sabato 18 dicembre 2021

La fiducia: segno e significato della proposta divina.

 

"Faciò che puoie lascia a me il resto" 

(Gesù a Santa Faustina Kowalska)


Davanti alle prove della vita, davanti ai tentativi dell'uomo di sostituirsi a Dio, davanti al sopruso, all'ingiustizia e all'indifferenza degli uomini nei confronti del male che avanza, ho cercato di capire quale fosse l'atteggiamento che il cristiano dovesse ricercare. Certamente vi è la necessità per il credente di discernere il bene dal male, ma non può bastare. E' necessario contrastare il male. L'azione deve accompagnare sempre le intenzioni. Ma una volta che noi agiamo, non potendo concretamente fare altro che ciò che la nostra condizione umanamente prevede, non dobbiamo cadere nella tentazione di pensare che ciò sia stato inutile. Alle nostre concrete azioni, possiamo - anzi dobbiamo - accostare un atteggiamento risolutivo, di più, risollevante: poggiare la nostra fiducia in Dio. 

Ma che cosa è, per un cristiano, la fiducia?

venerdì 5 marzo 2021

La Teologia della Liturgia








Il Timone 2001.
Con il consenso del cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, pubblichiamo il testo della conferenza che egli ha tenuto nel monastero di Fontogombault, nel luglio 2001. Il cardinale Ratzinger affronta argomenti di esegesi e di teologia, analizza l’eclissi nel sentire comune della nozione di sacrificio eucaristico e mostra che il concetto di sacrificio, se bene inteso, apre l’accesso alla comprensione globale del culto cristiano della liturgia e ci immette in quella realtà immensa che è nel cuore del messaggio della croce e della Risurrezione.  

Il Concilio Vaticano II definisce la liturgia come “l’opera del Cristo sacerdote e del suo corpo che è l
a Chiesa” (Sacrosanctum Concilium, n. 7).
L’opera di Gesù Cristo è designata nello stesso testo come l’opera della redenzione che il Cristo ha compiuto in modo particolare attraverso il mistero pasquale della Sua passione, della Sua Resurrezione dai morti e della Sua gloriosa ascensione. “Con questo mistero, morendo, ha distrutto la nostra morte e, risorgendo, ha restaurato la vita” (Sacrosanctum Concilium, n. 5). 

A prima vista, in queste due frasi la parola “opera del Cristo” sembra utilizzata in due distinti significati. L’opera del Cristo designa in primo luogo le azioni redentrici storiche di Gesù, la Sua morte e la Sua Resurrezione; d’altra parte si definisce “opera del Costo” la celebrazione della liturgia. In realtà, i due significati sono inseparabilmente legati:

la morte e la Resurrezione, il mistero pasquale non sono soltanto avvenimenti storici esteriori. Per la Resurrezione, questo appare molto chiaramente.

Raggiunge e penetra la storia, ma la trascende in un doppio senso; non è l’azione di un uomo bensì una azione di Dio, e conduce in tal modo Gesù risuscitato oltre la storia, là dove siede alla destra del Padre. Neanche la croce è una semplice azione umana.

L’aspetto puramente umano è presente nelle persone che condussero Gesù alla croce. Per Gesù, la croce non è un’azione, ma una passione, e una passione che significa che Egli è un tutt’uno con la volontà divina, un’unione della quale l’episodio dell’Orto degli Ulivi ci fa vedere l’aspetto drammatico.