martedì 18 novembre 2008

DOV'E' IL TUO DIO?


Bellissimo e molto interessante il documento finale dei lavori svolti dall'Assemblea Plenaria a Roma, dall’11 al 13 marzo 2004, dal titolo:



DOV'E' IL TUO DIO?



Ecco uno stralcio della relazione che potrete trovare in maniera completa QUI.

Buona Lettura!





Lo scandalo del male e della sofferenza degli innocenti è stato sempre una delle giustificazioni della non credenza e del rifiuto di un Dio personale e buono. Questa ribellione proviene dalla non accettazione del senso della libertà dell’uomo, la quale implica la sua capacità di fare il male piuttosto che il bene. Il mistero del male è uno scandalo per l’intelligenza, e solo la luce del Cristo crocifisso e glorificato può illuminarne il significato. «In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo» (GS, n. 22).
Ma se lo scandalo del male non ha cessato di motivare l’ateismo e la non credenza personale, entrambi si presentano oggi sotto un aspetto nuovo. Infatti, i mezzi di comunicazione sociale mediano continuamente questa realtà onnipresente in molteplici forme: guerra, incidenti, catastrofi naturali, conflitti tra persone e tra Stati, ingiustizie economiche e sociali. La non credenza è, più o meno, legata a questa realtà invadente e inquietante del male, e il rifiuto o la negazione di Dio si alimentano della continua diffusione mediatica di questo spettacolo disumano, su scala universale.


Conclusione: «Sulla Tua parola getterò le reti!» (Lc. 5,4)

I Padri del Concilio Vaticano II affermano con decisione: «Legittimamente si può pensare che il futuro dell’umanità sia riposto nelle mani di coloro che sono capaci di trasmettere alle generazioni di domani ragioni di vita e di speranza» (Gaudium et spes, n. 31). Ecco giunta per i cristiani l’ora della speranza. Questa virtù teologale è il filo conduttore dell’Esortazione Apostolica del Papa Giovanni Paolo II, Novo Millennio Ineunte, a conclusione del Grande Giubileo del 2000, l’orizzonte di fede di tutta la Chiesa in questo momento di transizione della storia. Oggi come ieri, solo Cristo è capace di offrire ragioni di vita e di speranza. L’enigma della morte, il mistero della sofferenza, soprattutto quella degli innocenti, rimangono uno scandalo per molti, oggi come sempre, in tutte le culture. Il desiderio della vita eterna non si è spento nel cuore degli uomini. Solo Gesù Cristo, che ha vinto la morte e ha ridato la vita agli uomini, può offrire una risposta decisiva alla sofferenza e alla morte, solo Lui è il vero portatore dell’acqua della vita che placa la sete degli uomini. Non c'è altro cammino se non quello di contemplare il Suo Volto, di sperimentare la comunione della fede, della speranza e dell’amore nella Chiesa, e di dare al mondo la testimonianza della carità e del primato della grazia, della preghiera e della santità. Di fronte alle nuove sfide della non credenza e dell’indifferenza religiosa, della secolarizzazione dei credenti e delle nuove religiosità dell’Io, ci sono le ragioni per sperare, fondate sulla Parola di Dio: «La tua Parola è una lampada ai miei passi, una luce sulla mia strada» (cf. Sal. 119,105).
I fenomeni congiunti di vuoto spirituale e di “itineranza” spirituale, di sfiducia istituzionale e di sensibilità emozionale delle culture secolarizzate dell’Occidente, richiedono un rinnovamento del fervore e dell’autenticità della vita cristiana, del coraggio e della creatività apostolica, della rettitudine di vita e della precisione dottrinale per testimoniare nelle comunità cristiane rinnovate la bellezza e la verità, la grandezza e la forza incomparabile del Vangelo di Cristo. Le sfide incrociate della non credenza, dell’indifferenza religiosa e della nuova religiosità sono altrettanti appelli a evangelizzare le nuove culture e il nuovo desiderio religioso che rinasce sotto forma pagana e gnostica all’alba del terzo millennio. È il compito pastorale missionario urgente per tutta la Chiesa nel nostro tempo, nel cuore di tutte le culture.
Dopo una notte di duro lavoro senza alcun risultato, Gesù invita Pietro a tornare di nuovo al largo e a gettare la rete. Anche se questa nuova fatica può apparirgli inutile, Pietro si fida del Signore e risponde senza esitare: «Signore, sulla tua parola getterò le reti» (Lc 5,4). Le reti si riempirono di pesci, tanto che stavano per rompersi. Anche oggi, dopo duemila anni di fatica nella barca tormentata della storia, la Chiesa è spinta dal Signore a «prendere il largo», lontano dalla riva e dalle sicurezze umane, e a gettare di nuovo la rete. E’ di nuovo tempo di rispondere insieme con Pietro: «Signore, sulla tua parola getterò le reti».


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