più forte che mai...


Cosa poteva pensare uno scrittore cattolico inglese, all'alba del XX secolo, del futuro che sarebbe toccato alla Chiesa di Roma?

mercoledì 5 ottobre 2011

Alberto Marvelli: Una Luce che non si spegne.



Nonostante la naturalezza e la spontaneità del suo modo di fare, tutti avevano riconosciuto, anche quando era ancora in vita, che Alberto aveva un carisma particolare. La sua fama di santità non si manifestò solo dopo la morte. Il suo educatore, il canonico Baravelli, diceva che “attirava tutti con la sua parola” ottenendo più di quanto otteneva lui stesso. “La sua fama di santità – affermava Zaccagnini – era già diffusa fra quanti lo conoscevano quand’era ancora vivente”. E così altri testimoni. “In vita ebbe fama di giovane esemplare e tutti lo stimavano senza distinzione”. “Durante la vita godeva dell’ammirazione di tutti come giovane cristianamente esemplare”. “Lo sentivo più in alto, vicino a Dio”. Dopo la sua morte viene spontaneo a molti pregarlo e invocarlo; chiedere grazie, aiuto, intercessione. Il maestro Montevecchi “prega sempre Alberto con i suoi scolari”; il fratello Giorgio “lo venera per l’integrità della sua vita”; monsignor Benazzi: “Ogni giorno io lo prego”; il cugino Giorgio: “Da anni uso rivolgermi a lui nei momenti difficili”; e il signor Buccari: “Lo prego tutte le sere”. E così tanti altri. Alcuni asserivano di aver ricevuto grazie e favori per intercessione di Alberto. Agostino Neri conduceva i figli a pregare sulla tomba di Alberto al cimitero, ricorda che “vedeva fiori freschi e lumini accesi in continuità”. “La tomba era molto visitata e ornata di fiori; molte persone andavano a staccare le foglie di edera, cresciute accanto alla tomba, sperando di ottenere grazie”. Alla base di quella venerazione c’era il fatto che Alberto aveva esercitato in maniera straordinaria e costante tutte le virtù cristiane. La fama e la venerazione crescente è attestata da molti, che senza esitazione lo proclamavano santo.

martedì 4 ottobre 2011

Michigan (Usa): l’aborto a nascita parziale diventa illegale




4 ottobre 2011
Piccolo successo pro-life nel Michigan (USA) che si unisce alla grande riforma anti-abortista che ha cominciato ad invadere gli Stati Uniti negli ultimi due anni. Sia il Senato (29 a 8) che la Camera (75 a 33) hanno accolto un disegno di legge che vieta l’aborto a nascita parziale. Il Michigan si accoda così a tanti altri Stati che vietano questa atroce e raccapricciante pratica.
Come abbiamo spiegato nel nostro dossier sulle pratiche abortive, anche attraverso un video dimostrativo, questa tecnica viene utilizzata durante il secondo o terzo trimestre di gravidanza. L’abortista, guidato dagli ultrasuoni, infila delle pinze nel canale cervicale e posiziona il feto umano con i piedi in direzione dell’uscita e la faccia rivolta in basso. Il corpo del bambino viene tirato nel canale di nascita, ma la testa, troppo grande per passare attraverso la cervice, viene lasciata all’interno. Il medico quindi inserisce delle forbici chirurgiche alla base del cranio del feto ancora vivo, praticando un foro e allargandolo con le punte, creando così un’ampia ferita nel cranio. Un aspiratore risucchia quindi il cervello e il cranio, privo del contenuto, si assottiglia fino ad uscire.

Il nuovo ddl consente che un medico che pratichi questa tecnica possa essere incriminato per due anni.

fonte: UCCR

sabato 1 ottobre 2011

LETTERA ENCICLICA MORTALIUM ANIMOS - SULLA DIFESA DELLA VERITÀ RIVELATA DA GESÙ

« Soltanto… la Chiesa cattolica conserva il culto vero. Essa è la fonte della verità; questo è il domicilio della fede, questo il tempio di Dio; se qualcuno non vi entrerà, o da esso uscirà, resterà lontano dalla speranza della vita e della salvezza. E non conviene cercare d’ingannare se stesso con dispute pertinaci. Qui si tratta della vita e della salvezza: se a ciò non si provvede con diligente cautela, esse saranno perdute e si estingueranno »







LETTERA ENCICLICA
MORTALIUM ANIMOS
DI SUA SANTITA
PIO XI
AI VENERABILI FRATELLI PATRIARCHI,
PRIMATI, ARCIVESCOVI, VESCOVI
ED AGLI ALTRI ORDINARI LOCALI
CHE HANNO PACE E COMUNIONE
CON LA SEDE APOSTOLICA
SULLA DIFESA DELLA VERITÀ
RIVELATA DA GESÙ

Venerabili Fratelli, salute e Apostolica Benedizione.

Forse in passato non è mai accaduto che il cuore delle creature umane fosse preso come oggi da un così vivo desiderio di fraternità — nel nome della stessa origine e della stessa natura — al fine di rafforzare ed allargare i rapporti nell’interesse della società umana. Infatti, quantunque le nazioni non godano ancora pienamente i doni della pace, ed anzi in talune località vecchi e nuovi rancori esplodano in sedizioni e lotte civili, né d’altra parte è possibile dirimere le numerosissime controversie che riguardano la tranquillità e la prosperità dei popoli, ove non intervengano l’azione e l’opera concorde di coloro che governano gli Stati e ne reggono e promuovono gli interessi, facilmente si comprende — tanto più che convengono ormai tutti intorno all’unità del genere umano — come siano molti coloro che bramano vedere sempre più unite tra di loro le varie nazioni, a ciò portate da questa fratellanza universale.

lunedì 26 settembre 2011

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

foto tratta dal sito: Difendere la fede

SANTA MESSA
OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Domplatz di Erfurt
Sabato, 24 settembre 2011
Cari fratelli e sorelle!
“Lodate il Signore in ogni tempo, perché è buono”: così abbiamo appena cantato prima del Vangelo. Sì, abbiamo veramente motivo per ringraziare Dio con tutto il cuore. Se in questa città torniamo indietro col pensiero al 1981, l’anno giubilare di sant’Elisabetta, trent’anni fa, ai tempi della DDR – chi avrebbe immaginato che il muro e il filo spinato alle frontiere sarebbero caduti pochi anni dopo? E se andiamo ancora più indietro, di circa settant’anni fino al 1941, ai tempi del nazionalsocialismo, nella Grande Guerra – chi avrebbe potuto predire che il “Reich millenario” sarebbe stato ridotto in cenere già quattro anni dopo?
Cari fratelli e sorelle, qui in Turingia e nell’allora DDR avete dovuto sopportare una dittatura “bruna” [nazista] e una “rossa” [comunista], che per la fede cristiana avevano l’effetto che ha la pioggia acida. Tante conseguenze tardive di quel tempo sono ancora da smaltire, soprattutto nell’ambito intellettuale e in quello religioso. La maggioranza della gente in questa terra vive ormai lontana dalla fede in Cristo e dalla comunione della Chiesa. Gli ultimi due decenni, però, presentano anche esperienze positive: un orizzonte più ampio, uno scambio al di là delle frontiere, una fiduciosa certezza che Dio non ci abbandona e ci conduce per vie nuove. “Dove c’è Dio, là c’è futuro”.

venerdì 23 settembre 2011

SOLO UN PAPA CI PUO' SALVARE. UN GRANDE DISCORSO NON MINIMALISTA SU RAGIONE E POLITICA IN OCCIDENTE


Da "IL FOGLIO" di venerdì 23 settembre 2011
Solo un Papa ci può salvare. Un grande discorso non minimalista su ragione e politica in occidente S olo un Papa ci può salvare. Da tempo Benedetto XVI, regnante con ardente intelligenza e millenaria malizia sulla chiesa cattolica, parlava di Dio, e invitava a pregare e a espiare le colpe personali e della chiesa. Il Ratzinger teologico-politico, quello delle grandi battaglie di cultura e del discorso di Ratisbona, sembrava essersi immerso nelle profonde acque della sola fede.
Faceva, il nostro amato Papa, quello che fecero i gesuiti all`inizio del Seicento, sotto il preposito Acquaviva, un geniale abruzzese, figlio del Duca d`Atri, che cercò di ricostruire in in, teriore Nomine e in nuove regole educative e di preghiera, la spiritualità dell`ordine che era messa in discussione dal multiforme contatto con il mondo, dopo la tempesta Luterana e il dramma del chiostro vissuto dal monaco agostiniano che aveva rotto l`unità del cristianesimo d`occidente con il suo tremendo genio religioso e la sua grandiosa eresia carica di modernismo.
Ieri, nello splendido discorso tenuto al Bundestag, il Parlamene to della sua patria, è riemerso in chiara, mite e fulgidissima luce - la luce dell`intelligenza e della ragione - quel formidabile professor Ratzinger che fu eletto alla guida della chiesa di Roma su una piattaforma di lotta intellettuale ed etica alla deriva relativista e nichilista dell`occidente moderno. Che solo un Papa può salvare (altro che il Dio oscuro di Martin Heidegger).
Benedetto ha sorpreso tutti. Niente affiato pastorale minimalista, niente catechesi ordinaria, e invece un energico, nitido e straordinario richiamo alla sostanza di ciò che è politico, pubblico, e alla questione filosofico-giuridica di come si possa fare la cosa giusta, condurre una vita giusta, reggere governi e stati giusti, fare leggi giuste in un mondo che non dipende più dalla tradizione, dall`autorevolezza intrinseca della fede, ma dalla democrazia maggioritaria.

Testo dell'omelia di papa Benedetto XVI all'Olympiastadion di Berlino


Pubblichiamo il testo dell'omelia di papa Benedetto XVI all'Olympiastadion di Berlino

Cari confratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
cari fratelli e sorelle,


lo sguardo all’ampio stadio olimpico che voi riempite oggi in gran numero, suscita in me grande gioia e fiducia. Saluto con affetto tutti voi: i fedeli dell’Arcidiocesi di Berlino e delle Diocesi tedesche, nonché i numerosi pellegrini provenienti dai Paesi vicini. Quindici anni or sono, per la prima volta un Papa è venuto nella capitale federale Berlino. Tutti – anche io personalmente - abbiamo un ricordo molto vivo della Visita del mio venerato Predecessore, il Beato Giovanni Paolo II, e della Beatificazione del Prevosto del Duomo di Berlino Bernhard Lichtenberg – insieme a Karl Leisner – avvenuta proprio qui, in questo luogo.
Pensando a questi Beati e a tutta la schiera dei Santi e Beati, possiamo capire che cosa significhi vivere come tralci della vera vite che è Cristo, e portare frutto. Il Vangelo di oggi ci ha richiamato alla mente l’immagine di questa pianta, che è rampicante in modo rigoglioso nell’oriente e simbolo di forza vitale, una metafora per la bellezza e il dinamismo della comunione di Gesù con i suoi discepoli e amici, con noi.

giovedì 22 settembre 2011

«Esiste una sola famiglia»


«Esiste una sola famiglia», è rozza anche la Consulta?


di Marco Ciamei
22-09-2011

Oramai siamo tutti al corrente del polverone sollevato dalle recenti dichiarazioni di D’Alema sul matrimonio omosessuale, oltre che dalle sue successive immediate scuse per la presunta “rozzezza” della sua interpretazione dell’art. 29 della Costituzione.
Sorvoliamo un attimo sul comportamento ambivalente dell’uomo politico e sulla impressionante “capacità di fuoco” delle lobby omosessuali (…e poi ci vengono a criticare per l’Inquisizione di qualche secolo orsono!), concentriamoci piuttosto sulla presunta “rozzezza” dell’interpretazione secondo cui l’art. 29 della Costituzione impedirebbe il matrimonio tra omosessuali.
Dobbiamo passare davvero per rozzi se facciamo una simile affermazione?
Che ne dite se lasciamo la parola a chi, per competenza professionale e funzione istituzionale, davvero rozzo non può essere definito nelle materie giuridiche: la Corte Costituzionale.
Farà piacere sapere che il 15 aprile 2010 è stato pubblicato il testo integrale della sentenza n. 138 della Corte Costituzionale, con la quale sono stati “respinti” i ricorsi proposti da due coppie di omosessuali.
Vogliamo esaminarla insieme?
Come funzionano le decisioni della Corte Costituzionale.
Prima di tutto occorre spiegare brevemente come funziona un giudizio di legittimità costituzionale.
Uno o più cittadini si rivolgono ad un giudice per far valere quello che ritengono un proprio diritto. Questo giudice si trova a dover fornire una risposta positiva o negativa che richiede l’applicazione di una norma giuridica: questa norma, però, potrebbe essere ritenuta dallo stesso giudice in contrasto con la Costituzione.
In questo caso, dunque, il giudice rimette la “questione di legittimità costituzionale” davanti alla Corte Costituzionale, la quale deciderà in tre modi:
a) inammissibilità se la questione non può essere esaminata per motivi di procedura o semplicemente perché la Corte non si può pronunciare per come richiesto dal giudice rimettente;
b) manifesta infondatezza, se la questione non merita neppure di essere approfondita in quanto la norma denunciata dal giudice rimettente è con tutta evidenza rispettosa della Costituzione;
c) fondatezza o infondatezza, se la questione è tale da dover essere esaminata e, quindi, accolta o meno alla luce delle argomentazioni fornite dalla Corte.
Nel caso di fondatezza, la norma viene “espulsa” dall’ordinamento; nel caso di infondatezza, rimane intatta così come era.
Sorvoliamo su alcune ipotesi, diciamo così, “intermedie”: non ci interessano ora.

lunedì 12 settembre 2011

Domus orationis vocabitur, ma non sempre è così…






Durante la celebrazione eucaristica domenicale, un pastore di una comunità evangelica -accorso per partecipare ad un rito nuziale e non, certamente, per cibarsi di Cristo, realmente presente nel mirabile Sacramento dell’Altare- si è seduto proprio davanti a me, verso gli ultimi posti.
Con molto dispiacere, ho notato che costui, durante la frazione del Pane, non ha fatto altro che stare con le mani in tasca, incurante evidentemente della presenza di Dio sull’Altare e nel Tabernacolo. Così, al termine della Santa Messa, con il garbo richiesto da Gesù quando parla della cosiddetta “correzione fraterna”, ho fatto notare al pastore il suo atteggiamento fisico, certamente poco rispettoso verso un luogo sacro, qual è un tempio. Con grande stupore ed incredulità, dopo aver cercato di difendersi, non ha potuto fare altro che scusarsi. Il problema, però, è un altro! Se costui, infatti, avesse voluto mettermi in seria difficoltà, avrebbe potuto tranquillamente farlo, evidenziando l’atteggiamento ambiguo verso l’Eucaristia da parte dei cattolici presenti: urla, utilizzo dei telefonini come se ci si trovasse dappertutto tranne che in un luogo sacro, abbigliamento da sfilata di moda, ed altri comportamenti di palese irriverenza verso la sacralità della liturgia stessa. E non solo.

In quell’occasione, cioè durante la Messa domenicale comunitaria, in cui solitamente vi è un coro che guida l’assemblea e la illumina nel canto -almeno così dovrebbe essere-, è stato dato totalmente spazio a due musicanti (un uomo e una ragazza) che con l’ausilio del pianoforte -e sottolineo pianoforte- se la sono cantata e suonata, escludendo completamente l’assemblea e trasformando, di fatto, la celebrazione eucaristica -di cui la musica è parte integrante- in un puro spettacolo da piano bar.

Più volte ho scritto che i peggiori atti di sciacallaggio liturgico avvengono specialmente durante i matrimoni e i funerali, ed è sempre vero! Come quando, durante una Messa nuziale, vennero propagate canzoni di Eros Ramazzotti e di Lucio Dalla o, in occasione di un funerale, altre di Renato Zero…

A questo punto, dobbiamo avere la consapevolezza che la partita tra la liturgia e tutto ciò che le è contrario non si gioca in Vaticano, nelle Cattedrali o nelle grandi Basiliche. La partita vera si gioca nelle piccole comunità dove, spesso, la distrazione dei parroci e la tiepidezza dei fedeli producono una miscela di irriverenza e di disinteresse nei confronti del sacro e autorizzano anche i non cattolici a comportarsi senza rispetto, come nel caso sopra riportato.

Purtroppo, stiamo sciupando il mistero eucaristico, riducendolo ai nostri capricci e alla nostra mentalità mondana, alla nostra sporcizia e alla nostra comodità. Ed anche il senso autentico del ministero del presbìtero nella liturgia si sta annacquando: ministranti -anche donne e bambini- che fungono da accoliti, aprendo e chiudendo il Tabernacolo, distribuendo l’Eucaristia e purificando il Calice prima dell’orazione finale; oppure da Diaconi, elevando assieme al presidente il Calice o la Patena durante la dossologia. Per non entrare, poi, nella questione dei cosiddetti “ministri straordinari” dell’Eucaristia: in questo caso, gli abusi abbondano esageratamente! Ricordo di aver scritto varie lettere, poco tempo addietro, ad un Ordinario Diocesano e a due Prefetti Vaticani per segnalare gli abusi che venivano compiuti in una Parrocchia nella quale, ormai, decine e decine di fedeli, a turno, mentre il celebrante se ne stava comodamente seduto, distribuivano l’Eucaristia, anche in modo non decoroso: una signora, un giorno, distribuì la Comunione tenendo il bambino in braccio, con il rischio che le potesse cadere le pisside dalla mano… Peccato che nessuno, tra le persone informate, abbia preso alcun provvedimento per risanare quell’assurda situazione. Ci troviamo di fronte, come si vede, ad un gravissimo momento di relativismo liturgico.

Il paradosso è che tale fenomeno continua ad avvenire proprio nel periodo in cui sulla Cattedra Petrina siede uno dei Pontefici che, più di ogni altro, sta mettendo la Chiesa in guardia dal relativismo: Benedetto XVI. Ma, come sappiamo, quando ad emergere è lo spirito di ribellione, di disobbedienza e di superbia, non si ascoltano nemmeno le parole di colui il quale parla nel nome di Cristo: Benedictus qui venit in nomine Domini!

A questo punto, allora, per porre rimedio a questa deriva liturgica, dovremmo meditare a lungo su ciò che avviene ai discepoli di Emmaus i quali, pur camminando in compagnia di Gesù, non sono nelle condizioni di poterlo riconoscere: “i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo” (Lc 24, 16). Solo facendo l’esperienza eucaristica, gli stessi discepoli si rendono conto di trovarsi dinnanzi a Gesù risorto: “Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero” (Lc 24, 30-31).

Perciò, solo dinnanzi a Gesù Eucaristia, quei discepoli diventano consapevoli anche del fatto che, ancor prima, mentre ascoltavano la voce del Signore ardeva il loro cuore. Ma questo, solo dopo averlo riconosciuto nel mirabile Sacramento dell’Eucaristia. Ecco perché risulta impensabile ogni atteggiamento di irriverenza verso il Santissimo Sacramento dell’Altare.

Ogni qual volta ridicolizziamo Gesù -perché di questo si tratta- non siamo nelle condizioni di riconoscerlo vivo e vero, nel Pane e nel Vino, nostro cibo e bevanda di salvezza. Come ho già avuto modo di scrivere in un mio recente articolo sull’Eucaristia nell’ambito del satanismo, in ogni profanazione eucaristica, Gesù, il buon pastore, è nuovamente costretto a subire l’umiliazione della colonna. Ma il suo preziosissimo corpo non è più dilaniato da verghe, da bastoni spinosi con nodi a punta, da cinghie munite di uncini all’estremità, bensì da forme irriguardose, compiute dalla creatura umana, quando diviene strumento nelle mani del male assoluto.

Gesù Eucaristia, pur subendo oltraggi gravissimi, rimane silenzioso, inerme. Il suo splendore e la sua luminosità non si affievoliscono solo perché, quale Agnello mansueto, vuole continuare ad elargire a noi, sue creature, il dono di averlo come nostro nutrimento. Ogni Domenica, al termine di molte celebrazioni, si potrebbe scrivere qualcosa. Ma, quasi sempre, gli articoli e le lettere vengono considerate “cose morte” da chi le riceve e, quindi, non bastano! Solo attraverso la preghiera si possono cambiare le cose.

“L’Eucaristia -scrive Giovanni Paolo II- è un dono troppo grande per sopportare ambiguità e diminuizioni”; e Alexandrina da Costa: “Quali crimini si commettono contro di me nella Eucaristia! Io vorrei molte guardie fedeli, prostrate davanti ai Tabernacoli, per non lasciarvi accadere tanti e tanti crimini”. Maria Santissima, eletta fin dal principio quale tabernacolo immacolato di Cristo, ci aiuti a crescere nella consapevolezza che la Chiesa, nata dal costato del suo Figlio, non può non vivere di Eucaristia e perché, divenendo sempre più coerenti con la nostra Fede, possiamo impegnarci -come auspicava il Missionario Apostolico Don Matteo Lamanna- nel dare ripari al Tabernacolo.


Stefano Cropanese