Nessuno al mondo può decidere di negare la Vita ad un altro essere umano.
di Carlo Climati
Cari rottamatori dei valori non negoziabili,
ho pensato di scrivervi questa lettera perché vi vedo particolarmente attivi e chiacchieroni, soprattutto attraverso i mezzi di comunicazione.
Faccio una premessa. L’espressione “valori non negoziabili”, per me, è veramente bellissima. E’ perfetta per il momento storico che stiamo vivendo, in cui ci viene detto che gli asini volano, che i pesci parlano e che gli elefanti possono ballare il tango.
“Valori non negoziabili” significa che su certi temi non è possibile fare compromessi. Non si può cedere neppure di un millimetro, perché riguardano la Vita, la dignità e il futuro di ogni esseri umano.
Ci siamo impegnati per anni, pacificamente, per difendere questi valori. Poi, all’improvviso, siete arrivati voi, rottamatori, con la richiesta di mettere da parte tutto ciò che potrebbe turbare le coscienze del mondo contemporaneo.
Così, oggi, chiunque osi toccare certi temi scomodi viene subito etichettato come “integralista” e “retrogrado”.
Io sono un giornalista che parla spesso dell’aborto. Sono anche un cittadino che ha partecipato a pacifiche manifestazioni in difesa della Vita dal concepimento alla morte naturale.
Il vostro moralismo, cari rottamatori, vi spingerebbe a bollarmi come “integralista”. Ma io non ci sto. A questa schedatura vorrei rispondere raccontando un’esperienza personale, che è alla base della mia convinta posizione a favore della Vita.
Convivo con una malattia da quando ero ragazzino. Ho passato tanto tempo in ospedale, insieme ad altri bambini malati, con problemi fisici molto più gravi dei miei.
Quando ero in ospedale, ricordo che ogni tanto qualcuno entrava nella nostra stanza. Si guardava intorno ed esprimeva sottovoce il suo giudizio su qualche bambino gravemente malato: “Ma che vita è questa? Non sarebbe stato meglio che non fosse mai nato?”
Ascoltando certi giudizi, mi arrabbiavo tantissimo. Vivevo ventiquattr’ore su ventiquattro con quei bambini. Per me erano Vite, esseri umani, persone... Non mi piaceva che venissero insultati in quel modo!
Un giorno, di fronte all'ennesimo giudizio pronunciato sottovoce, uno di questi bambini capì. Mi prese la mano e mi guardò negli occhi, come per dirmi: “Io vivo. Sono un essere umano”.
Fu in quel momento, in cui neanche credevo in Dio, che nacque il mio impegno per la difesa di ogni Vita. Non capivo Dio e gli chiedevo: dove sei? Come puoi permettere che questi bambini soffrano così e che siano anche insultati? Solo successivamente sono riuscito a fare pace con Dio e a dare un senso ad ogni cosa.
In quel periodo della mia gioventù, una delle cose che mi hanno aiutato a socializzare è stata la musica. Ho cominciato a suonare qualche strumento, partecipando a concerti con diversi gruppi. Senza la musica, sarei stato molto più solo.
Ho vissuto sulla mia pelle l’emarginazione, soprattutto da adolescente, quando alcuni coetanei rifiutavano la mia amicizia, semplicemente perché avevo alcuni limiti fisici, con cui convivo tuttora.
La mentalità di certe persone nei miei confronti era: "Tu non puoi venire con noi, perché saresti un ostacolo. Non puoi fare tutte le cose che facciamo noi. Perciò, stattene a casa".
Oggi, quando ascolto Papa Francesco, mi commuovo sempre, perché penso che stia dando un immenso valore ad ogni essere umano. Le sue parole mi hanno aiutato ad andare avanti, a non sentirmi uno scarto, a superare il dolore fisico che ogni tanto si riaffaccia.
Ecco perché partecipo con gioia alle manifestazioni per la Vita. Ecco perché nei miei articoli e nelle mie trasmissioni alla radio torno spesso sul tema dell'aborto. La mia posizione è il frutto di un'esperienza che non posso cancellare e che mi ha segnato per sempre.
Penso anche che sia importante proporre i valori non negoziabili in modo pacifico, costruttivo, senza mai scadere nell’aggressività, nella violenza o nel giudizio degli altri. Penso che sia necessario impegnarsi nella solidarietà e nell’aiuto a chi si trova in difficoltà o si porta nel cuore le ferite di un errore compiuto nel passato.
Cari rottamatori, vi saluto e vi ringrazio per la vostra attenzione. Ho voluto raccontarvi questa storia per spiegare le ragioni del mio sostegno ai valori non negoziabili. Mi dispiace per voi, ma io continuerò a parlarne, per ricordare che nessuno al mondo può decidere di negare la Vita ad un altro essere umano.
Cari rottamatori dei valori non negoziabili,
ho pensato di scrivervi questa lettera perché vi vedo particolarmente attivi e chiacchieroni, soprattutto attraverso i mezzi di comunicazione.
Faccio una premessa. L’espressione “valori non negoziabili”, per me, è veramente bellissima. E’ perfetta per il momento storico che stiamo vivendo, in cui ci viene detto che gli asini volano, che i pesci parlano e che gli elefanti possono ballare il tango.
“Valori non negoziabili” significa che su certi temi non è possibile fare compromessi. Non si può cedere neppure di un millimetro, perché riguardano la Vita, la dignità e il futuro di ogni esseri umano.
Ci siamo impegnati per anni, pacificamente, per difendere questi valori. Poi, all’improvviso, siete arrivati voi, rottamatori, con la richiesta di mettere da parte tutto ciò che potrebbe turbare le coscienze del mondo contemporaneo.
Così, oggi, chiunque osi toccare certi temi scomodi viene subito etichettato come “integralista” e “retrogrado”.
Io sono un giornalista che parla spesso dell’aborto. Sono anche un cittadino che ha partecipato a pacifiche manifestazioni in difesa della Vita dal concepimento alla morte naturale.
Il vostro moralismo, cari rottamatori, vi spingerebbe a bollarmi come “integralista”. Ma io non ci sto. A questa schedatura vorrei rispondere raccontando un’esperienza personale, che è alla base della mia convinta posizione a favore della Vita.
Convivo con una malattia da quando ero ragazzino. Ho passato tanto tempo in ospedale, insieme ad altri bambini malati, con problemi fisici molto più gravi dei miei.
Quando ero in ospedale, ricordo che ogni tanto qualcuno entrava nella nostra stanza. Si guardava intorno ed esprimeva sottovoce il suo giudizio su qualche bambino gravemente malato: “Ma che vita è questa? Non sarebbe stato meglio che non fosse mai nato?”
Ascoltando certi giudizi, mi arrabbiavo tantissimo. Vivevo ventiquattr’ore su ventiquattro con quei bambini. Per me erano Vite, esseri umani, persone... Non mi piaceva che venissero insultati in quel modo!
Un giorno, di fronte all'ennesimo giudizio pronunciato sottovoce, uno di questi bambini capì. Mi prese la mano e mi guardò negli occhi, come per dirmi: “Io vivo. Sono un essere umano”.
Fu in quel momento, in cui neanche credevo in Dio, che nacque il mio impegno per la difesa di ogni Vita. Non capivo Dio e gli chiedevo: dove sei? Come puoi permettere che questi bambini soffrano così e che siano anche insultati? Solo successivamente sono riuscito a fare pace con Dio e a dare un senso ad ogni cosa.
In quel periodo della mia gioventù, una delle cose che mi hanno aiutato a socializzare è stata la musica. Ho cominciato a suonare qualche strumento, partecipando a concerti con diversi gruppi. Senza la musica, sarei stato molto più solo.
Ho vissuto sulla mia pelle l’emarginazione, soprattutto da adolescente, quando alcuni coetanei rifiutavano la mia amicizia, semplicemente perché avevo alcuni limiti fisici, con cui convivo tuttora.
La mentalità di certe persone nei miei confronti era: "Tu non puoi venire con noi, perché saresti un ostacolo. Non puoi fare tutte le cose che facciamo noi. Perciò, stattene a casa".
Oggi, quando ascolto Papa Francesco, mi commuovo sempre, perché penso che stia dando un immenso valore ad ogni essere umano. Le sue parole mi hanno aiutato ad andare avanti, a non sentirmi uno scarto, a superare il dolore fisico che ogni tanto si riaffaccia.
Ecco perché partecipo con gioia alle manifestazioni per la Vita. Ecco perché nei miei articoli e nelle mie trasmissioni alla radio torno spesso sul tema dell'aborto. La mia posizione è il frutto di un'esperienza che non posso cancellare e che mi ha segnato per sempre.
Penso anche che sia importante proporre i valori non negoziabili in modo pacifico, costruttivo, senza mai scadere nell’aggressività, nella violenza o nel giudizio degli altri. Penso che sia necessario impegnarsi nella solidarietà e nell’aiuto a chi si trova in difficoltà o si porta nel cuore le ferite di un errore compiuto nel passato.
Cari rottamatori, vi saluto e vi ringrazio per la vostra attenzione. Ho voluto raccontarvi questa storia per spiegare le ragioni del mio sostegno ai valori non negoziabili. Mi dispiace per voi, ma io continuerò a parlarne, per ricordare che nessuno al mondo può decidere di negare la Vita ad un altro essere umano.
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