mercoledì 15 dicembre 2010

Cristianofobia europea, c'è.



11/12/2010

In un rapporto lungo quaranta pagine, l'«Observatory on intolerance and discrimination against christians in Europe» — organizzazione non governativa austriaca — sottolinea come questo fenomeno sia purtroppo in crescita anche nel vecchio continente.



MARCO TOSATTI

Limitazioni della libertà di coscienza e di espressione, diffamazione e insulto anche a mezzo stampa, rimozione dei simboli religiosi nei luoghi pubblici, fino ad arrivare a veri e propri atti di vandalismo e di violenza: è lunga la lista degli episodi di intolleranza e di discriminazione contro i cristiani in Europa denunciati dall'omonimo Osservatorio oggi a Vienna nel corso di un meeting sulla libertà di religione promosso dall'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce). In un rapporto lungo quaranta pagine, l'«Observatory on intolerance and discrimination against christians in Europe» — organizzazione non governativa austriaca — sottolinea come questo fenomeno sia purtroppo in crescita anche nel vecchio continente. Nulla a che vedere con la persecuzione in atto in Iraq o con le discriminazioni compiute in numerosi altri Paesi asiatici o africani: è un'intolleranza sottile, quasi invisibile, e fa sensazione che tutto ciò accada in nazioni europee spesso in prima fila nella denuncia delle violenze commesse contro i cristiani negli altri continenti. Il documento passa in dettagliata rassegna fatti e situazioni registrati fra il 2005 e il 2010 in diversi Paesi, dalla Spagna al Regno Unito, dal Belgio alla Francia, dalla Germania all'Italia, dai Paesi Bassi alla Turchia. Nei capitoli dedicati alla libertà di coscienza e di espressione, si cita ad esempio la richiesta fatta nell'ottobre scorso da una parlamentare britannica all'assemblea del Consiglio d'Europa di imporre limitazioni all'obiezione di coscienza in caso di aborto; o casi di mancato rispetto di luoghi religiosi come la provocazione organizzata a febbraio da un gruppo di attivisti gay di fronte alla cattedrale di Notre-Dame a Parigi, o come l'irruzione in Olanda di un altro gruppo di attivisti durante un servizio liturgico cattolico per protestare contro il rifiuto di dare la comunione a persone dichiaratamente omosessuali. Atti di vandalismo contro luoghi di culto e cimiteri sono quasi all'ordine del giorno in Francia, ma gravi episodi si sono verificati anche in Albania e in Belgio. E non mancano gli attacchi verbali a uomini di Chiesa, come accaduto all'arcivescovo di Malines-Bruxelles, André-Mutien Léonard, presidente della Conferenza episcopale belga, per aver espresso la sua posizione sul virus dell'aids. Fino a crimini efferati, come l'uccisione, il 3 giugno scorso in Turchia, del vescovo Luigi Padovese, vicario apostolico di Anatolia. I cristiani sono discriminati anche sui luoghi di lavoro. Come ricorda anche l'agenzia Sir, in Spagna, nel novembre 2008, un giudice, che aveva invocato al riguardo il diritto all'obiezione di coscienza, è stato sospeso per aver rinviato la pratica di adozione di una bambina richiesta dalla partner della madre. In Europa si registra inoltre la difficoltà dei genitori di educare i figli secondo le proprie convinzioni religiose: è il caso soprattutto dei corsi di educazione sessuale previsti nei sistemi scolastici di Austria, Germania e Regno Unito. «Leggi discriminatorie — si legge nel rapporto dell'Osservatorio — direttamente o indirettamente impediscono un equo esercizio della libertà. Nei confronti del cristianesimo in Europa, ciò si verifica sovente nei settori della libertà di parola, di coscienza e di religione. Quest'ultima include il diritto a educare i figli secondo la propria fede, a condividere la fede con gli altri, a pubblicare materiale religioso senza censure, a cambiare religione (per scelta, non per coercizione) e a non praticare alcuna religione». Gli autori della ricerca dicono di essersi imbattuti spesso in una situazione quasi paradossale: l'uguale trattamento e la legislazione anti-discriminazione a volte sono intesi in un modo così esteso da provocare un effetto collaterale indiretto di discriminazione nei confronti dei cristiani. Una situazione che si riscontra anche nel campo dell'espressione, dell'educazione e della dialettica, quando a venir discriminati sono gli elementi fondamentali dell'insegnamento cristiano. E quando l'intolleranza religiosa è condotta da uno Stato, non si tratta più di un fenomeno sociale ma si trasforma in discriminazione riguardo l'esercizio delle libertà fondamentali. Un capitolo a parte è riservato alla repressione e alla rimozione dei simboli religiosi. Indossare o esporli — si legge nel rapporto — è un elemento costitutivo della fede e «il simbolo cristiano della croce è più di un simbolo religioso, in quanto mostra le radici spirituali. La sua rimozione è quindi più di un atto meramente neutrale». All'interno viene naturalmente citata la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo relativa alla richiesta di rimuovere il crocifisso dalle aule scolastiche italiane e sono segnalati casi simili in Germania (per gli ospedali) e nel Regno Unito (in una scuola). In Grecia un prete ortodosso è stato denunciato, nel gennaio 2008, per aver suonato le campane della sua chiesa «troppo forte e troppo spesso». «La libertà religiosa — spiega il direttore dell’Osservatorio, Gudrun Kugler — è in pericolo soprattutto per quanto riguarda la sua dimensione pubblica e istituzionale. Abbiamo ricevuto molte segnalazioni sulla rimozione dei simboli cristiani, sulla rappresentazione travisata, stereotipata e negativa dei cristiani nei media, e sui disagi sociali di cui sono vittime i cristiani, come l’essere ridicolizzati o svantaggiati nei luoghi di lavoro». Tutto ciò — è scritto nel rapporto — non è offensivo solo nei confronti dei cristiani ma crea un'atmosfera sociale di ostilità che non fa bene a nessuno. Come quando in Ungheria, durante un talk show di grande successo andato in onda a gennaio, si è affermato che «la vita di un bambino può essere distrutta da due cose: il cristianesimo e la pornografia». Kugler ha invitato a lavorare «per una maggiore consapevolezza di un problema crescente in Europa, primo passo per arrivare a un rimedio. Il nostro obiettivo sono diritti uguali per tutti, compresi i cristiani». Il dossier presentato oggi all'Osce si conclude con una serie di raccomandazioni. Ai governi dei Paesi europei si chiede di garantire la libertà di religione e di credo, la libertà di espressione e il diritto all'obiezione di coscienza, e inoltre di condannare i casi di intolleranza e di discriminazione contro i cristiani e di assicurare «il diritto dei cristiani a partecipare pienamente alla vita pubblica» delle singole nazioni. L'appello si rivolge anche all'Unione europea e alle istituzioni internazionali sui diritti umani perché incoraggino i governi a monitorare attentamente la situazione dei cristiani nel continente.

fonte: La Stampa

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