sabato 16 marzo 2013

I nemici della Chiesa che mettono Ratzinger "contro" Bergoglio.





Irritazione. La sento montare dentro e penso subito che il diavolo ci mette le zampe e le corna per rovinarmi il momento di assoluta felicità vissuto con tutta la Chiesa. Irritazione perché a soli tre giorni dall’elezione di Francesco è già iniziato il tiro a freccette, il massacro mediatico, la definizione per opposizione, lo scaricamento del precedente per l’esaltazione del successivo.

Il fastidio fisico per l’ipocrisia di certe firme, le capriole dei commentatori e l’enfasi che subiscono i dettagli ha già prodotto un’amarezza pericolosa, la strisciante persuasione che non cambieremo mai, neanche dopo una delle Grazie più belle che potevano capitare. E non parlo solo dei fantasiosi resoconti di ciò che è avvenuto sotto le volte della Sistina, del tentativo di strizzare tutto nell’arido schema delle fazioni, delle altalene di supposizioni e alleanze proposte da cronisti che neanche lo smacco subito dal Paraclito ha fatto desistere, ma della serpeggiante tentazione, che attraversa tutta la chiesa, di guardare al nuovo perdendo la memoria.


Lo avrete capito, non mi va giù che anche in ambito ecclesiale si contrappongano due uomini di fede come Ratzinger e Bergoglio, o peggio ancora che si valuti l’elezione di Francesco come l’esame di riparazione dello Spirito a 8 anni di distanza dal presunto disastro Benedetto. Non ce l’ho con i soliti e prevedibili custodi del riformismo ad oltranza, gli ideologi delle primavere e delle speranze ecclesiali, quelli, da Leonardo Boff ad Hans Kung, passando per “Noi siamo chiesa” e Mancuso, che hanno salutato l’elezione dell’arcivescovo argentino come un cambio epocale della Cristianità quasi paragonabile all’annuncio del Concilio, ma con gli insospettabili. I folgorati da Ratzinger, oggi dimentichi e persino critici del suo pontificato-calvario, della sua scelta dolorosa e necessaria, del bene immenso voluto alla Chiesa, del faticoso lavoro di aratura che solo un “operaio della vigna del Signore” poteva fare. Perché se una cosa è chiarissima, è che non c’è nessuna discontinuità tra i due pontefici, l’emerito e quello in carica, che uno non avrebbe avuto senso senza l’altro, e che lo Spirito Santo con i cardinali non poteva operare selezione migliore. Solo un idiota non si accorge della progressione di santità nei pontificati che dal 900 hanno traghettato la Chiesa nel terzo millennio. Un crescendo soprattutto negli ultimi 35 anni: Wojtyla, Ratzinger, Bergoglio.

Con una sovrapposizione tra gli ultimi due forse provvidenziale per questa Chiesa così fragile nelle sue paure, così ferità nella sua umanità, così sporcata dai peccati di alcuni e dall’indifferenza di molti. Un Pontefice solo certo, ma un altro che ha aspettato a salire al cielo e ha accettato la sosta sul monte per aggiungere intensità umana alla sua preghiera. E’ salito sulla Croce, è stato ammesso. Ma ci rimane inchiodato. E forse meriterebbe più laico rispetto se non amore incondizionato. 

Impariamo da Francesco, a tributargli il riconoscimento che merita: il pensiero pronto dalla loggia delle Benedizioni, la telefonata dopo l’elezione, la preghiera incessantemente richiesta, l’affidamento a Maria della sua vita monacale, le citazioni in tutti i discorsi fin qui pronunciati. Non possediamo ancora il distacco per guardare alla Storia. La pancia in subbuglio, il cuore esultante, le emozioni latine e le suggestioni scatenate dal nome inedito possono aver fatto girare la testa, ma non si può dimenticare l’ovvio. E cioè cheentrambi i pontefici, l’emerito e non, possiedono la stessa “santa ossessione” per Cristo (gli danno entrambi del “Tu”), usano lo stesso linguaggio, hanno la stessa coriacea fede, lo stesso realismo, la stessa devozione mariana, la stessa matrice popolare. Con stili diversi. Teutonico con sprazzi bavaresi, Ratzinger, piemontese addolcito dalle note latine, Bergoglio. E se uno amava mozzetta e camauro e l’altro predilige il bianco totale, chissenefrega. Persino un “catto-dandy” come Camillo Langone sul Foglio riconosce che è qualcosa a cui si può rinunciare per “salvare Cristo”. Se il numero 265 dei successori di Pietro ha riportato un certo splendore nelle liturgie arruffate di certe parrocchie e il numero 266 sembra invece non voler lasciare la sua benedetta croce di ferro, cosa importa. Credo che la cosa su cui non ci si può ingannare sia l’identica urgenza di annunciare il Vangelo. Ma per sottolineare i tratti di unità ci sarà tempo. Intanto cogliamo il fascino di parole e frasi che ritornano con insistenza senza soluzione di continuità. Come il “non cedere al pessimismo” o “non fare della chiesa una Ong pietosa”, oppure “confessiamo l’unica Gloria: Cristo Crocifisso”. O ancora “camminiamo”. Ma il Papa emerito non si era definito un pellegrino? Il demonio ci prova, sta a noi smontarlo. Un Ps finale. Piccolo regalo di un cardinale elettore prima di raggiungere la sua diocesi: il racconto bellissimo della Messa celebrata alle 7 del mattino da Papa Francesco nella cappella della Domus Sanctae Martae. E' l’omelia in cui Papa Bergolio ha parlato del tempo della desolazione e della persecuzione citando il suo Ignatio di Layola per la prima volta, da pontefice, quando nelle regole del discernimento consiglia “nel tempo della desolazione non si facciano mai mutamenti, ma si resti saldi e costanti nei propositi e nelle decisioni che si avevano nel tempo della consolazione”.Altrimenti, ha aggiunto il santo parroco Francesco, se ci si allontana, quando il Signore torna a rendersi visibile rischia di non trovarci.
Cristiana Caricato

ilsussidiario.net

17 commenti:

  1. Non ho avuto la fortuna di vedere comparire il mio commento sulla pagina di questo articolo originsale e lo posto allora qui: sono in totale disaccordo che non vi sia discontinuità tra Papa Francesco e l'ora Vescovo emerito di Roma Joseph Ratzinger.

    L'evidenza di ogni giorno, i commenti stessi di padre Lombardi e di ogni telegiornale e di più di ogni cittadino di Roma, evidenziano che già dai primi giorni vi è totale discontinuità fra i due.

    D'altra parte sarebbe ben triste se l'abbandono di Ratzinger della sua missione alla quale il Signore l'aveva chiamato non avesse sortito almeno l'effetto di portare nuova vita e linfa e un cambio totale di passo alla Chiesa.

    Che il Signore protegga Papa Francesco, che chiede continuamente le nostre preghiere e lui sa bene il perché, a tutti noi, perché lui non fugga davanti ai lupi.

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    1. Io invece noto tutto il contrario!
      E’ grazie e SOLO dalla rinuncia di Benedetto che Francesco ha potuto essere il nostro Papa. E’ grazie al suo amore per la Santa Chiesa che un pontefice e uomo di tale spessore ha potuto prendere la grave decisione di farsi da parte per permettere al nuovo Papa di agire e guidare la Chiesa nei tempi difficili che ci aspettano. Come si fa a pensare alla tristezza in questo gesto, come si fa a parlare di "abbandono"?!
      E’ dal e nel solco scavato da Benedetto e i suoi predecessori che Francesco può cominciare la semina… a chi toccherà mietere e raccogliere il grano solo Dio lo sa.
      Io in questi pontificati tutti dal primo all’ultimo vedo l’Azione di Dio all'opera.
      Abbiamo avuto per ben 8 anni Benedetto XVI il più profondo teologo (vero teologo non come i falsi e patetici Mancuso & C.) e cosa sento dire?
      Completamente ignorato ed incompreso da chi facilmente cede agli osanna a Papa Francesco e cade nei crucifigge al suo predecessore…

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    2. Bene, noto che lei contrariamente all'opinione della Chiesa, dice che non è lo Spirito Santo a stabilire il nuovo Papa, ma la rinuncia, discutibilissima e per me scandalosa, di chi ha abbandonato il soglio pontificio e però pretende di rimanere a Roma e si fa chiamare, stabilito da LUI con Lombardi, Papa emerito, ma invece Papa Francesco primo ha detto chiaro, dal primo momento, Vescovo emerito di Roma va chiamato, e così infatti l'ha chiamato lui dalla loggia delle benedizioni.

      Dire che una rinuncia, una fuga, è più alta dello Spirito Santo e che solo la fuga ha dato questo Papa Francesco si avvicina molto ad una grave offesa allo Spirito Santo ed alla verità.

      Ci rifletta

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    3. e la reale firma che si legge dietro tutto questo suo approvare un articolo con cui io sono in completo disaccordo, sono le sue illazioni su di me, pesanti illazioni che in maniera assolutamente mi lasci dire indecente, parlano di crucifige, quando solo di Cristo si dovrebbe parlare con quelle parole e del suo, quello sì, immenso Sacrificio di salvezza.

      Gesù, appunto, non è fuggito dalla Croce, e solo Dio può dire stop ad un Papa, ad un Papa che come tale non ha assolutamente la possibilità di lasciare, perché non è lui ma Dio ad averlo scelto e non è lui ma Dio a dire "ora torna alla casa del Padre" come Giovanni Paolo II ha sentito di dovere sintetizzare, lui che sarebbe statoi ben compreso se avesse lasciato ma no, il "sono stanco e senza forze" mi dice che la Fede in quel Dio che Lui dà forze e quel Dio che mi dice che il Papa non è un mestiere a termine si dimostra latitante.

      Saluti

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    4. e chi ha in un link, e mi fa piacere, la Pascendi, che si richiama spesso a Pio IX, queste mie parole dovrebbe capirle bene ed appoggiarle fortemente.

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    5. noto nei suoi commenti un certo livore per la figura del Papa Emerito Benedetto XVI.
      Mi creda non fa del bene nè a se stesso nè alla Santa Chiesa che tanto ama il continuare a guardare al suo gesto come un atto di abbandono e di viltà. Le ripropongo le parole del Santo Padre in occasione della sua ultima udienza generale, rileggerle con il cuore aperto alle ispirazioni dello Spirito Santo, risolveranno tutti i suoi dubbi.

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    6. BENEDETTO XVI

      UDIENZA GENERALE

      Piazza San Pietro
      Mercoledì, 27 febbraio 2013

      [Video]



      Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato!
      Distinte Autorità!
      Cari fratelli e sorelle!

      Vi ringrazio di essere venuti così numerosi a questa mia ultima Udienza generale.

      Grazie di cuore! Sono veramente commosso! E vedo la Chiesa viva! E penso che dobbiamo anche dire un grazie al Creatore per il tempo bello che ci dona adesso ancora nell’inverno.

      Come l’apostolo Paolo nel testo biblico che abbiamo ascoltato, anch’io sento nel mio cuore di dover soprattutto ringraziare Dio, che guida e fa crescere la Chiesa, che semina la sua Parola e così alimenta la fede nel suo Popolo. In questo momento il mio animo si allarga ed abbraccia tutta la Chiesa sparsa nel mondo; e rendo grazie a Dio per le «notizie» che in questi anni del ministero petrino ho potuto ricevere circa la fede nel Signore Gesù Cristo, e della carità che circola realmente nel Corpo della Chiesa e lo fa vivere nell’amore, e della speranza che ci apre e ci orienta verso la vita in pienezza, verso la patria del Cielo.

      Sento di portare tutti nella preghiera, in un presente che è quello di Dio, dove raccolgo ogni incontro, ogni viaggio, ogni visita pastorale. Tutto e tutti raccolgo nella preghiera per affidarli al Signore: perché abbiamo piena conoscenza della sua volontà, con ogni sapienza e intelligenza spirituale, e perché possiamo comportarci in maniera degna di Lui, del suo amore, portando frutto in ogni opera buona (cfr Col 1,9-10).

      In questo momento, c’è in me una grande fiducia, perché so, sappiamo tutti noi, che la Parola di verità del Vangelo è la forza della Chiesa, è la sua vita. Il Vangelo purifica e rinnova, porta frutto, dovunque la comunità dei credenti lo ascolta e accoglie la grazia di Dio nella verità e nella carità. Questa è la mia fiducia, questa è la mia gioia....

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    7. ..../... Quando, il 19 aprile di quasi otto anni fa, ho accettato di assumere il ministero petrino, ho avuto la ferma certezza che mi ha sempre accompagnato: questa certezza della vita della Chiesa dalla Parola di Dio. In quel momento, come ho già espresso più volte, le parole che sono risuonate nel mio cuore sono state: Signore, perché mi chiedi questo e che cosa mi chiedi? E’ un peso grande quello che mi poni sulle spalle, ma se Tu me lo chiedi, sulla tua parola getterò le reti, sicuro che Tu mi guiderai, anche con tutte le mie debolezze. E otto anni dopo posso dire che il Signore mi ha guidato, mi è stato vicino, ho potuto percepire quotidianamente la sua presenza. E’ stato un tratto di cammino della Chiesa che ha avuto momenti di gioia e di luce, ma anche momenti non facili; mi sono sentito come san Pietro con gli Apostoli nella barca sul lago di Galilea: il Signore ci ha donato tanti giorni di sole e di brezza leggera, giorni in cui la pesca è stata abbondante; vi sono stati anche momenti in cui le acque erano agitate ed il vento contrario, come in tutta la storia della Chiesa, e il Signore sembrava dormire. Ma ho sempre saputo che in quella barca c’è il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è sua. E il Signore non la lascia affondare; è Lui che la conduce, certamente anche attraverso gli uomini che ha scelto, perché così ha voluto. Questa è stata ed è una certezza, che nulla può offuscare. Ed è per questo che oggi il mio cuore è colmo di ringraziamento a Dio perché non ha fatto mai mancare a tutta la Chiesa e anche a me la sua consolazione, la sua luce, il suo amore.

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    8. ../..
      Siamo nell’Anno della fede, che ho voluto per rafforzare proprio la nostra fede in Dio in un contesto che sembra metterlo sempre più in secondo piano. Vorrei invitare tutti a rinnovare la ferma fiducia nel Signore, ad affidarci come bambini nelle braccia di Dio, certi che quelle braccia ci sostengono sempre e sono ciò che ci permette di camminare ogni giorno, anche nella fatica. Vorrei che ognuno si sentisse amato da quel Dio che ha donato il suo Figlio per noi e che ci ha mostrato il suo amore senza confini. Vorrei che ognuno sentisse la gioia di essere cristiano. In una bella preghiera da recitarsi quotidianamente al mattino si dice: «Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano…». Sì, siamo contenti per il dono della fede; è il bene più prezioso, che nessuno ci può togliere! Ringraziamo il Signore di questo ogni giorno, con la preghiera e con una vita cristiana coerente. Dio ci ama, ma attende che anche noi lo amiamo!
      Ma non è solamente Dio che voglio ringraziare in questo momento. Un Papa non è solo nella guida della barca di Pietro, anche se è la sua prima responsabilità. Io non mi sono mai sentito solo nel portare la gioia e il peso del ministero petrino; il Signore mi ha messo accanto tante persone che, con generosità e amore a Dio e alla Chiesa, mi hanno aiutato e mi sono state vicine. Anzitutto voi, cari Fratelli Cardinali: la vostra saggezza, i vostri consigli, la vostra amicizia sono stati per me preziosi; i miei Collaboratori, ad iniziare dal mio Segretario di Stato che mi ha accompagnato con fedeltà in questi anni; la Segreteria di Stato e l’intera Curia Romana, come pure tutti coloro che, nei vari settori, prestano il loro servizio alla Santa Sede: sono tanti volti che non emergono, rimangono nell’ombra, ma proprio nel silenzio, nella dedizione quotidiana, con spirito di fede e umiltà sono stati per me un sostegno sicuro e affidabile. Un pensiero speciale alla Chiesa di Roma, la mia Diocesi! Non posso dimenticare i Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato, le persone consacrate e l’intero Popolo di Dio: nelle visite pastorali, negli incontri, nelle udienze, nei viaggi, ho sempre percepito grande attenzione e profondo affetto; ma anch’io ho voluto bene a tutti e a ciascuno, senza distinzioni, con quella carità pastorale che è il cuore di ogni Pastore, soprattutto del Vescovo di Roma, del Successore dell’Apostolo Pietro. Ogni giorno ho portato ciascuno di voi nella preghiera, con il cuore di padre.

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    9. ../..
      Vorrei che il mio saluto e il mio ringraziamento giungesse poi a tutti: il cuore di un Papa si allarga al mondo intero. E vorrei esprimere la mia gratitudine al Corpo diplomatico presso la Santa Sede, che rende presente la grande famiglia delle Nazioni. Qui penso anche a tutti coloro che lavorano per una buona comunicazione e che ringrazio per il loro importante servizio.

      A questo punto vorrei ringraziare di vero cuore anche tutte le numerose persone in tutto il mondo, che nelle ultime settimane mi hanno inviato segni commoventi di attenzione, di amicizia e di preghiera. Sì, il Papa non è mai solo, ora lo sperimento ancora una volta in un modo così grande che tocca il cuore. Il Papa appartiene a tutti e tantissime persone si sentono molto vicine a lui. E’ vero che ricevo lettere dai grandi del mondo – dai Capi di Stato, dai Capi religiosi, dai rappresentanti del mondo della cultura eccetera. Ma ricevo anche moltissime lettere da persone semplici che mi scrivono semplicemente dal loro cuore e mi fanno sentire il loro affetto, che nasce dall’essere insieme con Cristo Gesù, nella Chiesa. Queste persone non mi scrivono come si scrive ad esempio ad un principe o ad un grande che non si conosce. Mi scrivono come fratelli e sorelle o come figli e figlie, con il senso di un legame familiare molto affettuoso. Qui si può toccare con mano che cosa sia Chiesa – non un’organizzazione, un’associazione per fini religiosi o umanitari, ma un corpo vivo, una comunione di fratelli e sorelle nel Corpo di Gesù Cristo, che ci unisce tutti. Sperimentare la Chiesa in questo modo e poter quasi toccare con le mani la forza della sua verità e del suo amore, è motivo di gioia, in un tempo in cui tanti parlano del suo declino. Ma vediamo come la Chiesa è viva oggi!

      In questi ultimi mesi, ho sentito che le mie forze erano diminuite, e ho chiesto a Dio con insistenza, nella preghiera, di illuminarmi con la sua luce per farmi prendere la decisione più giusta non per il mio bene, ma per il bene della Chiesa. Ho fatto questo passo nella piena consapevolezza della sua gravità e anche novità, ma con una profonda serenità d’animo. Amare la Chiesa significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi.

      Qui permettetemi di tornare ancora una volta al 19 aprile 2005. La gravità della decisione è stata proprio anche nel fatto che da quel momento in poi ero impegnato sempre e per sempre dal Signore. Sempre – chi assume il ministero petrino non ha più alcuna privacy. Appartiene sempre e totalmente a tutti, a tutta la Chiesa. Alla sua vita viene, per così dire, totalmente tolta la dimensione privata. Ho potuto sperimentare, e lo sperimento precisamente ora, che uno riceve la vita proprio quando la dona. Prima ho detto che molte persone che amano il Signore amano anche il Successore di san Pietro e sono affezionate a lui; che il Papa ha veramente fratelli e sorelle, figli e figlie in tutto il mondo, e che si sente al sicuro nell’abbraccio della vostra comunione; perché non appartiene più a se stesso, appartiene a tutti e tutti appartengono a lui.

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    10. Il “sempre” è anche un “per sempre” - non c’è più un ritornare nel privato. La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero, non revoca questo. Non ritorno alla vita privata, a una vita di viaggi, incontri, ricevimenti, conferenze eccetera. Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso. Non porto più la potestà dell’officio per il governo della Chiesa, ma nel servizio della preghiera resto, per così dire, nel recinto di san Pietro. San Benedetto, il cui nome porto da Papa, mi sarà di grande esempio in questo. Egli ci ha mostrato la via per una vita, che, attiva o passiva, appartiene totalmente all’opera di Dio.

      Ringrazio tutti e ciascuno anche per il rispetto e la comprensione con cui avete accolto questa decisione così importante. Io continuerò ad accompagnare il cammino della Chiesa con la preghiera e la riflessione, con quella dedizione al Signore e alla sua Sposa che ho cercato di vivere fino ad ora ogni giorno e che vorrei vivere sempre. Vi chiedo di ricordarmi davanti a Dio, e soprattutto di pregare per i Cardinali, chiamati ad un compito così rilevante, e per il nuovo Successore dell’Apostolo Pietro: il Signore lo accompagni con la luce e la forza del suo Spirito.

      Invochiamo la materna intercessione della Vergine Maria Madre di Dio e della Chiesa perché accompagni ciascuno di noi e l’intera comunità ecclesiale; a Lei ci affidiamo, con profonda fiducia.

      Cari amici! Dio guida la sua Chiesa, la sorregge sempre anche e soprattutto nei momenti difficili. Non perdiamo mai questa visione di fede, che è l’unica vera visione del cammino della Chiesa e del mondo. Nel nostro cuore, nel cuore di ciascuno di voi, ci sia sempre la gioiosa certezza che il Signore ci è accanto, non ci abbandona, ci è vicino e ci avvolge con il suo amore. Grazie!

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  2. Nota male, e sel a bocca parla dall'abbondanza del cuore.. lei di certo appare come incapace a commentare senza inventare su di me, e attribuire a me sentimenti che sono illazioni gravi e assolutamente parto della sua fantasia.

    Io quando Ratzinger fu eletto avevo addirittura "rivelato" lo sentivo, il giorno e il suo nome dell'elezione, ebben l'ho seguito e difeso sempre, ma qui oparlo solo e soltanto del fatto che il Vescovo di Roma è il Papa e non può fare apparire al mondo la carica di Papa come onorifica, ora addirtturra decidendo lui con padre Lombardi di chiamarsi Papa emerito.

    Io credo in tanti, a parte il Cardinale che fu segretario di Giovanni Paolo II, dicono che non si può scendere dalla Croce e che a "dimissionare" un Papa ci pensa solo Dio.

    Il livore che lei vede in me, beh, lo cerchi in se stesso e lo troverà se lo attribuisce con una illazione così pacchiana, a me, che invece ho affetto e stima per Ratzinger e preoccupazione per la sua anima di fronte a Dio.

    Davvero, scrivere qui aumenta solo le sue illazioni assurde, mentre io cercavo un discorso sulla verità dei fatti ma davvero qui non lo posso trovare.

    Che Dio la ripaghi secondo il suo cuore.

    Arrivederci

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    1. Se a farla parlare in questo modo è il suo amore per il Papa e la preoccupazione per il destino eterno dell'anima del Papa Emerito, allora si fidi di quello che ha deciso di fare il Papa.
      Se è vera, come è vera, la fiducia e l'obbedienza che come cristiani dobbiamo al Papa, allora non possiamo che obbedire alle decisioni del Papa. A giudicare il Suo Vicario ci pensa Dio.
      Se è vero come è vero che Dio fa bene tutte le cose, non esiste nessuna preoccupazione che questa decisione del Papa possa risultare dannosa per la Chiesa di Cristo.
      Spero che nella sua strada possa trovare la verità dei fatti.
      Cordiali saluti.

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  3. e la lascio ai suoi soliloqui ma legga bene le Scritture e non verrà a dire che il male nel mondo è colpa di Dio.

    E così il suo

    "Se è vero come è vero che Dio fa bene tutte le cose, non esiste nessuna preoccupazione che questa decisione del Papa possa risultare dannosa per la Chiesa di Cristo."

    apparirà anche a lei come l'assurda trasposizione del fatto che ilò Papa ha fatto quello, quindi!! Dio ha fatto quello.

    No, il Papa è infallibile solo ex cathedra, non quando prende decisioni come questa, che non impegnano l'infallibilità.

    E non ci verrà più a dire che le decisioni degli uomini siccome Dio vigila non risulteranno dannose.

    Non so in che mondo vive lei, ma semmai apra la finestra di questo mondo e si accorgerà che le decisioni anche di Papi spesso sono state dannose per la Chiesa, ma Dio vigila ma NON E' che se permette vuole dire che approva od usa il male o che esista una possibilità che io debba dare fiducia e obbedienza a chi Papa ha smesso di essere e

    MAI!!!!!

    dovrò dare obbedienza se il Papa si inclinerà ad una via di male.

    Ricordiamoci che l'apostasia nella Chiesa CI SARA'!! Dio lo rivela e predice.

    Non sappiamo quando ma ci sarà, e non potremo dire: sai, io seguivo il Papa e le Scritture e il Catechismo mi dicevano che sbagliava, ma io ho seguito lui che è infallibile sempre.....

    Dio ce ne scampi e liberi..

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  4. Caro signore a questo punto la sua posizione é chiara. Credo non ci sia nulla da aggiungere se non ribadire la mia assoluta distanza dalle sue affermazioni.
    Il mio mondo é fatto di poche cose. Tra queste vi é la fiducia nelle parole di Cristo alla Sua Chiesa. Fra queste vi é la fiducia e l'obbedienza al Vicario di Cristo in terra. La preghiera e l'amore per la Chiesa di Cristo sono e saranno sempre parte del mio mondo.

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  5. Si informi su cosa è il cattolicesimo, e su cosa sia l'infallibilità che il Signore accorda alla Sua Chiesa, che non è, come tanti dicono, alcuni sfottendo, in tutto quello che dice o fa il Papa.

    Secondo me ha sbagliato pesantemente, e un Papa non può dimettersi, lo dimette solo Dio.

    Il codice di diritto canonico, che prevede la possibilità che lasci, non è il Vangelo, che questa possibilità non prevede.

    Sì, la mia posizione è chiara, chiaramente cattolica. La sua è chiara avanti a tutti.

    Saluti

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    1. la invito caldamente a riflettere lei sull'appartenenza alla Chiesa. La sua tesi dell'abbandono, dell'errore e dei mali che deriverebbero alla Chiesa dalla decisione del Papa, sono SOLO SUE SUPPOSIZIONI. Non pensare come lei nè condividere questo modo di guardare i fatti non significa non essere cattolici!!
      Si, in effetti la sua posizione è "molto" chiara.

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