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Intervento di Mons. Ignacio Barreiro Carámbula, Direttore della Biblioteca Cattolica di Vita Umana Internazionale in occasione della Marcia per la Vita.
Nella difesa della vita la lotta contro l’aborto è emblematica per questo ci impegniamo per l’abrogazione delle leggi o le decisioni giudiziarie che permettano anche solo un singolo aborto. Ma dobbiamo guardare oltre, per proteggere in forma integrale la totalità della vita umana dall’inizio biologico fino alla morte naturale.
La stessa logica di dominio sulla vita che porta all’aborto serve come giustificazione all’eutanasia, al suicidio assistito, alla contraccezione e alla fecondazione artificiale. Se una persona si considera capace di decidere sulla vita o sulla morte del bambino che porta in grembo, potrà anche considerarsi legittimata a prendere questa decisione su una persona in fin di vita o minorata di cui egli ha una tutela legale.
Nessuno è proprietario della propria vita dunque nessuno ha diritto di chiedere l’eutanasia o il suicidio assistito. Nessuno ha diritto di giudicare se la vita di una persona umana è una “vita indegna di essere vissuta” e come conseguenza può essere eliminata. Dietro un approccio apparentemente compassionevole delle sofferenze di chi è in fina di vita si cela una forte motivazione economica per risparmiare alla comunità oneri pesanti di sostegno dinanzi all’impossibilità di guarigione.
La vita è proprietà del Creatore dunque soltanto a lui spetta di decidere il tempo del suo inizio e il tempo della sua fine, dunque non è ammissibile né l’aborto, né l’eutanasia, né il suicidio, né l’assistenza al suicidio, neanche nessuna forma di concezione artificiale nella quale la coppia o i medici decidono il tempo dell’inizio della vita.
Dobbiamo tutelare la famiglia che è la culla della vita e incoraggiare la generosità con la vita in questi tempi d’inverno demografico, sapendo anche che una delle cause della deriva verso l’eutanasia è il crollo delle nascite. Dobbiamo fare tutto il possibile per garantire ai bambini i loro diritti naturali di nascere in una famiglia stabile costituita da un uomo e una donna, e il loro diritto di essere concepiti naturalmente e non artificialmente.
In tempi recenti la società scivola da una forma d’immoralità ad altre peggiori in una progressione di antinaturalità dalla legge che permette il divorzio civile. Un’istituzione che ha come uno dei suoi elementi costitutivi l’indissolubilità, è stata trasformata in dissolubile. Questo accade per la volontà di queste cangiati maggioranze che determinano il contenuto della legge nelle democrazie contemporanee, procedure che sono state denunciate con fermezza da Giovanni Paolo II. Non c’è molta differenza fra un matrimonio con divorzio più o meno facile, e un’unione basata sulla mera convivenza nella quale i membri possono separasi a piacimento. Questo apre la strada al riconoscimento legale della libera convivenza, e apre la porta a qualsiasi tipo di relazione antinaturale come l’unione di persone dello stesso sesso o anche unioni poligamiche.
La lotta per proteggere la vita é intimamente legata all’accettazione o al rifiuto della pienezza della Via, la Verità e la Vita che sono state portate nel mondo attraverso l’Incarnazione del Verbo Eterno. Giovanni Paolo II nella Centesimus annus, dimostra come una società non può vivere senza Dio nel vuoto causato dall’ateismo. Finisce quest’analisi indicando come il Regno di Dio deve avere un effetto concreto nella vita delle società temporali illuminando l’ordine della società umana e penetrandolo con le energie della grazia.
Alla luce di questi principi possiamo comprendere la gravità della legge 194 del 22 maggio 1978, chiamata, “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”, e della legge 40 del 19 febbraio 2004 chiamata “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita”. Non possiamo essere d’accordo con quelli che sostengono che si deve cercare una corretta applicazione della legge 194 per cercare di limitare il numero di aborti. Questa legge dal suo primo articolo è segnata da una totale equivocità, che dice “La Repubblica …tutela la vita umana fin dal suo inizio”. Ma immediatamente ci possiamo domandare, chi fra i difensori di questa legge sia disposto a definire l’inizio della vita con il suo inizio biologico. Si può cercare di limitare i danni causati da questa legge in conformità con quanto stabilito nel p. 73 dell’Evangelium vitae, ma mai si possono accettare le basi ideologiche sulle quali poggia questa cosiddetta legge.
La legge che introduce la fecondazione omologa, è frutto di una visione nella quale gli uomini credono che tutto sia loro possibile e pensano di essere i padroni assoluti del cosmo e i signori della vita. Dietro di quest’atteggiamento c’é la vecchia tentazione demoniaca che ha fatto credere ai nostri primi genitori che potevano essere come Dio e diventare Signori di tutto il creato, invece di accettare che l’uomo è solo un amministratore di una realtà spirituale e materiale che gli è stata affidata soltanto per il tempo della durata della sua vita su questa terra.
Dietro questa legge c’è una concezione nella quale i figli non sono visti come un dono di Dio, ma come un diritto. Questa mentalità di dominio sulla vita è un grave male in se stesso e per le sue conseguenze immediate che sono la morte di migliaia d’esseri umani neo-concepiti perché un’alta percentuale è rifiutata dal grembo della donna, ci sono fonti che indicano che così muoiono più dell’ottanta per cento degli embrioni prodotti artificialmente.
Esiste una connessione che non si può mai separare fra il significato unitivo e il significato procreativo dell’atto coniugale, che l’uomo non può rompere di propria iniziativa. Questa connessione si rompe mediante la contraccezione che ha sganciato la sessualità dalla fecondità. La fecondazione extracorporea invece sgancia la fecondità dalla sessualità e in certo modo c’è una relazione fra mentalità contraccettiva e fecondazione artificiale della quale è l’immagine speculare. Di conseguenza qualsiasi tecnica che sostituisca l’atto coniugale deve essere considerata contraria ai piani di Dio. Per questo anche l’inseminazione artificiale è immorale.
La prova dell’antinaturalità del concepimento extracorporeo è l’incremento dei problemi medici che soffre la donna che utilizza questa procedura. Cominciando con lo stress psicologico che soffre la donna che normalmente si deve sottoporre a ripetuti tentativi causati dalla scarsa efficacia di questa procedura. Essa richiede una superovulazione che è contro natura e che causa gravi problemi di salute alla donna e persino la morte. Gli aborti spontanei sembrano molto più alti di quelli sofferti da bambini concepiti naturalmente. Fra i bambini concepiti, artificialmente, c’è un aumento significativo di nascite premature, con basso peso e un aumento di problemi di salute.
In questa legge, si riconoscono alle coppie di fatto diritti analoghi a quelli riconosciuti alle coppie coniugate che costituisce una grave violazione dei diritti naturali dei figli di nascere in una famiglia stabile, e può servire come antecedente alla concessione di uno status legale a coppie omosessuali. Infine si obbliga il contribuente Italiano a pagare una prestazione sanitaria immorale senza che sia possibile presentare la dovuta obiezione della coscienza.
La difesa della vita è una parte fondamentale dell’edificazione del bene comune della società, come insegnava Giovanni Paolo II, “Non è possibile, infatti, costruire il bene comune senza riconoscere e tutelare il diritto alla vita, su cui si fondano e si sviluppano tutti gli altri diritti inalienabili dell’essere umano.” Dopo Giovanni Paolo II aggiunge, “Infatti, non ci può essere vera democrazia, se non si riconosce la dignità di ogni persona e non se ne rispettano i diritti.”
Un elemento fondante del bene comune è un impegno attivo per l’instaurazione di una società giusta e ben organizzata sotto la Regalità di Cristo dove si viva la fede con coerenza, e che come conseguenza si amministrino bene tutte le risorse sociali ed economiche per assicurare una crescita sociale ed economica. S’instaura il bene comune è la generosità con la vita, perché l’egoismo con la vita frutto della paura di vivere, è causato da una mancanza di speranza per carenza o povertà di fede e questo porta direttamente o indirettamente tutti i tipi di aggressione alla vita e alla famiglia. Questo avviene perché senza una visione forte del futuro che poggia sulla fede è difficile prendere l’impegno permanente che si trova nell’essenza del matrimonio. Una fede vissuta stimolerà la generosità dei matrimoni con la vita e una sana politica socio-economica, darà alle coppie la necessaria sicurezza materiale per portare avanti questa missione.
Nella presentazione della fede dobbiamo fare una promozione integrale degli insegnamenti della Chiesa su vita e famiglia, dimostrando come tutti sono collegati, e l’abbandono di uno di questi insegnamenti porta all’attacco di tutti gli altri. Questi sono fortemente ostacolati, da un mondo dominato dal relativismo e dall’edonismo, ma senza di queste verità non è possibile una vita felice. Dinanzi a questi ostacoli non ci dobbiamo scoraggiare, perché niente è impossibile a Dio che vuole la nostra salvezza.
fonte: Corrispondenza Romana
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