EMBRIONE-CHIMERA
07/09/2007
Il 5 settembre la Human fertilistion and embryology authority (Hfea), organismo che in Gran Bretagna regola l’ambito della fecondazione artificiale e della ricerca sugli embrioni, ha dato il via libera alla creazione a scopo di ricerca dei cosiddetti “embrioni-chimera”, ossia embrioni ibridi ottenuti con il trasferimento di nuclei umani in cellule uovo denucleate di animali.
Il 5 settembre la Human fertilistion and embryology authority (Hfea), organismo che in Gran Bretagna regola l’ambito della fecondazione artificiale e della ricerca sugli embrioni, ha dato il via libera alla creazione a scopo di ricerca dei cosiddetti “embrioni-chimera”, ossia embrioni ibridi ottenuti con il trasferimento di nuclei umani in cellule uovo denucleate di animali.
Gli embrioni prodotti in tale modo conterrebbero un 99,9% di materiale genetico umano e uno 0,1% di materiale genetico animale. Gli scienziati britannici ritengono così di poter disporre di embrioni dai quali prelevare cellule staminali destinate alla ricerca di nuove cure per patologie quali il Parkinson e l’Alzheimer, e assicurano che questi embrioni ibridi verranno distrutti al 14° giorno.
Di “fatto mostruoso” parla mons. Elio Sgreccia, presidente della Pontificia Accademia per la vita, auspicando una mobilitazione della comunità scientifica. Per Helen Watt, direttrice del Linacre Centre for healthcare ethics, si tratta di “una perversione riproduttiva”.
“Questa procedura – afferma - è una grave offesa alla dignità e ai diritti dell’embrione”.
Alla fine del 2006 l’esecutivo britannico aveva presentato una proposta di legge che avrebbe messo al bando la ricerca sugli embrioni-chimera ma, dopo la rivolta del mondo scientifico, il governo la ha ritirata e si appresta a discutere entro la fine dell’anno un altro progetto di legge in materia.
Sperimentazione senza senso.
Un progetto che “parte già male dal punto di vista scientifico perché privo di fondamento e di validità” e non in grado di “conseguire le finalità proposte e promesse”; “una sperimentazione che al di là delle questioni etiche e antropologiche, di per sé importantissime, non ha neppure un senso in sé, è una cattiva scienza e, come tale, è inaccettabile”.
Così Maria Luisa Di Pietro, copresidente con Bruno Dallapiccola dell’Associazione “Scienza & Vita”, commenta al Sir la decisione della Hfea.
Al di là delle questioni etiche e antropologiche, prosegue la scienziata, “occorre interrogarsi su come in questa ipotetica nuova entità, che è umana al 99,9%, il nucleo umano possa interagire con il Dna animale, di mucca o di coniglio”.
“Le cellule staminali così ottenute – spiega – avranno il nucleo umano e il citoplasma di origine animale; pertanto non saranno utilizzabili come cellule staminali sull’uomo in caso di patologie degenerative”.
Riduzionismo antropologico.
La creazione di queste “entità aberranti”, sottolinea ancora la scienziata, “costituisce inoltre una grave offesa al valore e alla specificità della vita umana. Mescolando il Dna di esseri umani con quello di origine animale, si rischia di intaccare la barriera interspecie con conseguenze non prevedibili sia sul piano antropologico che su quello sanitario”. “Tutto ciò muove da una visione che si è gradualmente fatta strada nella cultura dominante: quella di un riduzionismo antropologico che, riducendo l’essere umano alla mera realtà biologica e quindi ad una somma di cellule, geni e cromosomi, è scivolato ulteriormente confondendo la natura biologica umana con la natura biologica di altre specie viventi, e quindi cancellandola”. Sul piano sanitario, invece, Di Pietro mette in guardia da possibili “pericoli di diffusione di infezioni virali, che per ora interessano il mondo animale, alla sfera umana”. Vi sono rischi che una simile pratica venga introdotta anche nel nostro Paese? “La legge 40 – risponde – vieta esplicitamente all’art.13 la sperimentazione sugli embrioni; occorre tuttavia innalzare la guardia a sua difesa, in particolare in vista di eventuali pressioni a livello europeo volte a modificare i contenuti delle legislazioni nazionali in materia”.
Grave demagogia.
Di “etica a colpi di sondaggio” parla Adriano Pessina, direttore del Centro di bioetica dell’Università cattolica.“ Allettati da prospettive terapeutiche tutte da dimostrare”, prosegue Pessina alludendo ai sondaggi condotti nei mesi scorsi tra la popolazione del Regno Unito, che per il 61% si sarebbe espressa favorevolmente, “i cittadini inglesi hanno avallato, attraverso un sondaggio popolare, la spinta sperimentalistica che da qualche anno viene alimentata anche da prospettive economiche”. Pessina definisce “grave e demagogico scegliere la via del sondaggio popolare per determinare delle scelte in un campo così complesso e delicato sia dal punto di vista scientifico, sia dal punto di vista etico”. Per Roberto Colombo, responsabile del Laboratorio di biologia molecolare e genetica umana della stessa Università, si tratta di una “prospettiva inaccettabile e ripugnante” che vede l’uomo “come un animale da esperimento” e, passando sotto silenzio “i positivi risultati della ricerca sulle cellule staminali non embrionali”, costituisce “un deprecabile tentativo di inganno dei cittadini”. Un “no” deciso a “pericolose scorciatoie verso aberranti ibridizzazioni embrionali tra uomo e animale” peraltro “non necessarie alla ricerca” viene anche da Vincenzo Saraceni, presidente dell’Amci (Associazione medici cattolici italiani).
(Fonte: http://www.agensir.it/)
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