mercoledì 4 febbraio 2015

Le indigestioni di Vito Mancuso



Fonte: UCCR 


Facevamo notare recentemente come alcuni vaticanisti abbiamo abilmente manipolato la conferenza stampa di Francesco nel viaggio di ritorno dalle Filippine. Tuttavia, era un po’ di tempo che non accadeva, che non venivano profetizzati cambiamenti epocali della dottrina, in particolare sulla presunta archiviazione dei temi etici.

Se oggi sono i giornalisti della destra conservatrice a perseguitare mediaticamente la Chiesa, con Benedetto XVI c’erano i cattolici democratici de “Il Fatto Quotidiano”, come Marco Politi (per lo meno con accuse più sofisticate). Quelli de “Il Fatto” hanno però mantenuto il vizietto della manipolazione: Elisabetta Ambrosi, ad esempio, si è domandata tempo fa: «Ma cosa hanno a vedere tutti costoro» cioè i difensori della vita, «che sulla difesa astratta dell’embrione hanno persino costruito carriere – con la Chiesa, anzi la chiesa dei poveri con la p minuscola, come scriverebbe Francesco?».


Poi però non hanno più potuto nascondere che Francesco marcia spedito contro ogni ridefinizione del matrimonio (lunedì ha ribadito ancora una volta la minaccia che arriva dall’Unione Europea e «dall’influsso di ideologie che vorrebbero introdurre elementi di destabilizzazione delle famiglie, frutto di un mal compreso senso della libertà personale»), sostiene la famiglia naturale come unico modello di stabilità sociale, proclama il diritto dei bambini di crescere con un padre e una madre, condanna aborto e eutanasia come «falsa compassione» e «peccati contro il Creatore»,invita platealmente i medici a praticare l’obiezione di coscienza, si oppone alla fecondazione artificiale e a chi ritiene una «conquista scientifica “produrre” un figlio considerato come un diritto invece di accoglierlo come dono», incoraggia la Marcia per la Vita e benedice la raccolta firme“Uno di noi” a sostegno del riconoscimento giuridico dell’embrione, abbraccia il Movimento per la Vita e ringrazia il presidente Carlo Casini esprimendo «riconoscenza per tutto il lavoro che ha fatto in tanti anni», incontra in Vaticano la Manif pour tous, parla della teoria del gendercome una colonizzazione ideologica, paragonandola alle dittatura fasciste e nazista. Manca soltanto che scenda in piazza con le Sentinelle in piedi.

E pensare che un anno fa il teologo Vito Mancuso ricattava Papa Francesco scrivendo: «che ne sarebbe della Chiesa se fallisse Francesco? Che cosa avverrebbe se le riforme auspicate non andassero in porto e le attese di una nuova primavera si rivelassero solo illusioni?». Infatti, per il figlio spirituale del card. Martini, il Papa avrebbe avuto in mente (“riforme auspicate”) di rivoluzionare l’insegnamento della Chiesa sulla«dottrina del matrimonio», sull’«identità sessuale e l’omosessualità, il ginepraio della bioetica da cui non si esce continuando a ripetere solo dei no soprattutto sulla fecondazione assistita, il destino degli embrioni congelati, la diagnosi degli embrioni prima dell’impianto, il principio di autodeterminazione a livello di testamento biologico». Per non parlare della «regolazione delle nascite con il clamoroso fallimento pratico e teorico dell’Humanae Vitae di Paolo VI». Se Francesco non manterrà la promessa di rivoluzionare questi temi, scriveva, allora sarà la catastrofe universale: «sarebbe la fine della luce che si è accesa nell’esistenza di tutti gli esseri umani, con Roma che tornerebbe a essere periferia del mondo». Mentre i rancorosi tradizionalisti minacciano catastrofi a destra, i progressisti minacciano catastrofi a sinistra…ecco i due fuochi da cui è colpito il Santo Padre.

Evidentemente i tempi dell’apocalisse, profetizzata da Vito Mancuso, sono giunti: infatti, non solo il Papa in questi due anni ha evidentementesmentito le ossessive illusioni mediatiche su rivoluzioni, aperture e progressismi. Ma, proprio recentemente, ha elogiato l’Humanae Vitae di Paolo VI, pesantemente criticata dal progressismo a causa della sua forte opposizione alla contraccezione (e sostegno dei metodi naturali) che Papa Montini difese nonostante gran parte dei suoi collaboratori -influenzati dal movimento sessantottino- la pensassero in modo opposto. Se per Mancuso l’“Humanae Vitae” è stata un “clamoroso fallimento”, per il card. Carlo Maria Martini fu «un grave danno» perché «molte persone si sono allontanate dalla Chiesa […] Saper ammettere i propri errori e la limitatezza delle proprie vedute di ieri è segno di grandezza d’animo e di sicurezza». Eppure, il lassismo e l’aperturismo su queste tematiche, come adottati dal mondo protestante, ha semplicemente acceleratol’allontanamento dalle chiese. D’altra parte fu Gesù stesso che invitò gli uomini ad entrare «per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che mena alla perdizione» (Mt 7:13-14). Benedetto XVI, infatti, a proposito della “Humana Vitae” spiegò che «a quarant’anni dalla sua pubblicazione quell’insegnamento non solo manifesta immutata la sua verità, ma rivela anche la lungimiranza con la quale il problema venne affrontato».

Papa Francesco si è appunto inserito nella scia del Papa emerito e ha confutato definitivamente qualunque paventata vicinanza con il pensiero del card. Martini. Il 16 gennaio scorso, infatti, ha proprio parlato della Humanae Vitae in questi termini: «Penso al Beato Paolo VI. In un momento in cui si poneva il problema della crescita demografica, ebbe il coraggio di difendere l’apertura alla vita nella famiglia. Lui conosceva le difficoltà che c’erano in ogni famiglia, per questo nella sua Enciclica era molto misericordioso verso i casi particolari, e chiese ai confessori che fossero molto misericordiosi e comprensivi con i casi particolari. Però lui guardò anche oltre: guardò i popoli della Terra, e vide questa minaccia della distruzione della famiglia per la mancanza dei figli. Paolo VI era coraggioso, era un buon pastore e mise in guardia le sue pecore dai lupi in arrivo. Che dal Cielo ci benedica questa sera». Nel marzo 2014 ne aveva già parlato, spiegando che «la sua genialità fu profetica, ebbe il coraggio di schierarsi contro la maggioranza, di difendere la disciplina morale, di esercitare un freno culturale, di opporsi al neo-malthusianesimopresente e futuro». Lo stesso ha fatto il 19 gennaio 2015 tornando dalle Filippine: «Il rifiuto di Paolo VI» alla contraccezione, «non era soltanto ai problemi personali, sui quali dirà poi ai confessori di essere misericordiosi e capire le situazioni. Ma lui guardava al neo-Malthusianismouniversale che era in corso […]. Paolo VI non è stato un arretrato, un chiuso. No, è stato un profeta, che con questo ci ha detto: guardatevi dal neo-Malthusianismo che è in arrivo».

Certamente torneremo a parlarne a fine anno, quando Paolo VI sarà santificato da Papa Francesco, che ha voluto accelerare l’iter del processo. E’ solo un caso che Vito Mancuso intervenga sempre meno su questi temi?
La Redazione.

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