Che significato, che valore può avere la Santa Sindone per il cristiano di oggi? La Sindone non è solo una straordinaria reliquia del nostro Redentore. Essa è anche latrice di un messaggio ammonitore riservato dalla Divina Provvidenza al nostro tempo: un messaggio apologetico, che ci aiuta a testimoniare e difendere la Fede dalla incredulità ed empietà della mentalità moderna.
di Guido Vignelli
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L’uomo contemporaneo idolatra la ragione, la scienza e soprattutto la materia, per cui rifiuta ogni manifestazione del soprannaturale, nella pretesa di credere solo a ciò che vede, tocca, prova. Ebbene, la Sindone costringe l’uomo d’oggi a vedere, toccare e provare una testimonianza documentaria dell’evento soprannaturale per eccellenza: la Passione e la Resurrezione del Signore; una testimonianza trasmessa dalla tradizione ma confermata dalla ragione, dalla scienza, dalla storia.
La Sindone testimone della Fede
Viviamo in un’epoca in cui la divina Rivelazione viene negata, la Sacra Scrittura “demitizzata”, la storia sacra revisionata, il miracolo irriso. Ebbene, la Santa Sindone ci ricorda che la Fede cristiana non solo è vera, ma è anche storicamente fondata, razionalmente giustificabile, moralmente credibile, apologeticamente difendibile dalle accuse e dagli equivoci.
Nella nostra epoca, la Religione stessa viene rinchiusa nel ghetto della opinione soggettiva, della sensibilità personale, della pratica privata. Ebbene, la Santa Sindone ci ricorda che la Fede non consiste in una “esperienza” individuale e sentimentale, dunque arbitraria e incomunicabile, bensì nell’adesione razionale (“rationabile obsequium”, come dice San Paolo) ad una Verità testimoniata dai fatti storici, ricevuta dalla Chiesa e infine, ma solo infine, vissuta di persona.
La Sindone testimone della Resurrezione
La Sindone non è solo un drammatico documento della Passione e Morte del Salvatore, ma ci offre anche una sorprendente testimonianza della Sua Resurrezione.
Gli stessi scienziati, difatti, non possono spiegare come l’immagine del Crocifisso si sia impressa sul lino; essi ipotizzano che solo una misteriosa e potente esplosione di energia, una irradiazione improvvisa e sfolgorante proveniente dal cadavere, abbia impresso l’immagine in negativo sul sudario. Insomma, solo il ritorno in vita del defunto può spiegare l’origine della Sindone.
La testimonianza che la Sindone dà alla Resurrezione costituisce un ulteriore ammonimento alla mentalità moderna, che è abituata a separare il materiale dallo spirituale, il naturale dal soprannaturale, il reale dal simbolico.
Questa mentalità può ammettere solo una resurrezione spirituale, che testimoni il potere soggettivo della fede umana, ma non riesce ad ammettere una resurrezione corporale, che testimoni il potere oggettivo di un Dio incarnato, padrone della realtà e protagonista della storia.
Eppure, come sappiamo, la Resurrezione costituisce la suprema testimonianza resa dalla divina onnipotenza alla divinità del Cristo, padrone assoluto dello spirito e della materia, della vita e della morte: una Resurrezione non solo simbolica, allegorica o spirituale, come pretendono oggi molti teologi, bensì reale, fisica, corporea, storicamente avvenuta.
La Sindone testimone della Chiesa
La Sindone ci trasmette un ulteriore messaggio. Nel considerare sia la vita di Cristo che quella della Sua Chiesa, non dobbiamo separare la morte dalla resurrezione, la sconfitta dalla vittoria, l’umiliazione dal trionfo; nella prospettiva cristiana, le prime sono in funzione delle seconde. Lo stesso Redentore ci ha avvisato che, se c’è un tempo riservato alla mortificazione e alla umiliazione, poiché “lo Sposo è assente”, questo tempo va vissuto in attesa del tempo riservato alla gioia e alla festa, poiché “lo Sposo è presente”, è tornato.
La Santa Sindone ci rievoca il momento più buio della storia, quello che va dalla sera del venerdì di Passione all’alba della domenica di Resurrezione. Durante questo periodo, il Corpo del Divin Salvatore giaceva inerte e sanguinante nel sepolcro, apparentemente abbandonato da Dio e privo della sua divina vitalità, per cui perfino la Chiesa neonata dubitava del proprio Fondatore e di se stessa. Eppure la Madonna restava salda nella fede, paziente nelle prove, attendeva vigile e fiduciosa la Resurrezione, racchiudendo nel suo Cuore Immacolato il germe spirituale dell’intero Corpo Mistico.
Viene spontaneo paragonare quella hora tenebrarum alla nostra epoca, nella quale la Chiesa appare provata da una drammatica crisi, esterna e interna. Anche oggi moltissimi dubitano della divinità della Chiesa, vedendola umiliata, disprezzata e ferita, anzi fredda e come spenta, quasi spogliata della sua santità e apparentemente abbandonata da Dio.
Eppure ancor oggi vi sono anime che, imitando le virtù della Madonna, rimangono salde nella fede, pazienti nelle prove, vigilanti nelle tenebre, fiduciose nella Resurrezione. Queste anime fedeli sanno vedere nella Sindone una rinnovata testimonianza della storicità della Redenzione, della verità della Fede, della immortalità del corpo Mistico di Cristo.
Pertanto esse attendono vigili e fiduciose la riscossa della Chiesa, la sua rivincita, il suo trionfo dopo secoli di umiliazioni e di sconfitte; e questa convinzione le rafforza nella fede, le rianima nella speranza, le infiamma nella carità. Come i primi cristiani nell’epoca delle persecuzioni, anch’esse, «pur non vedendo, hanno creduto» (Gv., 20, 30); meritano quindi di vedere ciò in cui credono e per cui lottano.
(fonte: Radici Cristiane - RC n. 22 - Febb/Marzo 2007)
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