sabato 18 ottobre 2008

America: per la libertà al grido di "Cristo Re"


(Martirio del sacerdote gesuita Miguel Agustín Pro Juárez - Mexico City, November 23, 1927)


Nel periodo dal 1914 al 1934, il più cruento della persecuzione religiosa in Messico, sacerdoti, laici, uomini e donne animati da profondo amore verso la Chiesa e la Vergine Maria, al grido di "Viva Cristo Re" offrirono la loro vita a Gesù Cristo. La persecuzione religiosa ha avuto come momento culminante gli anni dal 1926 al 1929, quando l'allora Presidente della Repubblica, Plutarco Elias Calles, promulgò una legge sui culti che mettesse in pratica le disposizioni emanate dalla Costituzione del 1917. Queste disposizioni, conosciute come "Ley Calles", regolavano il numero dei ministri per località, vietavano la presenza di sacerdoti stranieri nel paese, limitavano l'esercizio degli atti di culto e, tra le altre disposizioni, proibivano seminari e conventi. Dinanzi a queste restrizioni e dopo frustranti negoziati da parte dei vescovi messicani con le autorità governative, in segno di protesta, la Chiesa in Messico decise di sospendere gli atti di culto. Nella parte occidentale del Messico (in particolare a Jalisco, Aguascalientes, Michoacán, Guanajuato e Colima), molti cattolici presero le armi per difendere la libertà religiosa. Alcuni sacerdoti, anche se in numero esiguo, si unirono a loro; la maggior parte optò per una resistenza pacifica. Gli studiosi contano solo 20 sacerdoti tra gli aderenti alla lotta armata. Anche tra i laici si formarono due gruppi: quelli per la lotta armata e quelli per la resistenza pacifica. Tra questi ultimi troviamo Anacleto Gonzáles Flores di Guadalajara (Jalisco), che venne imprigionato insieme ai fratelli Jorge, Ramón e Florencio Vargas Gonzáles. Questi prima di essere giustiziato dall'esercito chiese ad Anacleto di confessarsi, ma gli fu risposto: "No, fratello, non è adesso il momento di confessarsi, ma di chiedere perdono e perdonare. E' un Padre non un giudice colui che ti aspetta. Il tuo stesso sangue ti purificherà".


La lista dei cristiani che hanno offerto le proprie vite a Cristo è ampia e molti sono anonimi. Tra tutti risaltano 22 sacerdoti diocesani e tre giovani laici che saranno canonizzati il 21 maggio prossimo.

Il primo di questi martiri è il parroco Cristóbal Magallanes. Un caso a parte, ma dello stesso periodo, è quello del sacerdote gesuita Miguel Agustín Pro Juárez. Imprigionato dopo un attentato contro il generale Alvaro Obregón, avvenuto il 13 novembre del 1927, il sacerdote venne fucilato nel commissariato di polizia. Il suo nome ora è nell'elenco dei beati.


Nel 1929, dopo i negoziati tra l'allora presidente del Messico, Emilio Portes Gil e i vescovi Leopoldo Ruiz y Florez e Pascual Díaz, con la mediazione dell'ambasciatore degli Stati Uniti, Dwight D. Morrow, venne stabilito un accordo di pace che comportava la non applicazione delle disposizioni legali emanate sotto il regime di Plutarco Elías Calles, anche se non furono abrogate.
Quando i combattenti accettarono di deporre le armi dinanzi alla ripresa delle attività di culto, terminò la cosiddetta "guerra di Cristo". Tuttavia diversi "cristeros", appena disarmati, vennero assassinati dalle autorità locali. In alcune regioni del paese tuttavia continuò la persecuzione contro i cattolici, come a Tabasco, dove il governatore Tomás Garrido Canabal diede disposizione che per esercitare il ministero sacerdotale nel suo stato era necessario essere originario del luogo o messicano di nascita, con più di 40 anni di età, buoni precedenti morali e sposato.


L'ultimo episodio contro la Chiesa si registrò il 30 dicembre del 1934, quando un gruppo di sicari, guidati da Garrido Canabal, aprì il fuoco contro i fedeli che uscivano dalla messa nella chiesa di Coyoacán. Tra le vittime ci fu anche la catechista laica María de la Luz Camacho, 27 anni, per la quale è in corso la causa di canonizzazione.

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