giovedì 21 maggio 2015

Bagnasco: "Gender e Divorzio breve, minacce alla famiglia."



                                    



di Luana Pollini

Famiglia, scuola, teoria del gender, unioni civili, immigrazione, cristiani perseguitati. Come un fiume in piena mons. Angelo Bagnasco, nel discorso di apertura dell’assemblea Cei, ha affrontato i temi di stretta attualità con cui la Chiesa è chiamata a confrontarsi. A partire dalla riforma dell’istruzione su cui la politica e i sindacati non smettono di dibattere. “Con il Papa diciamo no ad una scuola dell’indottrinamento, della colonizzazione ideologica – ha spiegato il presidente dei vescovi italiani – Diciamo sì alla scuola libera, libera non perché sganciata dal sistema scolastico nazionale, ma perché scelta dai genitori, primi e insostituibili educatori dei loro figli. Sarebbe il tempo di attuare quanto previsto dalla legge 62/2000 a proposito del ‘sistema italiano della pubblica istruzione’, nel quale sia la scuola statale sia le scuole paritarie vengono riconosciute a pieno titolo pubblico servizio”. In questa prospettiva, secondo Bagnasco, “si giustifica il ‘bonus’ per i genitori da utilizzare nell’istituto prescelto”.



Per superare lo scontro in atto in Parlamento e nelle strade “il buon senso e la storia suggeriscono di trovare delle sintesi in tempi ragionevoli, magari distinguendo temi e obiettivi. Chi non ricorda, un anno fa, i 300 mila col Papa per un vero patto educativo, e per una buona scuola in Piazza San Pietro? Quella visione e quell’onda non sono scomparse. E’ l’onda di un popolo che è appassionato per il futuro del Paese, futuro che passa attraverso l’educazione delle giovani generazioni”. Ma tra le pieghe della riforma le insidie non mancano, una su tutte: la teoria del gender. “E’ utile segnalare che, tra le modifiche approvate in Commissione al testo in questione – ha proseguito – vi è quella che prevede l’insegnamento della parità di genere in tutti gli istituti. Una simile previsione sembra rappresentare l’ennesimo esempio di quella che Papa Francesco ha definito ‘colonizzazione ideologica: entrano in un popolo con un’idea che non ha niente a che fare col popolo; con gruppi del popolo sì, ma non col popolo, e colonizzano il popolo con un’idea che cambia o vuol cambiare una mentalità o una struttura”.

Quello sul gender imparato fra i banchi di scuola non è l’unico passaggio critico che Bagnasco ha riservato al governo. A preoccupare la Chiesa è, infatti, anche il passaggio in Parlamento della legge sul divorzio breve che consentirà di sciogliere il matrimonio in 6 mesi o al massimo in un anno, a seconda del tipo di separazione. “Si puntava sul divorzio lampo – ha detto – e su questo si ritornerà non appena i venti saranno propizi. Ma sopprimere un tempo più disteso per la riflessione, specialmente in presenza di figli, è proprio un bene? Si favorisce la felicità delle persone o si incentiva la fretta?”. Viceversa il punto di riferimento dell’attività legislativa dovrebbe essere sempre la famiglia “perno insostituibile e incomparabile della società” anche perché “nell’orizzonte parlamentare va avanti il disegno di legge delle cosiddette unioni civili e delle convivenze. Il Concilio Vaticano II e il Magistero dei Pontefici hanno sempre ribadito che è dovere dei Vescovi dire una parola quando è in gioco il bene dell’uomo, soprattutto quando si toccano i fondamentali dell’umano: ‘Ogni minaccia alla famiglia è una minaccia alla società stessa’, ha detto Papa Francesco nel suo discorso a Manila”. E allora, nel ragionamento di Bagnasco, la regolarizzazione delle convivenze omosessuali diventano mine piazzate dalla politica contro il concetto stesso di famiglia. “Nell’orizzonte parlamentare va avanti il disegno di legge delle cosiddette unioni civili e delle convivenze – ha ricordato Bagnasco – Non sono in questione le scelte individuali delle singole persone. Ribadiamo la dottrina della Chiesa circa le situazioni oggettive, viste non solo attraverso l’occhio della fede ma anche con l’occhio della retta ragione e dell’esperienza universale”. Il testo di legge in questione “conferma la configurazione delle unioni civili omosessuali in senso paramatrimoniale. Tale palese equiparazione – afferma il presidente della Cei – viene descritta senza usare la parola ‘matrimonio’, ma in modo inequivocabile. Questa equiparazione riguarda anche la possibilità di adozione, che per ora si limita all’eventuale figlio del partner: è evidente che, come è successo in altri Paesi, l’adozione di bambini sarà estesa senza l’iniziale limitazione”.


Ma Bagnasco non ha parlato solo di politica interna. I temi che le cronache ogni giorno ci propongono, partire da quello dell’immigrazione nel Mediterraneo, meritano un’accurata riflessione. “Il nostro Paese – ha affermato – ha fatto non poco attraverso le sue istituzioni politiche, civili e militari, anche se, a volte, tra non poche polemiche: ma quale alternativa non demagogica o peggio? È evidente che l’accoglienza umanitaria vada sempre accompagnata dalla legalità e dalla sicurezza di tutti; ed è evidente che all’accoglienza deve corrispondere coscienza e disponibilità. Finalmente, l’Europa sembra ‘aver dato un colpo’, quello che da anni si è atteso e forse si doveva pretendere: certe normative europee sembrano non tanto garantire il bene comune, ma piuttosto gli interessi di pochi”. Per il presidente della Cei “il ‘colpo’ dato, in verità, è flebile ma sembra riconoscere che i Paesi membri sul mare sono la porta di casa e quindi nessuno se ne può disinteressare. Esprime, dunque, una duplice coscienza: di ciò che l’Europa dice di voler essere – casa comune – e della tragedia umanitaria in atto che interpella il grado dell’ umanesimo europeo. Il segnale è dunque apprezzabile, ma avaro: basta pensare che nel 2014 furono impiegate in Italia risorse per 650 milioni, e per quest’anno sono stimati 800 milioni di euro”.


Senza dimenticare il quotidiano martirio di cristiani in Africa e Medio Oriente su cui non bisogna “spegnere i riflettori e stare in silenzio” altrimenti si rischia di essere “conniventi, colpevoli davanti al tribunale di Dio e della storia”. Sarebbe, ha spiegato Bagnasco l’ennesima prova della cattiva coscienza dei potenti”. Il 2014 è stato poi “l’anno con il più alto livello di persecuzione globale dei cristiani dell’era moderna” e “il calo costante è tale che molti cristiani temono che le loro chiese si trasformeranno in musei piuttosto che luoghi di culto”. E tuttavia le “soluzioni non sono semplici, ma pensiamo che la diplomazia possa fare molto di più, se le Cancellerie lo permetteranno: ‘isolare’ dovrebbe essere la parola d’ordine. In primo luogo isolare il fanatismo omicida dell’Isis e similari sul piano dell’opinione pubblica mondiale con una reiterata condanna: nessuno giustifichi con le parole o con il silenzio! In secondo luogo, troncare ogni rapporto economico o geopolitico pubblico e, soprattutto, segreto: nessuno commerci con la vita umana!”. Secondo il cardinale di Genova, “se i Governi del mondo non avranno questa volontà e non decideranno di conseguenza, la diplomazia avrà sempre poco respiro”.


Inevitabile, in conclusione, in passaggio sul prossimo Giubileo della Misericordia, definito un dono del Papa alla Chiesa. “Lo accogliamo con rinnovata gratitudine – ha detto l’arcivescovo – e lo vogliamo vivere con il nostro Clero, le persone consacrate, le Comunità cristiane. Vogliamo viverlo – ha assicurato – alla luce della parola del Signore: Misericordiosi come il Padre, così che sia un dono anche per il mondo il quale, quanto più è diviso e conflittuale, tanto più anela a orizzonti nei quali la misericordia purifichi i cuori e ispiri propositi di giustizia e di pace”.


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Fonte: Interris.it

















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