martedì 25 dicembre 2012

Santa Messa di Mezzanotte Solennità del Natale del Signore 2012




SANTA MESSA DI MEZZANOTTE

SOLENNITÀ DEL NATALE DEL SIGNORE
OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
Basilica Vaticana
Lunedì, 24 dicembre 2012

Cari fratelli e sorelle!



Sempre di nuovo la bellezza di questo Vangelo tocca il nostro cuore – una bellezza che è splendore della verità. Sempre di nuovo ci commuove il fatto che Dio si fa bambino, affinché noi possiamo amarlo, affinché osiamo amarlo, e, come bambino, si mette fiduciosamente nelle nostre mani. Dio dice quasi: So che il mio splendore ti spaventa, che di fronte alla mia grandezza tu cerchi di affermare te stesso. Ebbene, vengo dunque a te come bambino, perché tu possa accogliermi ed amarmi.

lunedì 24 dicembre 2012

Quali valori sono «non negoziabili».



7 dicembre 2012


​La categoria della "non negoziabilità" è emersa per la prima volta nel Magistero della Chiesa nella Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica emanata il 24 novembre del 2002 dalla Congregazione per la dottrina della fede. La Nota era firmata dal cardinale Joseph Ratzinger, nella qualità di Prefetto della Congregazione e venne approvata da Papa Giovanni Paolo II. Nel paragrafo 3 della Nota si ribadisce che «non è compito della Chiesa formulare soluzioni concrete – e meno ancora soluzioni uniche – per questioni temporali che Dio ha lasciato al libero e responsabile giudizio di ciascuno». Se però, aggiunge la Nota, il cristiano è tenuto ad «ammettere la legittima molteplicità e diversità delle opzioni temporali», egli è ugualmente chiamato «a dissentire da una concezione del pluralismo in chiave di relativismo morale, nociva per la stessa vita democratica, la quale ha bisogno di fondamenti veri e solidi, vale a dire, di principi etici che per la loro natura e per il loro ruolo di fondamento della vita sociale non sono negoziabili». Nel prosieguo della Nota, e in particolare nel paragrafo 4, si procede a una esemplificazione di questi principi, dopo aver ribadito che «la partecipazione diretta dei cittadini alle scelte politiche si rende possibile solo nella misura in cui trova alla sua base una retta concezione della persona». Le esigenze etiche fondamentali e irrinunciabili, nelle quali è in gioco l’essenza dell’ordine morale, che riguarda il bene integrale della persona, sono quelle che emergono nelle leggi civili in materia di aborto e di eutanasia, quelle che concernono la tutela e la promozione della famiglia, fondata sul matrimonio monogamico tra persone di sesso diverso, protetta nella sua unità e stabilità e alla quale non possono essere giuridicamente equiparate in alcun modo altre forme di convivenza; quelle che garantiscono la libertà di educazione ai genitori per i propri figli.

mercoledì 19 dicembre 2012

La nostra Casa.




(di Roberto de Mattei su Radici Cristiane n. 80)

Viviamo in un mondo di illusioni e di inganni, ma la menzogna maggiore ci viene propinata quando ci vogliono fare credere che questa vita, la vita terrena, sia l’unica e la sola vera. Ci vogliono espropriare dell’unica vera vita, che è la vita eterna, quella che professiamo nell’ultimo articolo del Credo apostolico, quando affermiamo: «Credo vitam aeternam. Amen»: Dei dodici articoli del Credo, undici ci indicano la condizione dei cristiani nel tempo, l’ultimo, il dodicesimo, ci mostra la loro ricompensa, che è l’eternità. 
L’errore che consiste nel credere che la vita di quaggiù sia la vera vita, ha scritto mons. Gaume, è l’errore più radicale di tutti gli altri, perché non riguarda aspetti particolari o secondari, ma il nostro modo di essere, prende tutte le facoltà della nostra anima, confonde la nostra ragione e la nostra volontà, corrompe tutta la nostra esistenza.

sabato 15 dicembre 2012

BEATI GLI OPERATORI DI PACE


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
BENEDETTO XVI
PER LA CELEBRAZIONE DELLA 
XLVI GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 
1° GENNAIO 2013

BEATI GLI OPERATORI DI PACE

1. Ogni anno nuovo porta con sé l’attesa di un mondo migliore. In tale prospettiva, prego Dio, Padre dell’umanità, di concederci la concordia e la pace, perché possano compiersi per tutti le aspirazioni di una vita felice e prospera.
A 50 anni dall’inizio del Concilio Vaticano II, che ha consentito di rafforzare la missione della Chiesa nel mondo, rincuora constatare che i cristiani, quale Popolo di Dio in comunione con Lui e in cammino tra gli uomini, si impegnano nella storia condividendo gioie e speranze, tristezze ed angosce [1], annunciando la salvezza di Cristo e promuovendo la pace per tutti.
In effetti, i nostri tempi, contrassegnati dalla globalizzazione, con i suoi aspetti positivi e negativi, nonché da sanguinosi conflitti ancora in atto e da minacce di guerra, reclamano un rinnovato e corale impegno nella ricerca del bene comune, dello sviluppo di tutti gli uomini e di tutto l’uomo.
Allarmano i focolai di tensione e di contrapposizione causati da crescenti diseguaglianze fra ricchi e poveri, dal prevalere di una mentalità egoistica e individualista espressa anche da un capitalismo finanziario sregolato. Oltre a svariate forme di terrorismo e di criminalità internazionale, sono pericolosi per la pace quei fondamentalismi e quei fanatismi che stravolgono la vera natura della religione, chiamata a favorire la comunione e la riconciliazione tra gli uomini.

sabato 8 dicembre 2012

Immacolata Concezione di Maria.

"Era certo sommamente opportuno che una Madre degna di tanto onore rilucesse perennemente adorna degli splendori della più perfetta santità e, completamente immune anche dalla stessa macchia del peccato originale, riportasse il pieno trionfo sull'antico serpente. Dio Padre dispose di dare a Lei il suo unico Figlio, generato dal suo seno uguale a sé, e che ama come se stesso, in modo tale che fosse, per natura, Figlio unico e comune di Dio Padre e della Vergine; lo stesso Figlio scelse di farne la sua vera Madre, e lo Spirito Santo volle e operò perché da Lei fosse concepito e generato Colui dal quale egli stesso procede." (Bolla di definizione dogmatica Ineffabilis Deus)


«Rallegrati, Madre della gioia celeste. Rallegrati, sostegno della gioia sublime. Rallegrati, origine del gaudio immortale. Rallegrati, mistico rifugio del gaudio ineffabile. Rallegrati, divino tesoro dell’eterno gaudio. Rallegrati, albero frondoso del gaudio vivificante. Rallegrati, Immacolata Madre di Dio. Rallegrati, Vergine integerrima dopo il parto. Rallegrati, manifestazione di tutte le meraviglie più stupende.
Chi potrà elogiare il tuo splendore? Chi oserà esprimere con parole il portento che sei? Chi si sentirà capace di narrare il tuo incanto? Tu hai arricchito la natura umana; tu hai superato le schiere angeliche; tu hai offuscato il fulgore degli Arcangeli; tu hai dimostrato che il sublime seggio dei Troni è al di sotto di te; tu hai lasciato laggiù le vette delle Dominazioni; tu hai superato la potenza dei Principati; tu hai fatto in modo che sembri debole la fortezza delle Potestà; tu ti distingui per una virtù più grande di quella delle Virtù; tu hai sorpassato il volo dei Serafini dalle sei ali con il battito divino delle piume della tua anima; tu, infine, hai oltrepassato largamente tutte le creature: perché veramente di tutte hai superato la purezza e perché hai ricevuto in te l’autore di tutte le creature; lo stesso che hai generato nel tuo seno e che ti ha generata. Solo tu fra tutte le creature sei stata fatta Madre di Dio».

San Sofronio di Gerusalemme (VII secolo)
Omelia nell’Annunciazione della Madre di Dio




CHE COS'È L'IMMACOLATA CONCEZIONE?

L'Immacolata Concezione è una verità di fede del­la Chiesa cattolica. La dottrina cattolica, infatti, inse­gna che la Vergine Maria, all'atto della sua concezione nel grembo materno, fin dal primo istante, non fu né toccata, né macchiata dal peccato originale, perché ven­ne interamente preservata da esso, e quindi concepita immacolata, ossia tutta pura, tutta piena di grazia. Tale verità venne definita solennemente dogma di fede dal Sommo Pontefice, il beato Pio IX, l'8 dicembre 1854, con la Bolla di definizione dogmatica Ineffabilis Deus. Guardando Maria Santissima e contemplando l'i­neffabile mistero della sua Immacolata Concezione si può riflettere e comprendere bene la differenza fra la nostra concezione macchiata nel grembo della nostra mamma, e la concezione immacolata di Maria, ossia la sua concezione senza macchia avvenuta nel grembo del­la sua mamma, sant'Anna.
Ogni concezione di un essere umano nel grembo materno, infatti, viene sempre segnata, o meglio sfre­giata dalla contrazione del peccato originale che mac­chia l'anima e la deturpa. Perciò è una concezione macchiata da quella che fu la prima colpa, commessa dai nostri Progenitori. La concezione di Maria nel grem­bo della sua mamma, invece, è avvenuta senza la con­trazione di quella colpa, ma con la preservazione totale dal peccato adamitico, e perciò è stata una concezione senza la macchia delle origini, ossia tutta immacolata.
Nella concezione macchiata di ogni discendente di Adamo si ha, quindi, la presenza del peccato originale, che lo deturpa e lo rende, perciò, creatura "figlia del­l'ira di Dio" (cf Ef 2,3). Nella concezione immacolata di Maria, invece, al posto del peccato c'è stata solo la presenza della grazia divina che ha santificato e ha sopraelevato la creatura rendendola "faglia di Dio", facendola cioè «partecipe della natura divina» (2 Pt 1,4), nello stato di pura innocenza, tutta santa, bella e gradita a Dio.
Discendente da Adamo e da Eva, dunque, l'intera umanità, dopo la caduta, era tristemente condannata, purtroppo, alla contrazione del peccato originale all'at­to stesso della concezione di ogni nuovo essere umano nel grembo materno. Soltanto Maria di Nazaret, inve­ce, predestinata da Dio fin dall'eternità quale Madre del Verbo Incarnato, indipendentemente dalla previsio­ne della caduta dei progenitori, non è andata soggetta alla contrazione del peccato originale in vista e per i meriti del Figlio Redentore, pur essendo anch'ella discendente di Adamo e di Eva, figlia della stirpe rega­le di Davide.

(meditazioni di Padre Stefano Maria Manelli - Frati Francescani dell'Immacolata)


martedì 4 dicembre 2012

Te puede pasar a ti

Propongo alla vostra attenzione un interessante film frutto del lavoro del registra Juan Manuel Cotelo che racconta in maniera efficace e diretta le più belle storie del mondo: quelle della conversione degli uomini a Dio!








“Te puede pasar a ti” è la proposta più recente del regista Juan Manuel Cotelo, che nel 2010 stupì la Spagna col film La última cima, non ancora arrivato in Italia, un cine-documentario dall’immenso successo sulla vita e la morte di Pablo Domínguez Prieto, sacerdote morto a soli 44 anni in sèguito a un incidente alpinistico.

Il film in prossima uscita sarà diviso in più puntate. Nell’ultimo anno, il regista spagnolo ha percorso numerosi paesi per motivi professionali ed è entrato in contatto con dodici storie di conversioni in dieci paesi diversi. Ogni volta chiedeva: “ti posso intervistare?”, e così ha trascorso 27 ore parlando con uomini e donne che per tutta la loro vita hanno voltato le spalle a Dio, finché Dio stesso non ha incrociato il loro cammino per cambiarli radicalmente. E’ rimasto molto colpito dalla pace, dalla serenità e dalla forza straordinarie che trasparivano da questo persone, così ha voluto girato questo film-documentario intervistando queste persone eccezionali sul suo caravan.

lunedì 3 dicembre 2012

Nuove regole in Vaticano


Vatileaks, ogni dipendente sarà fornito di un badge con microchip per essere sempre rintracciabile.


Andrea Tornielli 

Città del Vaticano


Il monsignore con il clergyman impeccabile e il passo veloce, dopo aver salutato la guardia svizzera in grand’uniforme, lancia uno sguardo sconsolato alle due macchinette per strisciare i badge che si trovano oltre la porta incorniciata di marmo: dal 1 gennaio chi entra o esce dovrà far passare il nuovo tesserino magnetico identificativo dotato di un chip in grado di localizzare in ogni momento il suo proprietario.

Città del Vaticano, palazzo apostolico, corridoio affrescato della terza loggia: aumentano i controlli nella cabina di regia della Santa Sede, la Segreteria di Stato. E non soltanto sugli orari. Da Raffaello al Grande Fratello. È soltanto uno degli effetti di vatileaks, la fuga di documenti riservati dall’appartamento papale che ha modificato forse per sempre il lavoro quotidiano nei sacri palazzi. Archivi blindati, maggiori controlli per chi di visionare i dossier, obbligo di dichiarare che cosa si fotocopia. Nuove e più severe regole anche nella piccola comunità familiare di Benedetto XVI, con la stanza dei segretari particolari divenuta off limits per evitare il ripetersi di «fughe».

Accanto alla stanza del Papa

martedì 27 novembre 2012

Supplica alla Vergine della Medaglia Miracolosa

Da recitarsi oggi 27 Novembre festa della Medaglia dalle 17.00 alle 18.00 ed in ogni urgente necessità.


O Vergine Immacolata, noi sappiamo che sempre ed ovunque sei disposta ad esaudire le preghiere dei tuoi figli esuli in questa valle di pianto, ma sappiamo pure che vi sono giorni ed ore in cui ti compiaci di spargere più abbondantemente i tesori delle tue grazie. Ebbene, o Maria, eccoci qui prostrati davanti a te, proprio in quello stesso giorno ed ora benedetta, da te prescelta per la manifestazione della tua Medaglia. Noi veniamo a te, ripieni di immensa gratitudine ed illimitata fiducia, in quest'ora a te sì cara, per ringraziarti del gran dono che ci hai fatto dandoci la tua immagine, affinché fosse per noi attestato d'affetto e pegno di protezione. Noi dunque ti promettiamo che, secondo il tuo desiderio, la santa Medaglia sarà il segno della tua presenza presso di noi, sarà il nostro libro su cui impareremo a conoscere, seguendo il tuo consiglio, quanto ci hai amato e ciò che noi dobbiamo fare, perché non siano inutili tanti sacrifici tuoi e del tuo divin Figlio. Sì, il tuo Cuore trafitto, rappresentato sulla Medaglia, poggerà sempre sul nostro e lo farà palpitare all'unìsono col tuo. Lo accenderà d'amore per Gesù e lo fortificherà per portare ogni giorno la propria croce dietro a Lui.



Ave, Maria. O Maria concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a Te.



Questa è l'ora tua, o Maria, l'ora della tua bontà inesauribile, della tua misericordia trionfante, l'ora in cui facesti sgorgare per mezzo della tua Medaglia, quel torrente di grazie e di prodigi che inondò la terra. Fai, o Madre, che quest'ora, che ti ricorda la dolce commozione del tuo Cuore, la quale ti spinse a venirci a visitare e a portarci il rimedio di tanti mali, fai che quest'ora sia anche l'ora nostra: l'ora della nostra sincera conversione, e l'ora del pieno esaudimento dei nostri voti. Tu che hai promesso proprio in quest'ora fortunata, che grandi sarebbero state le grazie per chi le avesse domandate con fiducia: volgi benigna i tuoi sguardi alle nostre suppliche. Noi confessiamo di non meritare le tue grazie, ma a chi ricorreremo, o Maria, se non a te, che sei la Madre nostra, nelle cui mani Dio ha posto tutte le sue grazie? Abbi dunque pietà di noi. Te lo domandiamo per la tua Immacolata Concezione e per l'amore che ti spinse a darci la tua preziosa Medaglia.



Ave, Maria. O Maria concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a Te.



O Consolatrice degli afflitti, che già ti inteneristi sulle nostre miserie, guarda ai mali da cui siamo oppressi. Fai che la tua Medaglia sparga su di noi e su tutti i nostri cari i tuoi raggi benefici: guarisca i nostri ammalati, dia la pace alle nostre famiglie, ci scampi da ogni pericolo. Porti la tua Medaglia conforto a chi soffre, consolazione a chi piange, luce e forza a tutti. Ma specialmente permetti, o Maria, che in quest'ora solenne ti domandiamo la conversione dei peccatori, particolarmente di quelli, che sono a noi più cari. Ricordati che anch'essi sono tuoi figli, che per essi hai sofferto, pregato e pianto. Salvali, o Rifugio dei peccatori, affinché dopo di averti tutti amata, invocata e servita sulla terra, possiamo venirti a ringraziare e lodare eternamente in Cielo. Amen.



Salve, Regina. O Maria concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a Te.


***

"Per approfondire la storia della Medaglia Miracolosa clicca QUI"

venerdì 23 novembre 2012

LA PROFESSIONE NELL’OFS: DONO E IMPEGNO



LA PROFESSIONE NELL’OFS: DONO E IMPEGNO





Fr. Felice Cangelosi, ofm cap

I. LA PROFESSIONE DONO DELLO SPIRITO

I Fratelli e le Sorelle chiamati alla vita francescana nella Fraternità Secolare emettono la loro Professione durante una specifica celebrazione secondo il Rituale proprio dell’OFS. Questo aspetto è tutt’altro che trascurabile, perché la celebrazione costituisce il momento fondativo dell’essere del professo e simultaneamente è premessa dialogica per una risposta all’azione di Dio. Infatti, le conseguenze dell’impegno espresso dall’uomo con una promessa derivano da un  preimpegno e da una pre-compromissione di Dio nei confronti dell’uomo.
La celebrazione della Professione testimonia tutto questo, perché è azione di Dio ed evento salvifico. Essa è un momento in cui la salvezza raggiunge i fedeli: 
1. abilitandoli a emettere la promessa di vita evangelico-francescana
 2. producendo in essi particolari effetti di grazia, che li deputano a specifici compiti in seno al popolo di Dio.
Solo un uomo santificato nell’azione liturgica, dove sperimenta pienamente l’immensità e la forza  dell’amore di Dio, può essere capace di una risposta di amore. D’altra parte nella celebrazione si riflette il sentire della Chiesa circa la Professione nell’Ordine Francescano Secolare. La liturgia, infatti, è sempre confessione della fede, poiché in essa, cioè nel suo compiersi durante l’azione rituale, la Chiesa proclama in maniera autentica la propria fede nel Mistero della Salvezza che si attua nei fedeli e per i fedeli.

 1. La grazia della Professione
Chi emette la Professione nell’OFS dice: «poiché il Signore mi ha dato questa grazia, rinnovo le mie promesse battesimali e mi consacro al servizio del suo Regno» (Formula della Professione).

domenica 18 novembre 2012

Mons Nicola Bux, La Sacrosanctum Concilium e gli abusi liturgici postconciliari






Interessante intervento di Mons Nicola al Secondo Convegno sul Motu Proprio Summorum Pontificum dedidcato agli abusi liturgici del post-Concilio Vaticano II


sabato 17 novembre 2012

Papa Benedetto XVI: santa Elisabetta d’Ungheria


17 Novembre 
Papa Benedetto XVI ha dedicato l’ultimo nella sua serie di lezioni sulle grandi figure femminili della Chiesa nel Medioevo questo Mercoledì a Santa Elisabetta di Ungheria, conosciuta anche come “Elisabetta di Turingia”:

Cari fratelli e sorelle,
oggi vorrei parlarvi di una delle donne del Medioevo che ha suscitato maggiore ammirazione; si tratta di santa Elisabetta d’Ungheria, chiamata anche Elisabetta di Turingia.

Nacque nel 1207; gli storici discutono sul luogo. Suo padre era Andrea II, ricco e potente re di Ungheria, il quale, per rafforzare i legami politici, aveva sposato la contessa tedesca Gertrude di Andechs-Merania, sorella di santa Edvige, la quale era moglie del duca di Slesia. Elisabetta visse nella Corte ungherese solo i primi quattro anni della sua infanzia, assieme a una sorella e tre fratelli. Amava il gioco, la musica e la danza; recitava con fedeltà le sue preghiere e mostrava già particolare attenzione verso i poveri, che aiutava con una buona parola o con un gesto affettuoso.

sabato 10 novembre 2012

Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio "LATINA LINGUA"



LETTERA APOSTOLICA
IN FORMA DI MOTU PROPRIO "LATINA LINGUA"
con la quale viene istituita la Pontificia Accademia di Latinità



1. La lingua latina è sempre stata tenuta in altissima considerazione dalla Chiesa Cattolica e dai Romani Pontefici, i quali ne hanno assiduamente promosso la conoscenza e la diffusione, avendone fatto la propria lingua, capace di trasmettere universalmente il messaggio del Vangelo, come già autorevolmente affermato dalla Costituzione Apostolica Veterum sapientia del mio Predecessore, il Beato Giovanni XXIII.


In realtà, sin dalla Pentecoste la Chiesa ha parlato e ha pregato in tutte le lingue degli uomini. Tuttavia, le Comunità cristiane dei primi secoli usarono ampiamente il greco ed il latino, lingue di comunicazione universale del mondo in cui vivevano, grazie alle quali la novità della Parola di Cristo incontrava l’eredità della cultura ellenistico-romana.
Dopo la scomparsa dell’Impero romano d’Occidente, la Chiesa di Roma non solo continuò ad avvalersi della lingua latina, ma se ne fece in certo modo custode e promotrice, sia in ambito teologico e liturgico, sia in quello della formazione e della trasmissione del sapere.


2. Anche ai nostri tempi, la conoscenza della lingua e della cultura latina risulta quanto mai necessaria per lo studio delle fonti a cui attingono, tra le altre, numerose discipline ecclesiastiche quali, ad esempio, la Teologia, la Liturgia, la Patristica ed il Diritto Canonico, come insegna il Concilio Ecumenico Vaticano II (cfr Decr. Optatam totius, 13).
Inoltre, in tale lingua sono redatti, nella loro forma tipica, proprio per evidenziare l’indole universale della Chiesa, i libri liturgici del Rito romano, i più importanti Documenti del Magistero pontificio e gli Atti ufficiali più solenni dei Romani Pontefici.


3. Nella cultura contemporanea si nota tuttavia, nel contesto di un generalizzato affievolimento degli studi umanistici, il pericolo di una conoscenza sempre più superficiale della lingua latina, riscontrabile anche nell’ambito degli studi filosofici e teologici dei futuri sacerdoti. D’altro canto, proprio nel nostro mondo, nel quale tanta parte hanno la scienza e la tecnologia, si riscontra un rinnovato interesse per la cultura e la lingua latina, non solo in quei Continenti che hanno le proprie radici culturali nell’eredità greco-romana. Tale attenzione appare tanto più significativa in quanto non coinvolge solo ambienti accademici ed istituzionali, ma riguarda anche giovani e studiosi provenienti da Nazioni e tradizioni assai diverse.


4. Appare perciò urgente sostenere l’impegno per una maggiore conoscenza e un più competente uso della lingua latina, tanto nell’ambito ecclesiale, quanto nel più vasto mondo della cultura. Per dare rilievo e risonanza a tale sforzo, risultano quanto mai opportune l’adozione di metodi didattici adeguati alle nuove condizioni e la promozione di una rete di rapporti fra Istituzioni accademiche e fra studiosi, al fine di valorizzare il ricco e multiforme patrimonio della civiltà latina.
Per contribuire a raggiungere tali scopi, seguendo le orme dei miei venerati Predecessori, con il presente Motu Proprio oggi istituisco la Pontificia Accademia di Latinità, dipendente dal Pontificio Consiglio della Cultura. Essa è retta da un Presidente, coadiuvato da un Segretario, da me nominati, e da un Consiglio Accademico.
La Fondazione Latinitas, costituita dal Papa Paolo VI, con il Chirografo Romani Sermonis, del 30 giugno 1976, è estinta.
La presente Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio, con la quale approvo ad experimentum, per un quinquennio, l’unito Statuto, ordino che sia pubblicata su L’Osservatore Romano.


Dato a Roma, presso San Pietro, il giorno 10 novembre 2012, memoria di San Leone Magno, anno ottavo di Pontificato.


BENEDICTUS PP XVI

fonte: Vatican

venerdì 9 novembre 2012

Campagna " LIBERA LA DOMENICA"




Con il "sempre aperto"
non sono aumentati i consumi;
non è aumentato il Pil;
non è aumentata l'occupazione.

E se solo la Grande Distribuzione
ne ha tratto un enorme vantaggio...

significa che senza REGOLE
la LIBERTA' di concorrenza
non è in grado di tutelare
la concorrenza stessa.

In nessun Paese d'Europa
ci sono orari liberalizzati
come quelli attualmente
vigenti in Italia

SENZA UNA NUOVA LEGGE,
NEI PROSSIMI 5 ANNI:
altri 80.000 negozi chiuderanno
e le nostre Città
saranno sempre più vuote
e meno sicure.


Informati


Gli eccessi di liberalizzazioni penalizzano i piccoli negozi, costringendo imprenditori e lavoratori a sacrificare valori importanti come la famiglia. Scopri la legge di iniziativa popolare per restituire alle Regioni la facoltà di decidere sulle aperture domenicali.


Scarica il materiale informativo.



Firma

Aiutaci a presentare la legge di iniziativa popolare: aderisci anche tu alla campagna ’libera la domenica’, firmando presso le strutture di Confesercenti sul territorio nazionale. Dal 25 novembre anche presso i sagrati di moltissime chiese italiane.


Scopri quella più vicina a te.


Sito Ufficiale: Libera La Domenica

giovedì 1 novembre 2012

Buona Festa di Ognissanti!


Iniziate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. 
E vi ritroverete a fare l’impossibile. 
(San Francesco d'Assisi)








Grazie a Sergio Mura per l'immagine!

domenica 28 ottobre 2012

La Chiesa e lo Stato.

La salvezza che ci ha guadagnato Cristo, e quindi la missione della Chiesa, riguarda l’uomo nella sua integrità: sia come singolo che come membro della società.



fonte: Opus Dei

1. La missione della Chiesa nel mondo

La salvezza che ci ha guadagnato Cristo, e quindi la missione della Chiesa, riguarda l’uomo nella sua integrità: sia come singolo che come persona inserita nella società. Per questa ragione, quando la Chiesa propone la sua dottrina sociale, non solo non si scosta dalla sua missione, ma la compie fedelmente. Del resto, l’evangelizzazione non sarebbe autentica, se non tenesse conto del rapporto tra il Vangelo e l’azione, sia a livello individuale che sociale. La Chiesa vive nel mondo ed è logico, e necessario, che si rapporti con esso in modo adeguato, rispettando la struttura e la finalità delle diverse organizzazioni umane.

Pertanto la Chiesa ha la missione, che è anche un diritto, di occuparsi dei problemi sociali; e quando lo fa «non può essere accusata di oltrepassare il suo campo specifico di competenza e, tanto meno, il mandato ricevuto dal Signore»[1].

Missione della Chiesa in questo ambito non è soltanto di proporre norme etiche, ma anche di mostrare la dimensione evangelica della vita sociale, secondo la verità tutta intera sull’uomo, di insegnare i comportamenti coerenti con tale verità e di incoraggiare a viverli.

mercoledì 24 ottobre 2012

CIRCA LA RECEZIONE DELLA COMUNIONE EUCARISTICA DA PARTE DI FEDELI DIVORZIATI RISPOSATI




CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE

LETTERA
AI VESCOVI DELLA CHIESA CATTOLICA
CIRCA LA RECEZIONE
DELLA COMUNIONE EUCARISTICA
DA PARTE DI FEDELI DIVORZIATI
RISPOSATI




Eccellenza Reverendissima,

1. L'Anno Internazionale della Famiglia è un'occasione particolarmente importante per riscoprire le testimonianze dell'amore e della sollecitudine della Chiesa per la famiglia(1) e, nel contempo, per riproporre le inestimabili ricchezze del matrimonio cristiano che della famiglia costituisce il fondamento.



2. In questo contesto una speciale attenzione meritano le difficoltà e le sofferenze di quei fedeli che si trovano in situazioni matrimoniali irregolari(2). I pastori sono chiamati a far sentire la carità di Cristo e la materna vicinanza della Chiesa; li accolgano con amore, esortandoli a confidare nella misericordia di Dio, e suggerendo loro con prudenza e rispetto concreti cammini di conversione e di partecipazione alla vita della comunità eccesiale(3).

3. Consapevoli però che l'autentica comprensione e la genuina misericordia non sono mai disgiunti dalla verità(4), i pastori hanno il dovere di richiamare a questi fedeli la dottrina della Chiesa riguardante la celebrazione dei sacramenti e in particolare la recezione dell'Eucaristia.

sabato 20 ottobre 2012

Dio e il mondo. Essere cristiani nel nuovo millennio.




"Per una retta presa di coscienza in materia liturgica è importante che venga meno l’atteggiamento di sufficienza per la forma liturgica in vigore fino al 1970. Chi oggi sostiene la continuazione di questa liturgia o partecipa direttamente a celebrazioni di questa natura, viene messo all’indice; ogni tolleranza viene meno a questo riguardo. Nella storia non è mai accaduto niente di questo genere; così è l’intero passato della Chiesa a essere disprezzato. Come si può confidare nel suo presente se le cose stanno così? Non capisco nemmeno, a essere franco, perché tanta soggezione, da parte di molti confratelli vescovi, nei confronti di questa intolleranza, che pare essere un tributo obbligato allo spirito dei tempi, e che pare contrastare, senza un motivo comprensibile, il processo di necessaria riconciliazione all’interno della Chiesa.


martedì 16 ottobre 2012

I fedeli scelgono al 95% la Comunione in ginocchio.



Quattro passi suggeriti da un parroco ai propri confratelli per spiegare ed aiutare a fare come fa il Papa


Autore: don Andrea Brugnoli - Parroco di san Zeno alla Zai (Vr)

Ho una proposta da fare ai miei confratelli parroci. Si tratta di una soluzione non ottimale, ma pastoralmente efficace... in vista di tempi migliori nei quali si potrà nella Chiesa fare le cose senza "passaggi". Ma, si sa, questi son tempi in cui dobbiamo pian piano recuperare la fede e ricostruire ciò che è stato devastato. [...]
Dal Natale 2012 fino ad oggi, nella mia parrocchia ho iniziato a proporre ai parrocchiani la S. Comunione in ginocchio, nella seguente forma:

1) All'inizio della S. Messa sono già pronti due inginocchiatoi davanti all'altare.

2) La S. Messa in rito ordinario prosegue nel consueto modo fino all'Agnello di Dio.

3) Un lettore legge, mentre il sacerdote va a prendere la pisside al Tabernacolo, queste semplici parole da un foglietto prestampato:
«Papa Benedetto XVI ci ricorda che la pratica di inginocchiarsi per la santa Comunione ha a suo favore secoli di tradizione ed è un segno di adorazione particolarmente espressivo. Per questo, nella nostra parrocchia, abbiamo deciso di dare a tutti la possibilità di riceverla anche in questo modo».

4) La comunione viene distribuita alla gente che si accosta con grande varietà di modi. A tutti viene data così come si presentano: in ginocchio e in bocca, in ginocchio e in mano, in piedi in bocca e in piedi in mano.

Questo viene fatto ad ogni S. Messa, e leggendo il foglietto solo alle S. Messe festive.

Risultato? 

Lasciando questa libertà e senza imporre nulla, il 95% dei miei parrocchiani si inginocchia, dimostrando così che la gente capisce subito la posta in gioco e la bellezza di ricevere Gesù nel modo con cui per secoli l'ha ricevuto. E questo sia per gli adulti che per i giovani e i bambini. Provare per credere. [...]

Forza, amici parroci: un po' di coraggio e diamo una mano al Papa che in più occasioni sta cercando di insegnare alla Chiesa, senza imposizioni, il valore di questi gesti.






domenica 14 ottobre 2012

Identikit del Messia di Giacomo Biffi





«Chi dice la gente che io sia?» domanda anche oggi Gesù


IDENTIKIT DEL MESSIA


di Giacomo Biffi
Cardinale arcivescovo emerito di Bologna





Ciò che primariamente colpisce nel magistero di Gesù è la straordinaria chiarezza di idee. Tutto è lucidamente enunciato senza ambiguità o tentennamenti. Le esitazioni, il rifugio nel soggettivismo, le formule dubitative («forse», «secondo me», «mi parrebbe»), così frequenti nel nostro dire, non si incontrano mai nei suoi discorsi, dai quali sono lontanissimi i vezzi, le civetterie,l’apparente arrendevolezza del “pensiero debole”. Gesù manifesta anzi una sicurezza che sarebbe persino irritante, se non fossimo contestualmente conquistati dall’oggettiva elevatezza e luminosità del suo insegnamento. 

Pur nella grande varietà degli argomenti toccati, non c’è frammentazione o incoerenza nella visione di Cristo. Tutto è raccolto e unificato attorno a due temi fondamentali sempre ricorrenti: quello del Padre (un padre che sta all’origine di qualsivoglia esistenza) e quello del Regno, traguardo di ogni tensione delle creature e del loro peregrinare nella storia. In lui però non c’è nulla né del pensatore distratto, così assorto nelle sue alte elucubrazioni da non accorgersi nemmeno più delle piccole cose, né del superuomo che disdegna di lasciarsi impigliare negli accadimenti senza rilevanza e senza gloria. Al contrario: Gesù si dimostra un osservatore attento — anzi interessato e compiaciuto — della realtà “feriale” nella quale siamo tutti immersi. 

Le cose più umili vengono utilizzate nei suoi paragoni: i bicchieri e i piatti da lavare, la lucerna e il lucerniere, il sale da usare in cucina, il bicchiere d’acqua fresca, il vino vecchio che è più buono, il vestito rattoppato, la pagliuzza e la trave, la cruna degli aghi, i danni provocati dalle tarme e dalla ruggine, gli effimeri fiori del campo, le prime foglie del fico, l’arbusto di senape, il seme che cade in terreni diversamente accoglienti e produttivi, la rete dei pescatori che raccoglie al tempo stesso pesci commestibili e pesci da buttare, la pecora che si allontana dal gregge e si perde. E questo è un elenco che si potrebbe molto allungare. 

Quanto s’è detto dovrebbe bastare a persuaderci che Gesù non ha somiglianza alcuna con l’ideologo che — tutto preso dalle sue grandiose teorie — non riesce più a vedere e a prendere in considerazione le vicissitudini spicciole della gente comune. E proprio questa sua sensibilità per le piccole cose concrete e l’arte sua inimitabile di incastonarle nei ragionamenti più alti gli consentono di parlare a tutti, anche ai semplici, delle verità più sublimi con la mediazione di un linguaggio limpido e originale; un linguaggio che ci appare ben diverso da quello di molti pensatori professionisti e di non pochi attori della scena politica. 

lunedì 8 ottobre 2012

Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la Dottrina sulla Chiesa


CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE


Introduzione
Il Concilio Vaticano II, con la Costituzione dogmatica Lumen gentium e con i Decreti sull'Ecumenismo (Unitatis redintegratio) e sulle Chiese orientali (Orientalium Ecclesiarum), ha contribuito in modo determinante ad una comprensione più profonda dell'ecclesiologia cattolica. Al riguardo anche i Sommi Pontefici hanno voluto offrire approfondimenti e orientamenti per la prassi: Paolo VI nella Lettera Enciclica Ecclesiam suam (1964) e Giovanni Paolo II nella Lettera EnciclicaUt unum sint (1995).
Il conseguente impegno dei teologi, volto ad illustrare sempre meglio i diversi aspetti dell'ecclesiologia, ha dato luogo al fiorire di un'ampia letteratura in proposito. La tematica si è infatti rivelata di grande fecondità, ma talvolta ha anche avuto bisogno di puntualizzazioni e di richiami, come la Dichiarazione Mysterium Ecclesiae (1973), la Lettera ai Vescovi della Chiesa CattolicaCommunionis notio (1992) e la Dichiarazione Dominus Iesus (2000), tutte pubblicate dalla Congregazione per la Dottrina della Fede.
La vastità dell'argomento e la novità di molti temi continuano a provocare la riflessione teologica, offrendo sempre nuovi contributi non sempre immuni da interpretazioni errate che suscitano perplessità e dubbi, alcuni dei quali sono stati sottoposti all'attenzione della Congregazione per la Dottrina della Fede. Essa, presupponendo l'insegnamento globale della dottrina cattolica sulla Chiesa, intende rispondervi precisando il significato autentico di talune espressioni ecclesiologiche magisteriali, che nel dibattito teologico rischiano di essere fraintese.

RISPOSTE AI QUESITI

Primo quesito: Il Concilio Ecumenico Vaticano II ha forse cambiato la precedente dottrina sulla Chiesa ?

sabato 6 ottobre 2012

Legge 194: legge perversa


5 Ottobre 2012

La sentenza della Terza Sezione civile della Cassazione che ha riconosciuto, a favore di entrambi i genitori, dei fratelli e della stessa interessata, il diritto al risarcimento dei danni per nascita indesiderata nei confronti di un ginecologo che non aveva diagnosticato, durante la gravidanza, la sindrome di Down della bambina, così impedendo alla madre di abortire, non può che suscitare in tutti amare riflessioni.

La società non può non interrogarsi sugli effetti che la legge 194 sull’aborto ha prodotto in oltre trent’anni di vigenza, non solo sulla vita spezzata di milioni di bambini, ma sulla coscienza sociale nei confronti dell’altro, del malato del disabile, del debole.
Leggiamo il passo nel quale la Corte giustifica l’estensione del diritto al risarcimento non solo alla madre e al padre, ma anche ai fratelli; anch’essi, infatti, avrebbero subito un “danno” dall’ingresso in famiglia di una sorellina con un cromosoma in più;

domenica 30 settembre 2012

Santa Messa Tradizionale nella Tomba di San Pietro in Vaticano.




La Chiesa del dialogo e la Chiesa che convertì Agostino.



di Anastasia Domini

Verso la fine del 384 giungeva a Milano un giovane manicheo, Agostino d’Ippona. Ne ripartiva nel 387, da cristiano. Cos’era avvenuto in quei tre anni? Agostino era stato conquistato dalla vita ecclesiale di Milano e dal pastore che con zelo ineguagliabile la guidava, Aurelio Ambrogio.

Agostino a Milano s’imbatte in una Chiesa piena: videbam ecclesiam plenam et alius sic ibat alius autem sic (vedevo una Chiesa piena che nella sua pienezza consentiva ai suoi membri itinerari diversi), scriverà nelle sue celebri e sempre attuali “Confessioni”. È a contatto con questa “pienezza” che Agostino rimane affascinato ed è spinto ad abbracciare la fede in Cristo.

S’imbatte, anzitutto, in un popolo santamente fiero di essere la Chiesa di Dio, un popolo che si raduna in preghiera a cantare gl’immortali inni composti dal suo Pastore, nella certezza che quelle melodie e quelle parole non sarebbero rimaste inascoltate. Un popolo propenso alla carità verso i poveri, ma non meno incline alla magnificenza delle chiese; aperto al matrimonio e alla verginità, ma fermo e intransigente su qualsiasi deviazione morale.

Ma è soprattutto al Vescovo di questa Chiesa “piena” che Agostino deve la sua conversione. Eppure questo pastore, Ambrogio, non dialoga con Agostino.

venerdì 28 settembre 2012

La Fede è decidere di stare con il Signore e vivere con Lui.


Porta Fidei - Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio con cui Papa Benedetto XVI ha indetto l'Anno della Fede.



Il papa afferma che è Dio che tiene aperta la porta della fede, per tutti gli uomini. Non tocca ad essi agitarsi per aprirla. L'inizio della fede non è conquista dell'uomo, esso è sempre possibile. La fede ha il carattere di un dono che sopravviene, non si può dedurre e non si può produrre.


«L'Anno della fede (..) è un invito ad un'autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo. Nel mistero della sua morte e risurrezione, Dio ha rivelato in pienezza l'Amore che salva e chiama gli uomini alla conversione di vita mediante la remissione dei peccati (cfr. At 5,31). (..) Grazie alla fede, questa vita nuova plasma tutta l'esistenza umana sulla radicale novità della risurrezione. Nella misura della sua libera disponibilità, i pensieri e gli affetti, la mentalità e il comportamento dell'uomo vengono lentamente purificati e trasformati, in un cammino mai compiutamente terminato in questa vita. La "fede che si rende operosa per mezzo della carità" (Gal 5,6) diventa un nuovo criterio di intelligenza e di azione che cambia tutta la vita dell'uomo (cfr. Rm 12,2; Col 3,9-10; Ef 4,20-29; 2 Cor 5,17). »

(Porta fidei, n. 6)


Sintesi

lunedì 24 settembre 2012

I cattolici e il male minore



Esiste una teoria di cattolici, prestigiosi e no, laici e prelati, numerosa e assordante, che ha solo l’obiettivo di perseguire il male minore. Di fatto, così, cooperano con il male. E su questo, non ci può essere discussione, perché questa cinica “strategia” ha già prodotto danni immensi nel nostro paese.

Su “Il Timone” n. 26 del luglio/agosto 2003, Mario Palmaro scriveva:
 “Pochi ricordano che la 194 è l’unica legge sull’aborto al mondo che porti la firma esclusivamente di uomini politici cattolici. Quando viene pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 22 maggio del 1978, essa porta in calce la firma di cinque politici dello Scudo crociato: il Presidente del Consiglio Giulio Andreotti e i ministri Tina Anselmi, Francesco Bonifacio, Tommaso Morlino, Filippo Maria Pandolfi. I membri dell’esecutivo della Dc avrebbero potuto dimettersi piuttosto che firmare una legge assolutamente inaccettabile, ma rimasero alloro posto ‘per il bene del Paese’. Il Capo dello Stato, anch’egli democristiano, Giovanni Leone, avrebbe potuto rimandare la legge 194 alle Camere per sospetta incostituzionalità, senza nemmeno dover rassegnare le dimissioni, in base all’articolo 74 della Costituzione. Invece, dopo soli quattro giorni firmò.

lunedì 3 settembre 2012

9 Domande sull’Anno della Fede

Il prossimo 11 ottobre avrà inizio l’Anno della Fede indetto da Benedetto XVI. Di che si tratta? Che cosa desidera il Santo Padre? Che cosa possiamo fare noi? Ecco, a due mesi dall’inizio, le risposte a queste domande.

09 agosto 2012





1. Che cos’è l’Anno della Fede?

L’Anno della Fede “è un invito a un’autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo” (Porta Fidei, 6).


2. Quando inizia e quando finisce?

Inizia l’11 ottobre 2012 e finirà il 24 novembre 2013.


3. Perché sono state scelte queste date?

L’11 ottobre 2012 ricorrono due anniversari: il 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II e il 20° anniversario della promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica. Il giorno della chiusura, il 24 novembre 2013, è la solennità di Cristo Re.


4. Perché il Papa ha indetto un Anno della Fede?

La balaustra, argine del sacro.


Alcuni manufatti, chiamati comunemente balaustre per molti secoli hanno costituito una presenza regolare all’interno delle chiese. Nonostante l’apparente banalità di questi oggetti, sarebbero necessari fiumi d’inchiostro per descrivere tutte le funzioni e tutti i significati che essi hanno rivestito.

di Andrea de Meo




Varcare un confine a piedi, scavalcare il crinale di un monte, addentrarsi in una caverna, sono piccole esperienze accomunate, come molte altre, da una sensazione particolarissima. A chi le ha vissute non sarà sfuggita l’impressione di oltrepassare una linea oltre la quale vigono altre regole, oltre la quale il comportamento deve mutare perché al di là di quel punto lo spazio è diverso, non è più lo stesso di prima. Gli esempi che ho citato, a solo scopo narrativo, hanno tutti la caratteristica di essere accompagnati da segnali visibili, che quasi suggeriscono con la loro stessa presenza l’incipiente mutamento di stato. In alcuni casi, come l’ingresso in una grotta, tale segnale è offerto dalla natura, in altri, come il passaggio del confine, il segnale è posto dagli uomini.

mercoledì 22 agosto 2012

I valori morali oggettivi e l’esistenza di Dio: una piccola argomentazione.



(Fonte: UCCR)

Nei Paesi anglosassoni si usa pubblicare sui quotidiani, in modo abbastanza costante, riflessioni filosofiche sull’esistenza di Dio. A volte sono argomenti abbastanza banali, altre volte invece sembrano essere più interessanti. Tra questi ultimi quello apparso su Enterprisenews.com, dove è stato affrontato il cosiddetto “argomento morale”, da cui prenderemo spunto per questo articolo. Avevamo parlato dello stesso argomento, molto più approfonditamente, in un post precedente a cui invitiamo a fare riferimento.

“L’argomento morale” recita questo:

1) Se Dio non esiste, i valori morali oggettivi non esistono.
2) I valori morali oggettivi esistono.
3) Pertanto, Dio esiste.

Non ci interesserà più di tanto arrivare a “dimostrare” l’esistenza di Dio in questo modo (né in nessun altro), che rimane sempre una questione legata alla libertà dell’uomo, ma piuttosto vorremmo soffermarci maggiormente sulle implicazioni che emergeranno dalle due premesse. Poi, chi vorrà, passerà al terzo passaggio. Resta il fatto che, se questo terzo punto non piace, bisognerà adoperarsi per confutare una delle due premesse, che però sembrano resistere a sufficienza.

sabato 18 agosto 2012

Circa i peccati e le tre censure ecclesiastiche.



La Chiesa è Madre, e ha il dovere di educare nella fede e nell’amore in Dio per aiutare tutti a conseguire la Salvezza Eterna dell’Anima, i Sacramenti istituiti da Cristo stesso e depositati nella Chiesa, sono in ordine a tale scopo.


Quindi, la Chiesa nella sua Eterna Sapienza stabilisce che per ricevere la Santissima Eucaristia o Comunione bisogna essere in grazia di Dio, cioè non avere commesso peccati gravi o mortali dopo l’ultima confessione ben fatta.

Normalmente il buon cristiano si confessa ogni mese. Ma certamente una volta all’anno.


Dal Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC)

CCC 1458 Sebbene non sia strettamente necessaria, la confessione delle colpe quotidiane (peccati veniali) è tuttavia vivamente raccomandata dalla Chiesa. In effetti, la confessione regolare dei peccati veniali ci aiuta a formare la nostra coscienza, a lottare contro le cattive inclinazioni, a lasciarci guarire da Cristo, a progredire nella vita dello Spirito. Ricevendo più frequentemente, attraverso questo sacramento, il dono della misericordia del Padre, siamo spinti ad essere misericordiosi come lui.


martedì 14 agosto 2012

Fuori della Chiesa c’e’ salvezza?

Porto all'attenzione dei lettori di Sursum Corda un interessante articolo pubblicato nel Bolg "Una Casa Nella Roccia".



Oggi molti mettono in dubbio il fatto che la Chiesa Cattolica sia strumento necessario di salvezza. Ci si chiede: davvero è necessario essere cattolico per salvarsi? E’ mai possibile che fuori della Chiesa non ci sia possibilità di salvezza?

In realtà queste perplessità nascono dal fatto che siamo in piena cultura relativista (non deve esistere nessuna verità assoluta) e soggettivista (ognuno può crearsi la verità che vuole).

Prendendo il Magistero nella sua interezza, la Chiesa si presenta come assolutamente necessaria per la salvezza di ogni uomo.

C’è una famosa frase di origine patristica che dice: “extra Ecclesiam nulla salus”, ovvero: “fuori della Chiesa non vi è salvezza”. Ebbene, questa frase è un’incontestabile verità di fede, è lo è perché è stata continuamente ripetuta dai Padri e dal Magistero.

Ecco alcuni esempi di ciò che a riguardo dicono i Padri della Chiesa, il Magistero e il Nuovo Testamento:


martedì 7 agosto 2012

La misantropia degli animalisti.


di Rodolfo Casadei

Prendere parte a risse è sempre disdicevole. Ma se proprio fossi stato costretto a partecipare, sotto ricatto o per mancanza di alternative, a quella di domenica scorsa fra i vetturini delle botticelle romane e i militanti del Partito animalista europeo in Piazza di Spagna a Roma, non avrei avuto dubbi nella scelta: dalla parte dei cocchieri e della loro rabbiosa reazione al tentativo dei sedicenti difensori dei “diritti” degli animali di impedire loro di lavorare. Può darsi che alcuni conducenti stessero violando l’ordinanza del sindaco che indica orari e temperature in coincidenza delle quali non è autorizzata la circolazione delle carrozzelle trainate da cavalli, ma i loro critici avevano facoltà di sporgere denuncia, presentare esposti, richiamare l’attenzione degli agenti della polizia municipale in servizio, ecc. Invece hanno scelto la via della provocazione e dello scontro al solo scopo di farsi pubblicità e di diffondere un’immagine negativa di Roma (la scena della rissa in uno dei siti turistici italiani più frequentati è stata videotrasmessa in tutto il mondo), con cui poi ricattare le autorità locali per ottenere misure draconiane, come il ritiro di tutte le licenze ai conduttori di botticelle.

Ma prima che commisurata ai fatti e alle circostanze, la mia presa di posizione è culturale. Perché il linguaggio degli animalisti rappresenta un vero e proprio inquinamento del pensiero e perché al fondo delle loro azioni c’è un’antropologia insostenibile e inaccettabile, sentimentalista e misantropa. È un abuso costante della razionalità l’uso da parte degli animalisti, sull’onda degli scritti di Peter Singer e Richard Ryder, del termine “diritti” in riferimento a quello che potrebbe o non potrebbe essere fatto dagli uomini agli animali. I diritti sono il necessario complemento dei doveri dei soggetti moralmente responsabili, cioè di coloro che dispongono di un certo grado di libertà nelle loro azioni. Gli esseri umani hanno diritti perché hanno doveri: sono tenuti, per esempio, a rispettare l’integrità della vita degli altri uomini, e da ciò discende logicamente il diritto di ogni essere umano a non essere ucciso. Questo non vale per gli animali, ai quali non può essere chiesto di assolvere a doveri: l’istinto detta tutti i loro comportamenti, e l’animale che uccidesse un essere umano con un’azione innescata o dalla paura, o dalla fame, o dagli imperativi del controllo del loro territorio, ecc. non sarebbe moralmente responsabile della sua azione. La soppressione o la reclusione di un animale che ha causato gravi danni a esseri umani non è una punizione o una pena – concetti relativi all’ambito morale – ma una misura pratica per prevenire il ripetersi del danno. Pertanto gli animali, non avendo doveri verso gli uomini, non hanno nemmeno diritti.

mercoledì 1 agosto 2012

Anno della fede, risposta alla povertà spirituale di oggi.





INTRODUZIONE

Con la Lettera apostolica Porta fidei dell’11 ottobre 2011, il Santo Padre Benedetto XVI ha indetto un Anno della fede. Esso avrà inizio l’11 ottobre 2012, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, e terminerà il 24 novembre 2013, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo.

Quest’anno sarà un’occasione propizia perché tutti i fedeli comprendano più profondamente che il fondamento della fede cristiana è «l’incontro con un avvenimento, con una Persona che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva»[1]. Fondata sull’incontro con Gesù Cristo risorto, la fede potrà essere riscoperta nella sua integrità e in tutto il suo splendore. «Anche ai nostri giorni la fede è un dono da riscoprire, da coltivare e da testimoniare», perché il Signore «conceda a ciascuno di noi di vivere la bellezza e la gioia dell’essere cristiani»[2].

L’inizio dell’Anno della fede coincide con il ricordo riconoscente di due grandi eventi che hanno segnato il volto della Chiesa ai nostri giorni: il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, voluto dal beato Giovanni XXIII (11 ottobre 1962), e il ventesimo anniversario della promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, offerto alla Chiesa dal beato Giovanni Paolo II (11 ottobre 1992).

DON MATTEO LAMANNA

SPECIALE DEDICATO AL MISSIONARIO APOSTOLICO
DON MATTEO LAMANNA
NEL 240° ANNIVERSARIO DELLA SUA MORTE
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Introduzione
Il 25 agosto di quest’anno ricorre il 240° anniversario del passaggio a miglior vita di Don Matteo Lamanna, fondatore della Congregazione dei “Sacerdoti Missionari figli di Maria Santissima” e del complesso monumentale del Ritiro di Mesoraca (Crotone), considerato l’esempio più valido del Tardo Barocco in Calabria e tra i più interessanti di tutto il Mezzogiorno.
Don Matteo Lamanna - così come scrive il Biblista Don Serafino Parisi nella prefazione dell’opera Don Matteo Lamanna e i suoi Sacerdoti Missionari nella Calabria del Settecento (S. Cropanese, Ed. Progetto 2000)- può essere considerato come un “antesignano del cosiddetto cristianesimo sociale, non solo perché ha accolto dei ragazzi per acculturarli e renderli liberi e responsabili, capaci di intervenire concretamente, cristianamente formati, nell’agone socio-politico del tempo, ma perché ha compreso, e si è impegnato per questo, che l’orizzonte della vita spirituale e dell’impegno culturale è precisamente la santità”.

domenica 29 luglio 2012

L'uso di dare la Comunione in bocca può risalire a Gesù?





di Nicola Bux

Il Santo Padre, non solo pronunziò il noto discorso del 22 dicembre sull' interpretazione del concilio ecumenico Vaticano II, che invitava a compiere nel senso della riforma in continuità con la tradizione della Chiesa (Ecclesia semper reformanda), ma lo ha pure messo in pratica nella liturgia. In primis, facendo ricollocare il Crocifisso dinanzi a sè sull'altare, in modo che la preghiera del sacerdote e dei fedeli sia "rivolta al Signore". 


Qui però, mi soffermo sulla seconda 'innovazione' di Benedetto XVI: l'amministrazione della S.Comunione ai fedeli, in ginocchio e in bocca. Dico 'innovazione', rispetto al noto indulto che in diverse nazioni consente di riceverla sulla mano.Infatti, si ritiene da non pochi, che solo nella tarda antichità-alto medioevo, la Chiesa d'Oriente e d'Occidente abbia preferito amministrarla in tal modo. Allora, Gesù ha dato la Comunione agli Apostoli sulla mano o chiedendo di prenderla con le proprie mani?