![]() |
| (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2185) |
Nel cuore della fede cattolica, la Domenica è sempre stata molto più di un semplice giorno di riposo: è il Giorno del Signore, il dies Domini, tempo sacro in cui il Cielo si affaccia sulla Terra attraverso la Santa Messa, la preghiera comunitaria e il ristoro dello spirito. Eppure, in una società sempre più sradicata dalle sue radici cristiane, assistiamo a un lento, silenzioso ma costante svuotamento di questo giorno santo.
Viviamo immersi in un sistema che idolatra il profitto e il consumo. Il valore dell’uomo è misurato in base a ciò che produce, consuma o possiede. In questo mondo, l’individuo è ridotto a un numero: il cliente, il dipendente, il consumatore. I ritmi della vita moderna hanno trasformato anche la Domenica in un giorno qualsiasi, spesso peggiore degli altri, dove supermercati e centri commerciali brulicano di gente mentre gli altari delle nostre chiese si svuotano. I lavoratori vengono obbligati, con la forza del bisogno o del ricatto economico, a sacrificare la loro giornata di riposo. Ma a quale costo?
Il prezzo che paghiamo è altissimo: lo pagano le famiglie che non riescono più a ritrovarsi, a condividere un pranzo, un dialogo, una passeggiata; lo pagano i bambini, privati della presenza dei genitori; lo paghiamo tutti, in termini di solitudine, di individualismo, di alienazione. Senza relazioni vere, senza tempi condivisi, si disgrega il tessuto umano e sociale, e con esso anche quello spirituale.
La Domenica, invece, è un dono. È il giorno in cui Dio ci chiama a sé in modo particolare, ci invita a santificare il tempo con la Messa, a ristorare il corpo e l’anima, a riscoprire la bellezza dello stare insieme. È il giorno in cui la famiglia può tornare a essere tale, senza la frenesia della settimana, senza la tirannia dell’orologio.
Noi cattolici eredi di una Fede millenaria, non possiamo tacere davanti a questo scempio. Non possiamo restare indifferenti mentre la Domenica viene spogliata del suo valore sacro. Dobbiamo gridarlo con forza e chiarezza: la Domenica è del Signore! Non del mercato, non della produzione, non del guadagno. È un tempo sacro che ci è stato affidato, e abbiamo il dovere di custodirlo.
Riprendiamoci la Domenica! Salviamola dallo sfruttamento e dall’indifferenza. Usiamo questa giornata per riunire le famiglie, per coltivare le relazioni, per sostenere i più soli. Ma soprattutto, usiamola per dare culto a Dio, per inginocchiarci davanti al Tabernacolo, per ricevere con cuore puro il Pane della Vita.
Che le nostre comunità tornino a essere vive la Domenica! Che le campane delle chiese tornino a richiamare i fedeli, che il silenzio dal frastuono consumistico e materialista torni a parlare nel giorno di festa al cuore dell’uomo. Solo così potremo ricostruire una società più umana, più vera, più santa.
Restituiamo a Dio ciò che è di Dio. Restituiamo a noi stessi la gioia di vivere pienamente la Domenica.

