giovedì 11 marzo 2010

Abusi sessuali sui minori. «Il Papa vuole chiarezza»


11 Marzo 2010

«È un tema triste e ci riempie di vergogna». I casi di abusi sessuali su minori emersi nella Chiesa cattolica sono «riprovevoli, su questo non può esserci assolutamente alcun dubbio». Lo ha ribadito il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, in una intervista alla sezione tedesca della Radio Vaticana. «È assolutamente chiaro che bisogna far luce» su questi episodi, ha aggiunto il porporato, che ha poi commentato: «Non c’è dubbio sulla chiara opinione del Papa su questa questione». Il cardinale ha poi voluto precisare di non aver «mai detto una parola su possibili o necessari risarcimenti» alle vittime di abusi sessuali nella Chiesa, riferendosi a opinione attribuitegli da un quotidiano romano. «Questa è una questione legale, – ha spiegato – che è completamente fuori dal mio orizzonte e dalle mie competenze».

Sulla questione è intervenuto anche il vescovo di Ratisbona, Gerhard Ludwig Müller che ha puntato il dito sulle critiche verso la Chiesa recentemente espresse da una esponente liberale del governo di Berlino. «Le critiche del ministro federale della giustizia, la signora Sabine Leutheusser-Schnarrenberger – ha spiegato –, risultano false e diffamatorie». Non è vero, infatti, che vi siano norme ecclesiastiche applicando le quali «si evitano sanzioni penali nei casi di abuso sessuale». Müller nega in particolare che – come invece sostiene il ministro – nelle scuole cattoliche vi era una consegna del silenzio, che ha pregiudicato le indagini di un crimine o addirittura le ha impedite. «Chiedo al ministro – afferma il presule – di fornire la prova per l’accusa che la Chiesa cattolica ha voluto ostacolare l’accertamento dei crimini.

Se non riesce a dimostrare questo, la esorto a non sfruttare i propri poteri per attacchi del genere». Müller sottolinea poi nella sua nota che la diocesi di Ratisbona, come le altre diocesi in Germania, ha seguito le linee guida della Conferenza episcopale tedesca per le quali «ogni indicazione di un delitto di abuso viene immediatamente e accuratamente accertata». «La Chiesa cattolica – conclude – è guidata dal fine di ottenere giustizia per le vittime».

E mentre è prevista per domani l’incontro in Vaticano tra Benedetto XVI e il presidente della Conferenza episcopale tedesca, l’arcivescovo di Friburgo, Robert Zollitsch, sempre dalla Germania la Curia di Magonza ha dato notizia di violenze su minori che sarebbero state commesse anche in una scuola della diocesi negli anni ’60 e ’70. Sulla questione degli abusi su minori ad opera di sacerdoti è intervenuto anche «L’Osservatore Romano» con un articolo di prima pagina firmato dalla storica Lucetta Scaraffia.

Dove si legge: «Nelle dolorose e vergognose situazioni in cui vengono alla luce molestie e abusi sessuali da parte di ecclesiastici su giovani a loro affidati, possiamo ipotizzare che una maggiore presenza femminile non subordinata avrebbe potuto squarciare il velo di omertà maschile che spesso in passato ha coperto con il silenzio la denuncia dei misfatti». «Le donne, sia religiose che laiche, sarebbero per natura – spiega la Scaraffia – più portate alla difesa dei giovani in caso di abusi sessuali, evitando alla Chiesa il grave danno che questi colpevoli atteggiamenti le hanno procurato». Dall’Irlanda giunge infine la notizia che durante tutto il periodo della Quaresima la Chiesa sarà impegnata in «atti di penitenza» per «riconoscere la verità» e «riflettere sui fallimenti della Chiesa» legati ai casi di abusi sessuali emersi di recente nel Paese.
Gianni Cardinale

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Dal CORRIERE DELLA SERA 13/03/2010


Pedofilia, la Santa Sede: «Rimuoveremo i termini della prescrizione»
Mons. Charles J. Scicluna: «Esiste l'obbligatorietà dell'azione penale»

MILANO - La Santa Sede si prepara a rimuovere i termini della prescrizione relativi agli abusi sessuali commessi dai sacerdoti, anche se da essi normalmente già si deroga. Si tornerà così alla prassi precedente. «Prima del 1898 - afferma mons. Charles J. Scicluna, promotore di giustizia della Congregazione per la Dottrina della Fede in un'intervista ad Avvenire diffusa in tedesco, francese, inglese e spagnolo dalla Sala Stampa della Santa Sede - quello della prescrizione dell'azione penale era un istituto estraneo al diritto canonico. E per i delitti più gravi solo con il motu proprio del 2001 è stata introdotta una prescrizione di dieci anni», anche se «in base a queste norme nei casi di abuso sessuale il decennio incomincia a decorrere dal giorno in cui il minore compie i diciotto anni». In quanto «la prassi indica che il termine di dieci anni non è adeguato a questo tipo di casi, sarebbe auspicabile - spiega il responsabile vaticano delle inchieste sui casi di pedofilia - un ritorno al sistema precedente dell'imprescrittibilità dei delicta graviora». «Comunque - ricorda il promotore di giustizia - il 7 novembre 2002 Giovanni Paolo II ha concesso a questo dicastero la facoltà di derogare dalla prescrizione caso per caso su motivata domanda dei singoli vescovi. E la deroga viene normalmente concessa».

ESISTE OBBLIGATORIETA' PENALE - Nel caso che un sacerdote sia accusato di un delictum gravius, «se l'accusa è verosimile il vescovo ha l'obbligo di investigare sia l'attendibilità della denuncia che l'oggetto stesso della medesima» afferma ancora mons. Charles J.Scicluna. Con le norme volute da Wojtyla e Ratzinger nel 2001 «se l'esito di questa indagine previa è attendibile - spiega il promotore di giustizia - il vescovo non ha più potere di disporre della materia e deve riferire il caso alla nostra Congregazione, dove viene trattato dall'ufficio disciplinare». Anche in passato, aggiunge Scicluna, «la normativa sugli abusi sessuali non è stata mai intesa come divieto di denuncia alle autorità civili», chiarisce inoltre Scicluna ricordando quanto stabilito dall'ormai celebre istruzione «Crimen Sollicitationis» la cui prima edizione risale al 1922 e che fu rivista da Giovanni XXIII nel 1962. «Una cattiva traduzione in inglese di questo testo ha fatto pensare - chiarisce il promotore di giustizia - che la Santa Sede imponesse il segreto per occultare i fatti. Ma non era così. Il segreto istruttorio serviva per proteggere la buona fama di tutte le persone coinvolte, prima di tutto le stesse vittime, e poi i chierici accusati, che hanno diritto - come chiunque - alla presunzione di innocenza fino a prova contraria. Alla Chiesa non piace la giustizia spettacolo».

TRECENTO CASI IN NOVE ANNI - «I casi di preti accusati di pedofilia vera e propria sono stati circa trecento in nove anni. Si tratta sempre di troppi casi ma bisogna riconoscere che il fenomeno non è così esteso come si vorrebbe far credere» ha aggiunto mons. Charles J. Scicluna. «Bisogna ricordare - sottolinea il responsabile vaticano delle inchieste sulla pedofilia - che il numero complessivo di sacerdoti diocesani e religiosi nel mondo è di 400mila. Quindi il dato statistico non corrisponde alla percezione che si crea quando questi casi così tristi occupano le prime pagine dei giornali». Da quando nel 2001 Papa Wojtyla affidò alla Congregazione della Dottrina della Fede la competenza sugli abusi sessuali, le indagini del promotore di giustizia, spiega, «hanno riguardato circa 3000 casi di sacerdoti diocesani e religiosi che si riferiscono a delitti commessi negli ultimi cinquanta anni. Grosso modo nel 60 per cento di questi casi si tratta più che altro di atti di efebofilia, cioè dovuti ad attrazione sessuale per adolescenti dello stesso sesso, in un altro 30 per cento di rapporti eterosessuali e nel 10 per cento di atti di vera e propria pedofilia, cioè determinati da una attrazione sessuale per bambini impuberi. Nel 2003 e 2004 c'è stata una valanga di casi che ha investito le nostre scrivanie. Molti dei quali venivano dagli Stati Uniti e riguardavano il passato. Negli ultimi anni - rileva Scicluna - il fenomeno si è di gran lunga ridotto. E quindi adesso cerchiamo di trattare i casi nuovi in tempo reale». Quanto alle condanne, «in un 10 per cento di casi, quelli particolarmente gravi e con prove schiaccianti, il Santo Padre si è assunto la dolorosa responsabilità di autorizzare un decreto di dimissione dallo stato clericale. Un provvedimento gravissimo, preso per via amministrativa, ma inevitabile. Nell'altro 10 per cento dei casi poi, sono stati gli stessi chierici accusati a chiedere la dispensa dagli obblighi derivati dal sacerdozio. Che è stata prontamente accettata. Coinvolti in questi ultimi casi ci sono stati sacerdoti trovati in possesso di materiale pedopornografico e che per questo sono stati condannati dall'autorità civile». (Fonte: Agi)

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