Adesso i potentati commerciali della nostra città, autoctoni e forestieri, possono finalmente dormire il sonno... dell'ingiusto! Sono riusciti, dai e dai, ad ottenere dalla politica il nullaosta all'apertura senza soste, senza pause, senza respiro dei negozi, dal lunedì al lunedì, senza che esista qualcosa di simile ad un intervallo. E si dice che anche il giorno di Santo Stefano sia stato immolato sull'altare del profitto. Naturalmente, questi potenti signori che posseggono e gestiscono i centri commerciali, per poter finalmente dormire loro, hanno ottenuto che su di noi la luce non si spenga mai più. Già! Perché loro realizzino lauti profitti (senza alcun incremento dei posti e lavoro) è necessario che quei "grandi pollai" siano sempre ben pieni di polli disposti a stare in batteria, ossia di cittadini che non conoscano più il riposo, né quello sacro domenicale, né quello profano. Tutti dobbiamo pensare che sia sempre giorno e che la giostra giri senza sosta, tra luminarie, musiche, finta aria di festa e una sensazione che in fondo si stia sempre fin troppo bene. Tutti dobbiamo sgobbare senza sosta, giorno dopo giorno, per poi finalmente spendere ogni centesimo guadagnato ed impegnare quelli che guadagneremo (prendi ora e pagherai tra 6 mesi) senza riflettere su cosa comportano scelte così scellerate.
E dobbiamo ammettere che questi grandi potenti l'hanno vista giusta, a modo loro. Oggi è facile trovare persone che con un candore disarmante ammettono che i negozi aperti anche di domenica, tutte le domeniche, possono servire... «perché magari ti ritrovi senza latte in casa!».
Così abbiamo appreso questa geniale novità, che i negozi potranno aprire pressoché sempre, ogni domenica.
Ma noi abbiamo davvero di che essere felici? Io dico di no! Questa è solo l'ultima mazzata criminale contro la testa delle famiglie e contro la gestione del piccolo commercio locale. Alle prime viene sottratto l'unico spazio in cui si poteva ancora tirare il fiato dopo una settimana passata di corsa con i figli parcheggiati "dove capita capita". Non solo! Viene subdolamente suggerito che anche quell'unico giorno di pausa - adatto a tirare qualche somma della gestione educativa dei ragazzi o della relazione tra i coniugi - è meglio usarlo stordendosi tra caos, luci, chiasso e musiche ad alto volume, l'ideale fuga dalla realtà che alla fine può persino fare comodo. Così finalmente potremo passare dallo stordimento anti-dialogo della televisione sempre accesa e in ogni camera allo stordimento spendaccione nei centri commerciali.
Eppure qualche conto non torna in questa immonda gestione del riposo domenicale... Non torna, ad esempio, il conto della politica, quella nazionale, ma anche quella regionale e locale. Possibile che nessuno di questi politici sia cattolico? Possibile che nessuno di loro sia attento alle tematiche della famiglia e dell'educazione alla famiglia? Non posso credere che ormai nessun politico abbia il coraggio di prendere qualche decisione forte o almeno di proporla. Decidere, ad esempio, che di domenica è sufficiente che restino aperti i servizi essenziali (con le ovvie turnazioni), ma che tutto il resto deve tacere oggi, esattamente come taceva non moltissimi anni fa. E la gente stava persino meglio! Imporre il riposo, forse può dare qualche piccolo disagio iniziale perché dovremo tutti riscoprire gli spazi intorno a noi, una vita migliore e più ampia di quella nei pollai organizzati con il cibo artificiale... Ma poi, ne son certo, rinascerebbe la fantasia che tutti noi possediamo e con essa la riscoperta delle uscite fuori porta o delle passeggiate in piazza. O semplicemente il piacere di restare in casa, magari per aiutare i figli a fare i compiti o andare a trovare i genitori anziani o qualche parente ammalato. Cose normali, insomma, che oggi sono diventate terreno di conquista perché c'è chi dice che dobbiamo sorridere sempre, spendere tutto, pensare che se qualcosa non va è sempre colpa di altri. Anche quel solo giorno, la Domenica, che oggi troppo pochi vogliono difendere, fa gola a chi gestisce il grande commercio. Vogliono anche la Domenica!
Eppure penso che noi tutti si sia ancora in tempo a fermarci sul ciglio dell'ennesimo baratro... Basta fermarsi un attimo e pensare che se tutti fanno sentire la propria voce, forse le cose potranno cambiare. Possibile che non ci sia un politico interessato ai voti di tutta la gente contraria alle aperture domenicali? E a quelli delle famiglie dei piccoli commercianti? Già, ci sono anche loro... Loro che sono le altre vittime immolate di questa immonda gestione del tempo privato. Loro che certamente hanno provato a sopravvivere all'apertura di tutti questi enormi centri commerciali-pollai-con-le-luci-sempre-accese, ma che ora, alfine, potranno tirare le cuoia perché non saranno capaci di essere concorrenti a chi aprirà e terrà aperte le porte ogni giorno. A meno che anche loro non decidano - e molti lo hanno già fatto - che è meglio trasferirsi nei grandi pollai per intercettare la gente. Come può, altrimenti, un piccolo esercizio commerciale reggere la concorrenza con pochi dipendenti?Ecco, queste sono solo alcune delle argomentazioni che in tantissimi sentono proprie, ma che nessuno ha ancora voluto assumere per dar loro voce nei posti dove si decidono le cose. Forza e coraggio, dunque, politici! Cercate di capire che non può essere questo il futuro in cui vogliamo vivere, né quello che vogliamo consegnare - con le fonti avvelenate - ai nostri giovani.
Sergio Mura
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