settembre 5, 2011
Dalle messe “talk-show”, alle chitarre in chiesa, per arrivare a tabernacoli e crocifissi relegati in un angolo, balaustre e altari demoliti, tavolini al posto dell’altare “vero” pur di celebrare verso il popolo, liturgia incentrata sul celebrante-attore, comunione sulle mani, proibizione di inginocchiarsi, cartelloni colorati, testimonianze-omelie di laici durante la messa: queste e tante altre novità sono state introdotte proprio “in nome del Concilio”. Ok, ma non è chiaro a quale concilio si riferiscano, dal momento che il Concilio Ecumenico Vaticano II non parla di tutte queste cose. Anzi, rileggendo la Costituzione conciliare “Sacrosantum Concilium” emergono alcuni orientamenti dei padri conciliari, che invece i nostri parroci sembrano aver dimenticato “in nome del Concilio” – il quale però diceva:
36.1L’uso della lingua latina, salvo diritti particolari, sia conservato nei riti latini.
36.2 Dato però che, sia nella messa che nell’amministrazione dei sacramenti, sia in altre parti della liturgia, non di rado l’uso della lingua nazionale può riuscire di grande utilità per il popolo, si conceda alla lingua nazionale una parte più ampia, specialmente nelle letture e nelle ammonizioni, in alcune preghiere e canti, secondo le norme fissate per i singoli casi nei capitoli seguenti.
116. La Chiesa riconosce il canto gregoriano come canto proprio della liturgia romana; perciò nelle azioni liturgiche, a parità di condizioni, gli si riservi il posto principale. Gli altri generi di musica sacra, e specialmente la polifonia, non si escludono affatto dalla celebrazione dei divini uffici, purché rispondano allo spirito dell’azione liturgica, a norma dell’art. 30.
Insomma la “Messa del Concilio” sarebbe più o meno questa:
fonte: Continuitas
Suggerisco di dare un'occhiatina anche a questo video...
RispondiEliminaGrazie della segnalazione Tripudio! Sono praticamente inguardabili dall'inizio alla fine!
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