lunedì 4 ottobre 2010

Il vero volto di S. Francesco di Assisi


da Marco MESCHINI


Nell’ottavo centenario della conversione del santo di Assisi, papa Benedetto XVI ricorda alla Chiesa e al mondo le vere caratteristiche di Francesco. Ne esce un’immagine un po’ diversa da quella sostenuta dalla cultura dominante.


Lo scorso 17 giugno Benedetto XVI ha visitato Assisi, una delle città che, al mondo, più consentono di "toccare" la presenza del divino sulla terra. È lo stesso Pontefice ad aver ricordato, nel discorso lì pronunziato, l'eccezionale testimoniano za religiosa che anche le «pietre» assisiate riescono a trasmettere a chi vi si reca, per turismo o per caso, in cerca di Dio o sulle tracce dei santi, come appunto ha fatto il Papa quest'anno in occasione dell'VIII centenario della conversione di san Francesco (1207).Ed è proprio a partire dalla memoria di quella storica conversione che Benedetto XVI ha riproposto una sintetica, ma completa, rilettura dell'esperienza del grande mistico medievale, spazzando via - con la consueta chiarezza e mansuetudine - i travisamenti che da decenni si ripetono intorno alla sua figura. Il Papa ha infatti rimosso le etichette che, da più parti, sono state appiccicate addosso a Francesco al fine di renderlo un simbolo dell'ecologismo, del pacifismo e del relativismo religioso: «Voler separare, nel suo messaggio, la dimensione "orizzontale" da quella "verticale" significa rendere Francesco irriconoscibile». Vediamo in che senso.


Nel nome del Creatore

«Laudato sie mi' Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole... Laudato si' mi' Signore, per sora luna e le stelle... per frate vento, et per aere et nubilo et sereno et onne tempo... per sor'aqua... per frate focu.. per sora nostra matre terra... ». Sono tra le parole più note del famoso Cantico di frate sole, una delle ultime opere (in volgare) di Francesco che, nato nel 1182 morì nel 1226. E sono pure - con la celebre predica agli uccelli - uno degli appigli più ricorrenti di quanti cercano di farne un ecologista ante-litteram.È certamente vero che Francesco visse un amore profondo per la creazione e le creature tutte, animate e inanimate, ma l'errore di chi vorrebbe trasformarlo in un iscritto di Green Peace sta nel fatto che, per Francesco, la lode al creato non era separabile da quella al Creatore: «Laudato sie mi' Signore, cum tucte le tue creature». Per Francesco, come per il Medioevo in genere, la creazione rimandava visibilmente a Dio e alla sua potenza e bontà eterne, secondo un procedimento tipico della teologia patristica e poi medievale, compendiato dall'espressione ad invisibilia per visibilia. E cioè la capacità di giungere «alle realtà invisibili» (in primis Dio stesso) «attraverso quelle visibili», in questo caso le creature. Insomma non si può capire la passione "ecologica" di Francesco senza il suo ardore per il Signore, giacché è da quest'ultimo che la prima viene generata. In altri termini, Francesco non ama Dio perché ci sono le creature, ma ama queste perché esiste Dio. Ecco dunque perché cade in errore chi vorrebbe sganciare il "Francesco verticale" da quello "orizzontale": l'amore peri il creato non può sussistere senza il desiderio di Dio, giacché Egli è la sorgente di tutto.


Tu sei la pace

Una simile "svista" traligna anche a proposito della pace in Francesco: quante volte abbiamo assistito a sedicenti "marce per la pace" che hanno puntato su Assisi per fare della città stessa una bandiera da schierare al fianco dei drappi con i colori dell'arcobaleno? Sia chiaro: sono sostenitore di ogni sforzo a favore della pace, anche tramite manifestazioni pubbliche (purché siano a loro volta pacifiche e non, come purtroppo accade spesso, ricettacolo di estremisti e violenti) ma da qui a far diventare multicolore il saio francescano ce ne corre.Francesco fu senz'altro un uomo di pace: rinunciò da giovane alla carriera militare per abbracciare le armi della povertà e dell'obbedienza, ma per farne cosa? Ancora una volta, chi vuole deturpare la vera immagine del Poverello prende spunto dalla sua mansuetudine per contrapporlo genericamente all'uso della forza, quasi che Francesco abbia contestato la possibilità per il potere terreno di ricorrervi in taluni casi. Non è così, come ho già mostrato nel numero di marzo del Timone, quando ho spiegato i rapporti intercorsi tra il santo e l'lslam. Qui voglio solo ricordare che Francesco non condannò la crociata, intesa come guerra giusta (e santa) di «recupero» della Terrasanta, ingiustamente occupata dai musulmani. Francesco testimoniò anche che la vera (la sola...) pace è quella che viene da Dio, perché Egli è la pace, come recitano le sue Lodi dell'altissimo Dio (in latino): «Tu sei il bene, tu sei sicurezza, tu sei quiete, tu sei gioia, tu sei soavità e letizia, tu sei giustizia e temperanza, tu sei ogni nostra ricchezza e ciò ci basta». Sono parole chiarissime, che spazzano via anche il pauperismo fine a se stesso o inteso come contestazione della società del tempo, come qualche storico vorrebbe interpretare la rinuncia di Francesco ai beni del padre mercante: certo, egli rifiutò uno dei modelli propostigli dal suo tempo (il godimento dei beni terreni: salute, ricchezze, amicizie facili...) ma non per una forma di protesta sociale, bensì per la profondità della sua unione con Dio e in Dio: «Tu sei ogni nostra ricchezza e ciò ci basta».


Tu sei la Verità

«Il Signore Dio vivo», che è «amore e sapienza», è anche «vero»: sono ancora parole delle Lodi dell'altissimo Dio, che annichilano l'ultima tendenza erronea che ho denunciato in apertura, quella del "relativismo religioso". Secondo taluni, Francesco avrebbe voluto dai cristiani una "pura" testimonianza, muta, non missionaria, quasi che ciascuno potesse scegliersi indifferentemente la propria religione perché, al fondo, esse sono tutte uguali. Niente di più falso: non si capisce il Dio di Francesco senza il Crocifisso della Porziuncola; non si capisce il Cristo che Francesco sposò nel suo spirito senza il matrimonio ultimo della carne, con i segni eccezionali delle stimmate.Si possono, si devono rispettare tutti gli uomini e le loro fedi, ma non per questo si deve tacere della «bellezza, letizia, felicità, dolcezza» di Cristo, «Salvatore misericordioso». E ricordiamo che i francescani assunsero la predicazione, in collaborazione con la Chiesa del tempo, tra i loro compiti fondamentali: predicazione, cioè missione, sia verso quanti, già cristiani, avevano smarrito il cammino della santità che il battesimo traccia in ognuno di noi (ma non era forse questa la strada percorsa dallo stesso Francesco?), sia quanti ancora non conoscevano il Vangelo, vale a dire la persona di Cristo.Alla luce di tutto ciò risulta chiaro, una volta di più, come anche i celebri "incontri di preghiera per la pace" che Giovanni Paolo Il volle indire proprio ad Assisi non rappresentavano un cedimento a quel relativismo di cui si diceva. Ed è proprio per questo che papa Ratzinger è tornato sulle tracce del suo predecessore, sia perché non li avversò quando era cardinale, sia perché vuole proseguire il cammino di pace e missione che ha trovato tracciato.


IL TIMONE - N.66 - ANNO IX - Settembre/Ottobre 2007 pag. 28 - 29

1 commento:

  1. Grazie per questo articolo. Personalmente sono disgustata nel vedere come viene presentato il Santo di Assisi nella socuetà d'oggi e anche in troppi ambiti della Chiesa. Le Fonti raccontato altro e grazie a Dio inizia a smuoversi qualcosa ... c'e' chi inizia a riscrivere la sua esperienza terrena e spirituale come è veramente stata.

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