Fonte: Il Corriere del Sud
Sono sbalordito e indignato e spero di avere ancora il diritto di poterlo ripetere pubblicamente, prima che i nostri soloni parlamentari votino qualche “legge” che tenterà di impedirmelo e di chiudermi la bocca; indignato nel sentire che in alcuni comuni, primi della classe come Bologna, gli amministratori, in sordina, sostituiscono nei registri scolastici delle elementari i vocaboli“padre” e “madre” con “genitore uno” e “genitore due”, ciò per non “discriminare” la“famiglia” omosessuale, mentre tranquillamente affossano quella vera. Mi chiedo se cancelleranno anche dal vocabolario le due parole più sante del mondo, inventandosi “una neolingua di stampo orwelliano” come paventa “Il Foglio quotidiano” (27-IX-2013). Molti amici che incontro per la strada si dicono dapprima increduli per la enormità della cosa, poi esterrefatti di fronte alla improntitudine con cui questi signori, padroni della “cosa pubblica”, in nome della “libertà” e della “uguaglianza”, pensano di stravolgere senza vergognarsene la realtà e l’evidenza stabilite dalla natura!
Certo, a tanto sfascio non si è arrivati di colpo. Esso è stato preparato da molto tempo; queste cose, o cose di questo genere, infatti, le avevo già sentite nelle assemblee universitarie o lette su giornali e volantini durante la “rivoluzione” del “68”, quando, frammiste agli slogan della lotta proletaria per il comunismo, dagli stessi “lottatori”, giovani intellettuali borghesi, venivano pronunciate e scritte esplicite proposizioni contro la famiglia, contro i padri e i maestri, in favore della libertà sessuale, l’amore di gruppo, la liberazione con la droga, la liberazione della donna, il femminismo e perfino – chi lo crederebbe! – la liberazione sessuale dei bambini, sì, la…pedofilia! Io c’ero in mezzo e sono buon testimone tanto che potrei ricavarne un grosso quaderno.
Qualcuno allora mi spiegò che si trattava delle due facce della medesima “rivoluzione”, l’una, diciamo, “politica” che tentava di imporre il comunismo anche nella nostra patria e che, per fortuna degli stessi “compagni”, fallì perché venne rifiutata dalla stragrande maggioranza degli italiani; l’altra, invece, che fin da subito si chiamò “culturale”, attaccando l’uomo nello spirito e nei costumi – in interiore homine, direbbero S. Paolo e S. Agostino – ebbe in quegli anni una forte semina che ora dà i frutti di cui “godiamo”; in particolare, nella fase attuale, essa si prefigge la demolizione completa della famiglia, quale è esistita da sempre, e la sostituzione con“un’altra” inventata dal niente: i “demolitori” sono più o meno gli stessi. Smesso l’eskimo, hanno indossato l’abito firmato, uniforme che distingue la loro casta danarosa di intellettuali borghesi, si sono dati anima e corpo al trionfo della seconda “faccia” della rivoluzione e, nel frattempo, hanno allevato a loro immagine e somiglianza una vasta schiera di “figli” e “nipoti” che ora siedono insieme nel parlamento, nei tribunali, nelle università, tengono presidenze, dirigono giornali e case editrici, producono film, sono sindaci di piccole e grandi città, concionano dalle televisioni pagate da noi anche contro la Religione (a Rai 3 gli permettono di insultare perfino la Madonna!), insomma hanno creato una “cultura” a cui tutti devono genuflettersi per forza... Ma sono sempre loro, quelli del “68”, o da esso discendenti, che hanno aggiornato e riveduto il verbo marxista e si sono riciclati e adattati alla nuova temperie. E, tuttavia, non immaginavo che potessero partorire la buffonata tragica della abolizione dei “vocaboli”, “padre” e “madre”, andando contro i sentimenti più sicuri del vero popolo italiano.
Domande: hanno toccato il fondo? Si fermeranno? Ci saranno prossime “conquiste”?
La risposta è semplice: non si fermeranno perché la “rivoluzione” non ha fondo, la costruzione dell’“uomo nuovo”, a cui hanno sempre teso, non conosce la parola fine. Lorsignori, semmai, potranno fare le finte di una ritirata strategica coi classici “tre passi avanti e due indietro”, o per illudere gli ingenui o studiare meglio le mosse, i tempi e i modi futuri, quando il popolo magari non li capisce o li rifiuta come – ad esempio – accadde nel famoso referendum da essi voluto contro la “legge 40”, del 12-13 giugno 2005, che persero clamorosamente; ma la “rivoluzione” non può fermarsi, perché ha una metafisica religiosa, anche se di religionecapovolta, e quindi nella sua stessa essenza è necessitata al perenne movimento in avanti, vogliosa sempre come la bestia dantesca che “dopo il pasto ha più fame che pria”. Per capirci qualcosa, onde evitare facili confusioni o dare inutili calci al vento, occorre sapere che essa è – per diametrum – contro ciò che la Chiesa Cattolica, nonostante peccati e mancanze di suoi uomini, ha sempre insegnato alla luce del diritto naturale e del Vangelo; che la rivoluzione non è nata ieri ma, con le modalità che stiamo vedendo in questi tempi, è stata preparata un passo alla volta da diversi secoli; che è diretta da intelligenze abilissime e occulte che vi lavorano a tempo pieno notte e giorno; che è finanziata da “monetieri” senza nome né patria che possono muovere montagne di dollari con uno schiocco delle dita, magari affamando o arricchendo chi vogliono loro; che ha una legione di seguaci ammaestrati, più spesso di “mezze figure” prone ai voleri di quelle “intelligenze” ma che, innalzate a posti importanti, ne eseguono poi gli ordini: è ciò che vediamo fare a certi piccoli politici spesso votati con entusiasmo anche da cattolici ingenui.
A questo proposito verrebbe da ironizzare sulla “sorpresa” e lo stupore della curia di Treviso dove il sindaco della città (“cattolico praticante, lunga militanza negli scout” come scrive “Avvenire”, 18-6-2013), appena eletto con la malleveria – immagino – di molti chierici in una lista di sinistra, ha subito aperto ai “matrimoni” gay. Mi chiedo soltanto: perché sorprendersi o perché stupirsi?!
Attenzione! Alla Camera stanno limando, nel gran silenzio dei mezzi di informazione, una“legge” contro la cosiddetta “omofobia”. Se approvata, sarà vietato a chiunque il dissenso sui cosiddetti “matrimoni” fra gay e le loro adozioni di bambini; di conseguenza, mentre questi signori per ora si limitano a disturbare e impedire con la violenza un libero, pacifico e legittimo convegno di cattolici sulla famiglia come, ad esempio, è avvenuto a Casale Monferrato (v. “Libero”, 24-IX-2013 e “Avvenire”, 28-IX-2013), dopo la prossima approvazione, potranno perseguire i “colpevoli” anche a colpi di codice penale. Noi poveri dissenzienti, cattolici o no, siamo avvertiti: non solo ci accuseranno di talebanismo, fondamentalismo, razzismo e perfino di mancanza di amore verso il prossimo e di poco spirito evangelico ma ci costringeranno con la forza della “legge” ad approvare le loro azioni, e magari a mostrarci con la faccia giuliva e contenta e a battere loro le mani… Già se ne vedono i prodromi con quanto sta accadendo a Guido Barilla, noto imprenditore della pasta, reo di aver confessato di preferire, per la sua azienda, innocenti spot pubblicitari in cui è protagonista una famigliola tradizionale composta da padre, madre e figli: gli hanno scatenato contro un pandemonio, è accaduto “un casu di Sciacca” diremmo noi siciliani, con “illustri” personaggi che, perdendo calma e sicumera, sono passati con rabbia all’insulto volgare: “Barilla è un cretino!” ha sentenziato uno di costoro che spesso canta in televisione e molti lo applaudono. Per chi, poi, si dichiara “cattolico, apostolico e romano” come il sottoscritto, si prospettano tempi molto più duri visto che il Catechismo, firmato da Giovanni Paolo II nel 1992, al numero 2357 dice che certi atti “sono contrari alla legge naturale” e “in nessun caso possono essere approvati”.
Mi piace terminare con le parole profetiche di un grande scrittore inglese, G. K. Chesterton (1874-1936), riportate in questi giorni da diversi quotidiani: “La grande marcia della distruzione culturale proseguirà. Tutto verrà negato… Accenderemo fuochi per testimoniare che due più due fa quattro. Sguaineremo spade per dimostrare che le foglie sono verdi in estate”.
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