domenica 24 ottobre 2010

IO NON CI STO, VOGLIO RACCONTARE TUTTI I MISFATTI DEL RISORGIMENTO


(23/10/2010) - Qualche giorno fa il presidente della repubblica Giorgio Napolitano, come gli capita spesso in questi mesi, fa discorsi con riferimenti espliciti al Risorgimento, non mancando di incensarlo in continuazione. Mi ha colpito una sua frase, dobbiamo liberare l'unità d'Italia dal revisionismo. Napolitano non poteva essere così esplicito e preciso. Mi sembra come quei cani da guardia che definiscono la 'storia patria' vigilano pronti a stroncare ogni tentativo 'revisionista'.
In questi mesi di preparazione ai festeggiamenti dei 150 anni dell'unità d'Italia mi sembra che anche in certi ambienti di centrodestra si raccomanda di non calcare troppo la mano contro i cosiddetti padri della patria vedi Cavour, Vittorio Emanuele, Garibaldi, Mazzini e soprattutto ci dicono che mettendo in discussione tutto il periodo risorgimentale si rischia di sfasciare tutto e di remare a favore delle contrapposizioni qualunquistiche, di un certo meridionalismo becero e rivendicazionista, e soprattutto di favorire la politica del secessionismo di matrice leghista.
Allora oggi noi che cosa possiamo fare dopo 150 anni? Cancellare l'unità d'Italia? Certamente no. E' stata fatta, ce la teniamo, detto questo però vogliamo raccontare la Verità: il come è stata fatta e soprattutto contro chi è stata fatta.
E' paradossale che proprio ora dopo la caduta del Muro di Berlino, e finalmente liberi da quegli schemi ideologici che ci hanno tenuti legati almeno per tutto il periodo della guerra fredda, proprio ora che il muro della leggenda risorgimentale comincia a presentare vistose crepe, anche se ancora permane purtroppo nei testi scolastici, ora che è possibile finalmente raccontare la Vera Storia del cosiddetto risorgimento, mi devo stare zitto o almeno soprassedere su quegli aspetti violenti che potrebbero cancellare l'oleografia creata ad arte dai cosiddetti storici di professione e che naturalmente ora non vogliono che si metta in discussione.
Ecco io a questo gioco non ci sto, quando posso cercherò sempre in tutti i modi di raccontare quello che so, che ho studiato, che mi hanno raccontato. La mia conoscenza dell'altra storia è iniziata negli anni della mia adolescenza, leggendo il bellissimo libro di Carlo Alianello, La Conquista del Sud, edito dalla coraggiosa casa editrice Rusconi di Milano. Dalla lettura di questo libro e poi di tanti altri, soprattutto quello di Patrick Keyes O' Clery, La Rivoluzione Italiana, edito in Italia per la prima volta da Ares di Milano, un corposo scritto di ben 780 pagine, l'autore irlandese l'ha scritto in due tempi nel 1875 e nel 1892. Una lettura utile obiettiva, che non riduce la Storia a un complotto, e se condanna il modo di unificazione dell'Italia da parte di una ristretta èlite liberale, lo fa sempre presentando le fonti risorgimentali, liberali. Come fa del resto anche la storica Angela Pellicciari, in particolare nel libro Risorgimento da riscrivere.
Ma oltre ai libri, non posso non ricordare la grande influenza che ha avuto su di me l'opera catechizzante di Alleanza Cattolica che oltre a essere un'agenzia volta a far conoscere il magistero sociale della Chiesa, lavora per fare un'opera di controstoria, soprattutto degli ultimi duecento anni.
Leggendo e ascoltando insigni storici ho scoperto con grande sorpresa che quello che mi avevano raccontato fin dalla scuola elementare spesso erano favole da refezione scolastica, come ha ben scritto Giovanni Cantoni nella prefazione al libro Rivoluzione e Controrivoluzione. Nessuno mi aveva mai raccontato la Verità sui fatti: che l'unità d'Italia è stata fatta per cancellare l'identità cattolica del popolo italiano, della Chiesa Cattolica. Che il Piemonte era uno strumento in mano alle lobby massoniche che lottavano per “unire”, “fare” gli italiani secondo i principi liberali e massonici.
Per fare questa unità culturale prima occorreva conquistare e annientare tutti i regni italiani, a cominciare da quello del Regno delle due Sicilie, uno stato millenario, che Vittorio Emanuele II, definito re 'galantuomo' ha aggredito senza nessuna giustificazione uno Stato sovrano, per giunta cercando di giustificarsi con la falsa teoria che i popoli meridionali hanno chiesto aiuto, il famigerato grido di dolore , tra l'altro mai levatosi. Gli inglesi approntarono una campagna diffamatoria, basata su calunnie diffuse in tutta Europa a danno dei Borboni e delle Due Sicilie, dipingendo gli uni come tiranni spietati e i loro sudditi come popoli semibarbari. Bisognava fare terra bruciata attorno al nemico. Più avanti lo stesso Gladstone, primo ministro inglese, confessò di essersi inventato tutto. “Si doveva far passare il piano eversivo di pochi uomini senza scrupoli, prezzolati dallo straniero, quale spontanea rivolta popolare. Far passare per epiche battaglie delle pallide scaramucce che consentirono a una masnada male assortita di banditi, ladri ed ex galeotti, di impadronirsi di un magnifico regno quasi senza far uso delle armi se non nella fase finale della conquista. Tra l'altro tutto questo, sarebbe stato vano se i fedelissimi soldati delle Due Sicilie avessero avuto la possibilità di battersi contro questa ciurmaglia di miserabili scalzacani. In pratica la fantasmagorica passeggiata (di Garibaldi & Co) da Marsala a Napoli non sarebbe mai avvenuta”. (Bruno Lima, Due Sicilie 1860, l'invasione. Fede & Cultura).
Ecco io dovrei tacere tutte queste cose? Dovrei tacere che l'esercito piemontese, 120 mila uomini, hanno messo a ferro e a fuoco tutto il territorio meridionale, facendo rastrellamenti molto simile a quelli operati dai nazisti nel 43-45 in Italia, massacrando migliaia di italiani, definiti briganti. In pratica i popoli delle Due Sicilie vennero privati della loro libertà e soggiogati da un esercito straniero, derubati dei loro beni privati e pubblici. Conseguenza di tutto questo per sottrarsi a un destino senza speranza milioni di meridionali non ebbero altra scelta che abbandonare per sempre il loro paese.
Inoltre l'immenso tesoro del Regno che ammontava a 443,2 milioni di lire del tempo fu sperperato per sanare il devastante debito pubblico piemontese. L'accanimento nel saccheggio del Mezzogiorno - continua don Bruno - e lo sfruttamento incontrollato dei suoi abitanti produsse uno stato di miseria riconducibile storicamente solo alle depredazioni barbariche e a quelle dei pirati berberi. Ecco si dovrebbero tacere tutte queste cose. Impossibile, la verità tutta o niente, è l'unica carità concessa alla storia, scriveva uno scrittore francese. E’ vero: la “liberazione” del Sud è stata, né più né meno, una conquista. E pure spietata. Scrive Pellicciari, soltanto che oggi il problema non è quello di contrapporre il Nord contro il Sud. Partire solo da questo costituisce, a mio modo di vedere, un’operazione riduttiva e miope. Non si può contrapporre, come fa Bernardo Bruno Guerri, tra i briganti (i meridionali) e gli italiani civili (i settentrionali). Piuttosto “la contrapposizione vera però non è tanto fra Nord e Sud, quanto fra illuminati (liberali sia settentrionali che meridionali) e cattolici (il 99% degli italiani). I liberali hanno tentato, in nome della libertà e della costituzione, di imporre agli italiani un cambiamento di identità. Hanno voluto che rinunciassimo alla nostra religione, alla nostra cultura, alla nostra arte e alla nostra organizzazione socio-economica”. (Angela Pellicciari, Povera Unità, 19.10.2010 Il Tempo).
La Pelliciari insiste l’unità d’Italia fatta contro la chiesa e cioè, conviene ripeterlo, contro gli italiani, è un dramma che a distanza di 150 anni non riesce a passare. E non passa perché lo si nega. Ora viene alla luce la realtà della conquista del Sud. Nessuno ricorda la violenza anticattolica ai danni di tutta l’Italia, di cui la violenza antimeridionale è diretta conseguenza.

DOMENICO BONVEGNA
domenicobonvegna@alice.it

fonte: IMGPress

1 commento:

  1. Napolitano (attenzione non in qualità di Presidente della Repubblica) in quanto UOMO pensante e militante di una certa sinistra molto rossa....seppur ha abbandonato un certo fondamentalismo comunista, e a dar ragione al lupo che perde il pelo ma non il vizio, non può fare a meno che difendere il Risorgimento ROSSO-Garibaldino, altrimenti dopo la revisione dei carriarmati contro Praga....da lui applauditi, ed oggi revisionati appunto, gli verrebbe a mancare l'ultimo filo che lo mantiene in vita in quel suo ATEISMO che oggi, da Presidente della Repubblica, deve gioco forza mascherare...

    Che il Risorgimento fu CONTRO il Cattolicesimo e contro la Chiesa è lampante, basti pensare a questo:

    se si insegna che il RISORGIMENTO VINSE, va da se che combattè contro UN NEMICO, ergo, chi era quel NEMICO? LA CHIESA CATTOLICA !!
    ^__^

    Se a 150 anni si vuole ancora dimostrare la potenza di un Risorgimento VINCITORE, va da se che avanti a loro i giovani di oggi devono trovarvi UN NEMICO abbattutto dal Risorgimento...

    Evitare di farsi la domanda: ma su cosa VINSE il Risorgimento?
    significa solo voler continuare a trattare la Chiesa come NEMICA STORICA....mascherata oggi dal falso perbenismo del volemose bene, purchè se magna...in nome del CONFORMISMO e della politica corretta...in nome dell'ugulianza delle religioni e del sincretismo religioso....
    come a dire, forse, ma non credo di essere lontana da questo, che senza il Risorgimento non ci sarebbe stata alcuna Italia....nascondendo e mistificando miseramente sulla storia che vedeva già nell'Italia del '300 una fioritura in Tosacana, Emilia Romagna, Triveneto, Sicilia, Campania, Basilicata, di una ITALIANITA' AUTENTICA senza per questo negare i tanti problemi legati alle storie del proprio ptempo...

    Per "festeggiare" degnamente e lealmente il Risorgimento, caro Napolitano, occorre CONDANNARE CON REALISMO E SINCERITA' che da esso si sparsero i veleni contro la Chiesa Cattolica....

    diversamente saremo all'ennesima pagliacciata tutta italiana con le sue maschere che già legavano la cultura popolare italiana:

    - Arlecchino parlava veneziano ma non era nato a Venezia, aveva una maschera antica e lo conoscevano già i Latini e in Francia.

    - Brighella , maschera tipica della città di Bergamo. Il suo lavoro è fare il servo; è furbo, intrigante e un attaccabrighe.
    - Pantalone cittadino di Venezia e la cosa che ama di più è brontolare.

    - Colombina che non sa esprimersi bene in italiano, ma parla bene il dialetto veneziano.
    Lavora a Venezia con Rosaura e Pantalone che le ha fatto da padre e che la ha cresciuta come le sue colombette: da qui il nome Colombina.
    Il suo innamorato è Arlecchino che le ha promesso di sposarla, ma ancora non lo ha fatto.

    - Gianduia è la più importante maschera piemontese, nata nel 1798.
    Gianduia è un galantuomo allegro, con buon senso e coraggio, che ama il buon vino e la buona tavola.

    - Stenterello, maschera che è stata inventata da Luigi del Buono, un grande attore fiorentino. Da allora è divenuto famoso nei teatri, nei teatrini e nelle baracche di burattini di tutta la Toscana.

    - Pulcinella...una maschera originaria di Napoli e di professione fa il servitore. Il suo nemo deriva da „polece“ (pulce); è un personaggio essenzialmente popolare.
    Il suo carattere è impertinente, pazzerello, chiacchierone, furbo ed è la personificazione del dolce far niente. Pulcinella ha sempre fame e sete, il suo piatto preferito sono i maccheroni al sugo.

    - Balanzone, Balanzone è la maschera tipica di Bologna. Balanzone parla latino, volgare, francese, spagnolo, tedesco, polacco, turco o abissino. Ha frequentato l‘università a Bologna, la sua città. Il dottor Balanzone ha sempre la bocca aperta.
    Si chiama Balanzone per via della „balanza“, cioè la bilancia, che è il simbolo della giustizia che regna e trionfa nei tribunali.

    ^__^

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