lunedì 22 maggio 2017

Il fallimento della legge 194.


di Giuliano Guzzo

Vi sono ancora, a quasi quattro decenni dall’entrata in vigore della Legge 22 maggio 1978, n. 194, valide ragioni a suffragio dell’aborto legale? Apparentemente sì. Anzi, sembrano esservene talmente tante che non esisterebbe neppure un valido argomento per opporvisi, pena accuse che spaziano dalla violazione dei diritti della donna a spietate nostalgie medievali. Tuttavia, se analizzate attentamente ed al di là della retorica si scopre come, in realtà, le tesi giustificative della depenalizzazione della pratica abortiva risultino sorprendentemente fragili, quando non del tutto infondate anche se, a prima vista – occorre riconoscerlo – ben confezionate e convincenti. Passiamo allora in rassegna, al fine di poterne valutare l’effettiva consistenza, i cinque più diffusi argomenti a favore dell’aborto legale, che sono quelli dell’aborto clandestino, della salute della donna, del caso di stupro, dell’esercizio di libertà della donna e della maggioranza degli ordinamenti giuridici.
Per contrastare l’aborto clandestino

E’ un argomento condiviso da quasi tutti, persino da molti cattolici, ma fallace sotto il profilo sia logico sia e pratico. La prima criticità concerne la logica secondo cui, se esistente e ritenuto non eliminabile del tutto, un fenomeno deve essere legalizzato. Ricorrendo allo stesso, fallace ragionamento, si dovrebbe ritenere corretto legalizzare realtà esistenti e non eliminabili del tutto quale il furto, l’evasione fiscale, le bustarelle, lo spaccio e altro ancora: il che sarebbe assurdo. Perché dunque quello che non vale per furto, evasione ed altro dovrebbe valere per l’aborto? Tanto più che – e veniamo al lato pratico – l’aborto clandestino, dopo decenni di legalizzazione, rimane, eccome: le stesse, prudentissime (e non aggiornate) stime ministeriali alludono ad almeno di 15.000 casi l’anno: troppi per brindare all’avvenuta eliminazione degli aborti clandestini. Senza considerare che ormai pure gli studiosi abortisti riconoscono come, per ridurre davvero gli aborti, occorrano norme restrittive (Perspectives on Sexual and Reprod H 2017).
Per la tutela della salute della donna