martedì 27 marzo 2012

Le Glorie di Maria


SPERANZA NOSTRA, SALVE
Maria è la speranza di tutti

Gli eretici moderni non possono sopportare che noi salutiamo e chiamiamo Maria speranza nostra: Spes nostra, salve. Dicono che solo Dio è la nostra speranza e che maledice chi ripone la sua speranza nella creatura: «Maledetto l'uomo che confida nell'uomo» (Ger 17,5). Maria, affermano, è una creatura e come potrebbe una creatura essere la nostra speranza? Questo dicono gli eretici, tuttavia la santa Chiesa vuole che ogni giorno tutti gli ecclesiastici e tutti i religiosi proclamino e a nome di tutti i fedeli invochino e chiamino Maria con questo dolce nome di speranza nostra, speranza di tutti: Spes nostra, salve.
Ci sono due modi, dice san Tommaso, di porre la propria speranza in una persona, come causa principale o come causa di mezzo. Quelli che sperano qualche grazia dal re, la sperano da lui come sovrano; dal suo ministro o dal favorito la sperano come intercessore. Se la grazia è concessa, viene principalmente dal re, ma per il tramite del suo favorito; perciò chi chiede la grazia ha ragione di dire che il suo intercessore è la sua speranza.
Il re del cielo, essendo bontà infinita, desidera grandemente arricchirci delle sue grazie; ma poiché da parte nostra è necessaria la fiducia, per accrescere in noi questa fiducia ci ha donato per madre e avvocata la sua Madre stessa, a cui ha dato tutto il potere di aiutarci. Perciò vuole che riponiamo in lei la speranza della nostra salvezza e di ogni nostro bene. Certamente quelli che pongono la loro speranza solo nelle creature indipendentemente da Dio, come fanno i peccatori, e che per ottenere l'amicizia e il favore di un uomo arrivano a offendere Dio, questi sono maledetti da Dio, come dice Geremia. Ma quelli che sperano in Maria, come Madre di Dio, tanto potente da ottenere loro le grazie e la vita eterna, questi sono benedetti da Dio e rallegrano il suo cuore, desideroso di vedere così onorata l'incomparabile creatura che più di tutti gli uomini e di tutti gli angeli lo ha amato e onorato in questo mondo.
Perciò giustamente noi chiamiamo la Vergine la nostra speranza, sperando, come dice il cardinale Bellarmino, di ottenere per la sua intercessione quello che non otterremmo con le sole nostre preghiere. Noi la preghiamo, dice sant'Anselmo, «affinché la dignità di chi intercede supplisca alla nostra povertà». Sicché, aggiunge il santo, «il supplicare la Vergine con tale speranza non è diffidare della misericordia di Dio, ma temere la propria indegnità».
Con ragione dunque la santa Chiesa applica a Maria le parole dell'Ecclesiastico con cui la chiama «Madre della santa speranza» (Sir 24,24 Vulg.), la madre che fa nascere in noi non già la speranza vana dei beni miserabili e transitori di questa vita, ma la speranza santa dei beni immensi ed eterni della vita del cielo. Sant'Efrem, rivolgendosi alla divina Madre, esclamava: «Dio ti salvi, o speranza dell'anima mia, salvezza certa dei cristiani, aiuto dei peccatori, difesa dei fedeli e salvezza del mondo». San Basilio afferma che dopo Dio non abbiamo altra speranza che Maria e perciò la proclama «la nostra unica speranza dopo Dio». Sant'Efrem, riflettendo sull'ordine stabilito dalla Provvidenza secondo il quale, come dice san Bernardo e come dimostreremo a lungo più avanti, tutti quelli che si salvano si debbono salvare per mezzo di Maria, così le parla: «In te sola è riposta la nostra fiducia, o Vergine purissima; proteggici e custodiscici sotto le ali della tua compassione». Lo stesso le dice san Tommaso da Villanova, chiamandola unico nostro rifugio, aiuto e asilo.
San Bernardo mostra la fondatezza di questa verità dicendo: «Guarda, o uomo, il disegno di Dio, disegno di pietà», per poter dispensare a noi con più abbondanza la sua misericordia: «volendo redimere il genere umano, egli ha posto tutto il valore della redenzione nelle mani di Maria», affinché ella lo dispensi a suo piacimento.
Dio ordinò a Mosè: «Farai il propiziatorio d'oro puro... È di là che ti dirò tutto quello che ti ordino» (Es 25,17.22). «Questo propiziatorio, dice un autore, è Maria, ed è dato da Dio a tutto il mondo. Da lì il nostro clementissimo Signore parla al cuore, da lì dà risposte di bontà e di perdono, da lì largisce i doni, da lì ci viene ogni bene». Perciò, dice sant'Ireneo, il Verbo divino, prima d'incarnarsi nel seno di Maria, mandò l'arcangelo a chiedere il suo consenso, perché volle che da Maria derivasse al mondo il mistero dell'Incarnazione: «Perché senza il consenso di Maria non si compie il mistero dell'Incarnazione? Perché Dio vuole che ella sia il principio di tutti i beni». L'Idiota dice dunque: «Per mezzo di lei il mondo ha e avrà ogni bene». Ogni bene, ogni aiuto, ogni grazia che gli uomini hanno ricevuto e riceveranno da Dio sino alla fine del mondo, tutto è venuto e verrà loro per intercessione e per mezzo di Maria. Aveva dunque ragione il devoto Blosio di esclamare: «O Maria, chi sarà quello stolto e infelice che non amerà te» che sei così amabile e così grata con chi ti ama? «Nei dubbi» e nelle perplessità in cui la nostra mente si confonde «tu sei la luce» di coloro che a te ricorrono; «nelle afflizioni, tu consoli» chi in te confida; «nei pericoli, tu soccorri» chi ti chiama. «Tu dopo il tuo divino Figlio sei la salvezza sicura dei tuoi servi fedeli. Dio ti salvi, o speranza dei disperati, o soccorso degli abbandonati». Maria, tu sei onnipotente, poiché, «per onorarti, tuo Figlio vuole fare subito quello che tu vuoi».
San Germano, riconoscendo in Maria la fonte di ogni nostro bene e la liberazione da ogni male, così la invoca: «Mia Signora, tu sola sei la consolazione che Dio mi ha donato, la guida del mio pellegrinaggio, la forza della mia debolezza, la ricchezza della mia miseria, la guarigione delle mie ferite, il sollievo dei miei dolori, la liberazione dalle mie catene, la speranza della mia salvezza; esaudisci le mie suppliche, abbi pietà dei miei sospiri, tu che sei la mia regina, il rifugio, la vita, l'aiuto, la speranza e la mia forza».
Con ragione dunque sant'Antonino applica a Maria questo passo della Sapienza: «Tutti i beni mi sono venuti insieme con essa» (Sap 7,11). «Ella è la madre» e la dispensatrice «di tutti i beni. Ben può dire il mondo», specialmente chi nel mondo è devoto a questa regina, che «insieme con la devozione a Maria, egli ha ottenuto ogni bene». Perciò l'abate di Selles afferma senza riserve: «Chi trova Maria trova ogni bene», trova tutte le grazie, tutte le virtù, poiché per mezzo della sua potente intercessione ella gli ottiene tutto ciò che gli occorre per essere ricco della divina grazia. La santa Vergine stessa ci fa sapere: «Ricchezza e gloria sono con me», tutte le ricchezze di Dio, cioè le divine misericordie, «per arricchire coloro che mi amano» (Prv 8,18.21). Perciò san Bonaventura diceva che noi tutti dobbiamo tenere sempre gli occhi fissi sulle mani di Maria, al fine di ricevere per mezzo suo quel bene che desideriamo.
Quanti superbi hanno trovato l'umiltà nella devozione a Maria! Quanti iracondi hanno trovato la mansuetudine! Quanti ciechi la luce! Quanti disperati la fiducia! Quanti perduti la salvezza! È quel che Maria aveva predetto quando in casa di Elisabetta proruppe nel suo sublime cantico: «D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata» (Lc 1,48). San Bernardo riprende: «Tutte le generazioni ti chiameranno beata, perché a tutte le genti hai dato la vita e la gloria; poiché in te i peccatori trovano il perdono e i giusti trovano la perseveranza nella grazia divina». Il devoto Lanspergio fa parlare così il Signore: Uomini, poveri figli di Adamo, che vivete in mezzo a tanti nemici e a tante miserie, «abbiate cura di venerare con particolare affetto la Madre mia» e vostra. «Io l'ho data al mondo come esempio di purezza» affinché da lei impariate a vivere come si deve; «e come rifugio sicuro affinché ricorriate a lei nelle vostre afflizioni. Questa mia figlia l'ho fatta tale che nessuno possa temerla o possa esitare a ricorrere a lei. Perciò l'ho creata di natura così benigna e pietosa che non sa disprezzare nessuno e non sa negare il suo favore a nessuno che lo domanda. Ella tiene aperto a tutti il manto della sua misericordia e non permette che nessuno parta sconsolato dai suoi piedi». Sia dunque sempre lodata e benedetta la bontà immensa del nostro Dio che ci ha dato una madre così grande e un'avvocata così tenera e amorevole.
Quanto sono commoventi i sentimenti di fiducia che il serafico san Bonaventura aveva verso il nostro redentore Gesù e verso la nostra avvocata Maria così pieni di amore! «Per quanto il Signore mi abbia riprovato, io so che egli non può negarsi» a chi lo ama e lo cerca con cuore sincero. «Io lo abbraccerò con il mio amore e finché non mi avrà benedetto non lo lascerò ed egli senza me non potrà andarsene». Se altro non potrò, almeno «mi nasconderò dentro le sue piaghe, vi resterò e fuori di sé egli non potrà trovarmi». Infine se il mio Redentore per le mie colpe mi scaccia dai suoi piedi, «mi butterò ai piedi della sua Madre Maria e vi resterò prostrato finché ella non mi ottenga il perdono. Infatti» la nostra Madre di misericordia «non sa e non ha saputo mai non compatire le miserie e non contentare i miseri che a lei ricorrono per aiuto. Perciò», se non per obbligo, almeno «per compassione, indurrà il Figlio a perdonarmi».
Concludiamo dunque dicendo con Eutimio: «Guardaci, o Madre nostra misericordiosa, guardaci poiché siamo tuoi servi e in te abbiamo riposto tutta la nostra speranza».

Sant'Alfonso Maria de' Liguori

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