lunedì 20 febbraio 2012

Salva la tua anima, inizia subito i primi 9 venerdi' del mese

Gesù rivela a Santa Margherita Maria Alacoque:

primi none 9 venerdi' del mese,devozione sacro cuore
A tutti quelli che, per nove mesi consecutivi, si comunicheranno al primo venerdì d'ogni mese, io prometto la grazia della perseveranza finale: essi non morranno in mia disgrazia, ma riceveranno i Santi Sacramenti (se necessari) ed il mio Cuore sarà loro sicuro asilo in quel momento estremo.Una volta il Signore, mostrandole il Cuore e lamentandosi delle ingratitudini degli uomini, le chiese che in riparazione si frequentasse la Santa Comunione, specialmente nel Primo Venerdì d'ogni mese.Spirito di amore e di riparazione, ecco l'anima di questa Comunione mensile: di amore che cerca di contraccambiare l'ineffabile amore del Cuore divino verso di noi; di riparazione per le freddezze, le ingratitudini, il disprezzo con cui gli uomini ripagano tanto amore.Moltissime anime abbracciano questa pratica della Santa Comunione nel Primo Venerdì del mese per il fatto che, tra le promesse che Gesù fece a S. Margherita Maria, vi è quella con la quale Egli assicurava la penitenza finale (cioè la salvezza dell’anima) a chi per nove mesi consecutivi, nel Primo Venerdì, si fosse unito a Lui nella Santa Comunione.

Ma non sarebbe molto meglio deciderci per la Santa Comunione nei Primi Venerdì di tutti i mesi della nostra esistenza? Tutti sappiamo che, accanto a gruppi di anime ferventi che hanno compreso il tesoro nascosto nella Santa Comunione settimanale, e, meglio ancora, in quella quotidiana, vi è un numero sterminato di coloro che raramente durante l'anno o solo a Pasqua, si ricordano che vi è un Pane di vita, anche per le anime loro; senza tener conto di quanti neppure a Pasqua sentono il bisogno del nutrimento celeste. La Santa Comunione mensile costituisce una buona frequenza alla partecipazione dei divini misteri. Il vantaggio e il gusto che da essa l'anima ritrae, forse indurranno dolcemente a diminuire la distanza tra un incontro e l'altro col Maestro divino, fino anche alla Comunione quotidiana, secondo il desiderio vivissimo del Signore e della Santa Chiesa. 

Un mito per tutti: Giordano Bruno
























Un po’ similmente all’affaire Galileo, (di cui in queste colonne s’è detto http://www.meridianamagazine.org/20110616/galileo-e-la-chiesa/) la cui sola rimembranza già eccita gli animi e scalda le fantasie d’ogni onesto e verace anticlericale, anche il rogo di Giordano Bruno ravviva i bollori dei più appassionati difensori della libertà contro l’oscurantismo e l’oppressione ecclesiastica di quei tempi come di oggi.


Ed è così che nel giorno della ricorrenza della morte di Giordano Bruno, il 17 febbraio 1600, sui social network più importanti sono apparse pagine dedicate al martire del cosiddetto libero pensiero contro la tirannia della Chiesa cattolica. Tuttavia qualche osservazione occorre pure che si avanzi per disilludere gli illusi e per riportare i fatti storici, i principi epistemologici e le profondità teologiche alle loro corrette misure. In primo luogo occorre descrivere il lato soggettivo. Giordano Bruno, al secolo Filippo Bruno, già! perché era un domenicano che cambiò nome in Giordano in onore del suo maestro, domenicano anch’esso, Giordano Crispo, aveva preso i voti, più per convenienza che per vocazione; i biografi di Bruno attestano infatti che così egli avrebbe più tranquillamente potuto continuare i suoi studi e coltivare i suoi interessi non dovendo provvedere a tutte le consuete preoccupazioni della vita laicale. 

giovedì 9 febbraio 2012

Pio XII eroe durante l’Olocausto, lo dimostrano storici ed ebrei


Capita spesso di sentire detrattori e “intellettuali” giustificare l’ormai palese merito della Chiesa e delle sue istituzioni religiose nel salvare dall’Olocausto migliaia di ebrei, parlando di sole iniziative personali dei religiosi che sarebbero stati addirittura abbandonati a loro stessi dalle alte gerarchie ecclesiastiche.
Studi recenti provano invece il contrario: uno sforzo coordinato e segreto ad ogni livello gerarchico, come sostengono i numerosi esperti in occasione delle attribuzioni del titolo di Giusto Fra le Nazioni da parte proprio degli ebrei salvati o dei loro discendenti.
Da questi documenti emerge innanzitutto la struttura gestita capillarmente dell’opera di salvataggio, non ottenibile senza un riferimento “in alto”. A sostegno di questa tesi si riportano i seguenti dati:

giovedì 2 febbraio 2012

Il peccato degli angeli e la caduta di Lucifero



Meditazione di Don Marcello Stanzione

Dio si è dunque compiaciuto nel creare gli Spiriti angelici, in essi Egli ha moltiplicato le perfezioni: Li ha colmati di grazie. Essi sono innumerevoli e, nonostante ciò, ognuno di loro possiede la sua propria personalità, inconfondibile con nessuna altra. Tante diversità e splendori riuniti basterebbero pienamente a magnificare il Creatore. Ma il capolavoro dei capolavori, la meraviglia delle meraviglie alla quale il Signore ha dato l’essere in questi primi istanti della Creazione, è un Serafino. In lui, il genio divino si è superato. Tutti gli altri Angeli si estasiano davanti a questo Principe.“Tu sei un modello di perfezione, pieno di saggezza, meraviglioso in bellezza. Tu sei, nell’Eden, il giardino di Dio. Tutte le pietre preziose formano il tuo mantello : sardonio, topazio, diamante, crisolito, onice, diaspro, zaffiro, smeraldo ; d’oro lavorato sono i tuoi pendenti e le tue pagliette”. Serafino, questo Spirito era già al vertice della Gerarchia angelica e, primo del primo Coro, egli è incontestabilmente il capo di quella Corte che si accosta, splende, intorno all’insondabile penombra dove Dio si tiene nascosto.

mercoledì 1 febbraio 2012

Applausi


Scritto da Gianpaolo BARRA


Scrivo queste righe alla vigilia della messa in scena di uno spettacolo (?) teatrale che, a detta di molti, è gravemente offensivo nei confronti di Gesù Cristo e quindi blasfemo. Un a me del tutto ignoto regista si sta guadagnando l’onore della cronaca e un fuggevole momento di celebrità per una piece che prevede, tra altre scene, anche quella del lancio di oggetti e quant’altro contro un famoso dipinto del volto di Cristo, inequivocabile manifestazione della volontà di colpire il Figlio di Dio, checché ne smentisca l’autore. Una salutare risposta dei cattolici è annunciata in molte città italiane, reazione che – come si conviene a dei credenti – si concretizza soprattutto nella celebrazione di SS Messe e nella recita del Rosario per riparare l’offesa fatta a Dio. La quale, essendo pubblica, necessita, appunto, di una riparazione pubblica.
Così stanno le cose mentre scrivo.