mercoledì 16 giugno 2010

L’eucaristia domenicale e la testimonianza della carità.


La sera di martedì 15 giugno, per la seconda volta in pochi giorni, Benedetto XVI ha riportato in uso a proposito dell’eucaristia una parola fuori moda, ma dogmaticamente pregnante: “transustanziazione”.

L’ha fatto introducendo – da vescovo di Roma – un convegno della diocesi su “L’eucaristia domenicale e la testimonianza della carità”, nella basilica di San Giovanni in Laterano.

Dopo aver premesso che la dottrina sull’eucaristia “oggi, purtroppo, non è sufficientemente compresa nel suo valore profondo e nella sua rilevanza per l’esistenza dei credenti”, papa Joseph Ratzinger ha detto:

Nell’offerta che Gesù fa di se stesso troviamo tutta la novità del culto cristiano. [...] Egli stesso in persona diventa quel sacrificio che la liturgia offre nella santa messa. Infatti, con la consacrazione il pane e il vino diventano il suo vero corpo e sangue. Sant’Agostino invitava i suoi fedeli a non soffermarsi su ciò che appariva alla loro vista, ma ad andare oltre: ‘Riconoscete nel pane – diceva – quello stesso corpo che pendette sulla croce, e nel calice quello stesso sangue che sgorgò dal suo fianco’. Per spiegare questa trasformazione, la teologia ha coniato la parola ‘transustanziazione’, parola che risuonò per la prima volta in questa basilica durante il IV Concilio Lateranense, di cui fra cinque anni ricorrerà l’ottavo centenario. In quell’occasione furono inserite nella professione di fede le seguenti espressioni: ‘il suo corpo e il suo sangue sono contenuti veramente nel sacramento dell’altare, sotto le specie del pane e del vino, poiché il pane è transustanziato nel corpo, e il sangue nel vino per divino potere’. È dunque fondamentale che negli itinerari di educazione alla fede dei bambini, degli adolescenti e dei giovani, come pure nei ‘centri di ascolto’ della Parola di Dio, si sottolinei che nel sacramento dell’eucaristia Cristo è veramente, realmente e sostanzialmente presente”.

Passando poi dalla dogma della transustanziazione alla sua attuazione e celebrazione nella liturgia, Benedetto XVI ha così proseguito, rivolto a sacerdoti e fedeli spesso inclini a modernismi assembleari “creativi”:

Nella celebrazione eucaristica noi non inventiamo qualcosa, ma entriamo in una realtà che ci precede, anzi che abbraccia cielo e terra e quindi anche passato, futuro e presente. Questa apertura universale, questo incontro con tutti i figli e le figlie di Dio è la grandezza dell’eucaristia: andiamo incontro alla realtà di Dio presente nel corpo e sangue del Risorto tra di noi. Quindi, le prescrizioni liturgiche dettate dalla Chiesa non sono cose esteriori, ma esprimono concretamente questa realtà della rivelazione del corpo e sangue di Cristo e così la preghiera rivela la fede secondo l’antico principio ‘lex orandi, lex credendi’. E per questo possiamo dire che ‘la migliore catechesi sull’eucaristia è la stessa eucaristia ben celebrata’. È necessario che nella liturgia emerga con chiarezza la dimensione trascendente, quella del mistero, dell’incontro con il divino, che illumina ed eleva anche quella ‘orizzontale’, ossia il legame di comunione e di solidarietà che esiste fra quanti appartengono alla Chiesa. Infatti, quando prevale quest’ultima non si comprende pienamente la bellezza, la profondità e l’importanza del mistero celebrato”.

Ha detto inoltre il papa che anche il calendario va messo in pari:

“Teniamo anche presente che l’eucaristia ha dettato una nuova struttura al nostro tempo. Il Risorto si era manifestato il giorno dopo il sabato, il primo giorno della settimana, giorno del sole e della creazione. Dall’inizio i cristiani hanno celebrato il loro incontro con il Risorto, l’eucaristia, in questo primo giorno, in questo nuovo giorno del vero sole della storia, il Cristo Risorto. E così il tempo inizia sempre di nuovo con l’incontro con il Risorto e questo incontro dà contenuto e forza alla vita di ogni giorno. Perciò è molto importante per noi cristiani, seguire questo ritmo nuovo del tempo, incontrarci col Risorto nella domenica e così ‘prendere’ con noi questa sua presenza, che ci trasformi e trasformi il nostro tempo”.

Da ultimo, Benedetto XVI ha esortato a far sì che “la celebrazione della santa messa sia effettivamente il culmine, la ’struttura portante’ della vita di ogni comunità parrocchiale” e l’anima delle opere di carità, senza le quali “non manifesta la verità che racchiude”.

Il testo integrale del discorso è nel sito del Vaticano.

Sulla transustaziazione, vedi tre post più sotto la riflessione di Francesco Arzillo in occasione della festa del “Corpus Domini”.


(fonte: sandro magister)

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