Un bagno di folla, il penultimo sullo sfondo del Vaticano, prima di salire su un angolo del Tabor come gli Apostoli, e a differenza di loro rimanervi per essere, lontano dagli occhi del mondo, ogni giorno vicino al cuore della Chiesa, con le residue energie spese per servirla nella preghiera. Al suo ultimo affacciarsi dalla finestra che lo ha visto benedire per otto anni le folle della domenica, il Papa regala un nuovo squarcio su ciò che sarà per lui tra 72 ore.
E il Vangelo della seconda domenica di Quaresima – la trasfigurazione di Gesù davanti a Pietro, Giacomo e Giovanni – gli offre l’immagine per la similitudine più suggestiva. Questo brano "particolarmente bello", dice, è una "parola di Dio che sento in modo particolare rivolta a me, in questo momento della mia vita”:
“Il Signore mi chiama a ‘salire sul monte’, a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione. Ma questo non significa abbandonare la Chiesa, anzi, se Dio mi chiede questo è proprio perché io possa continuare a servirla con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui l’ho fatto fino ad ora, ma in un modo più adatto alla mia età e alle mie forze”.
Gli applausi ripetuti danno calore ai deboli sprazzi di sole che si accendono e spengono sugli oltre 100 mila che si sono dati appuntamento per guardare un ultima volta il Papa alla sua finestra. I quattro maxischermi nella piazza rinviano il volto di Benedetto XVI in ogni sua espressione e qualche volta anche quella dei presenti, più d’una venata di commozione. Ma c’è un mondo di centinaia di milioni di telespettatori collegato in mondovisione, che non vuole perdersi questo momento.
A chiunque lo ascolti, Benedetto XVI affida un nuovo pensiero, uno degli ultimi di un magistero che chi lo ha seguito con attenzione e puntualità, credenti e non, sa già che è entrato nella storia. Non a caso il Papa parla ancora di preghiera. Anzi dice… “…il primato della preghiera, senza la quale tutto l’impegno dell’apostolato e della carità si riduce ad attivismo. Nella Quaresima impariamo a dare il giusto tempo alla preghiera, personale e comunitaria, che dà respiro alla nostra vita spirituale. Inoltre, la preghiera non è un isolarsi dal mondo e dalle sue contraddizioni, come sul Tabor avrebbe voluto fare Pietro, ma l’orazione riconduce al cammino, all’azione”.
Sguardo in alto, a decine di migliaia annuiscono e applaudono. Moltissime delle persone in Piazza San Pietro appartengono a movimenti e associazioni cattoliche, che sanno – per vita vissuta – che lo stare in raccoglimento è il preludio al rimboccarsi le maniche per trasformare la carità in fatti. Molti gli striscioni, in tante lingue, testimoniano il loro affetto al “Cristo in terra”. Uno, cubitale, dice “Noi ti abbiamo capito e continueremo ad amarti”. E a quel mondo in una piazza, tutto lì per lui, Benedetto XVI esprime la sua gratitudine. “Grazie” è la sua prima parola, grazie è la sua ultima:
“Vi ringrazio per l’affetto e la condivisione, specialmente nella preghiera, di questo momento particolare per la mia persona e per la Chiesa. A tutti auguro una buona domenica e una buona settimana. Grazie, nella preghiera siamo sempre vicini!”.
Un ultimo saluto, braccia protese verso la folla, poi Benedetto XVI si ritira e la finestra si chiude. Ma passano pochi istanti e la sua parola torna a "correre" sugli smartphone, i tablet, i social media. Un tweet che è insieme richiesta e certezza: "In questo momento particolare, vi chiedo di pregare per me e per la Chiesa, confidando come sempre nella Provvidenza di Dio".
Fonte: Radio Vaticana
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