di Danilo Quinto
Non sono solo le minacce dello Stato Islamico di issare la sua bandiera sulla Basilica di San Pietro, a rendere difficile la vita nella capitale. Anzi, quelle minacce – com’è accaduto negli anni ’70 con il terrorismo – rischiano di “coprire” e di farne dimenticare altre, che non si consumano con le bombe e con i kalashnikov, ma sono altrettanto insidiose, perché anch’esse distruggono il vivere civile.
Mentre il Sindaco di Roma, Ignazio Marino, consumava una lunga vacanza di Capodanno, a Boston, negli Stati Uniti, si sono verificati tre fatti. Il primo, ha riguardato la corruzione nel settore delle costruzioni, che vede coinvolti funzionari del Comune, imprenditori edili e un funzionario dell’Asl Rm E: 6 arresti in carcere, 16 ai domiciliari e 6 misure di obbligo di firma disposte dal Gip.
L’indagine, condotta dalla Guardia di Finanza, sembra non avere legami diretti con quella denominata “Mafia Capitale” – «vera mafia», secondo i magistrati, perché si basa sulla «capacità di intimidazione ampiamente collaudata nei settori tradizionali delle estorsioni e dell’usura esportando gli stessi metodi, anzi raffinandoli, nei nuovi campi economico-imprenditoriale e della pubblica amministrazione, nei quali più che della violenza o della minaccia, si avvale del richiamo alla fama criminale acquisita» – ma di certo concorre a rendere sempre più chiari i termini del problema.
L’incapacità e l’inadeguatezza della politica di prevenire e contrastare i fenomeni delinquenziali che si annidano nella struttura burocratica di supporto e nel suo seno, la rende di fatto complice e connivente ‒ sul piano morale ‒ dei disegni criminali.
Il secondo fatto è inedito. Riguarda l’assemblea che si è svolta al Campidoglio, sotto le stanze vuote del Sindaco, di migliaia di vigili urbani, che hanno manifestato la loro «indignazione tracimante», hanno detto, rispetto alle dichiarazioni e ai provvedimenti presi relative alle “assenze” della sera di Capodanno ‒ «c’è stata una grande strumentalizzazione su numeri e cifre. È compito di chi ha ruoli istituzionali verificare le cifre», è stato sottolineato – e ai provvedimenti annunciati sulle “rotazioni” nel servizio. «Il corpo è fatto di 6.000 persone oneste – si è affermato ‒ che non hanno accettato il danno d’immagine arrecato dal sindaco e dal comandante a carico del Corpo. Siamo pronti a mettere in campo tutte le iniziative pubbliche per sbugiardare questo atteggiamento strumentale e l’assoluta incompetenza di chi guida Amministrazione e Corpo in questa fase». La richiesta formulata è quella delle dimissioni del Sindaco, che non garantirebbe «addirittura le scarpe e le divise».
C’è, invece, almeno una cosa che Marino ha garantito, in questi anni. Il suo interesse nei confronti dei matrimoni tra omosessuali. È però probabile, che al ritorno dalla sua vacanza, il Sindaco riceva una sorpresa. Sembra, infatti – la notizia è stata pubblicata dai giornali nei giorni scorsi – che la Procura di Roma lo abbia iscritto nel registro degli indagati per abuso d’ufficio e peculato in relazione a quanto accaduto lo scorso 18 ottobre in Campidoglio: la registrazione ufficiale in atti pubblici di sedici matrimoni tra omosessuali contratti all’estero.
«Il sindaco di Roma, in concorso con il personale impiegato nella giornata delle trascrizioni dei matrimoni omosessuali – si legge nella denuncia presentata dall’associazione “Italia Cristiana” –ha posto in essere atti giuridicamente e materialmente rimarchevoli mediante i quali beni pubblici e personale dipendente venivano destinati ad una finalità estranea alla pubblica amministrazione. Di fatto il Sindaco ha espropriato il patrimonio della pubblica amministrazione e ha leso il buon andamento della stessa». Che sia questa la “volta buona” per restituire a Roma una possibilità seria di Governo?
Fonte: Corrispondenza Romana
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