domenica 30 novembre 2008

Le tentazioni di Gesù... e le nostre


(foto: Chiesa di Santa Caterina - Sassari)
Il testo: Matteo 4,1-11

Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: “Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane”. Ma egli rispose: “Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”.
Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio e gli disse: “Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede”.
Gesù gli rispose: “Sta scritto anche: Non tentare il Signore Dio tuo”.
Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: “Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai”. Ma Gesù gli rispose: “Vattene, satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto”.
Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano.



Lectio
Qualche riflessione sulle tentazioni...

Subito dopo il battesimo (nel quale la voce del Padre ci ha indicato Gesù come modello di obbedienza alla volontà divina: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto”: 3,17) lo Spirito spinge Gesù nel deserto. E’ qui che il Tentatore cerca di separare Gesù dal progetto del Padre, ossia dalla strada di un Messia sofferente, umiliato, rifiutato, per fargli prendere un cammino di facilità, di successo e di potenza. Gesù si trova così davanti a “due vie”, due programmi, due modi di vivere la sua missione.
"Se tu sei il figlio di Dio..." - gli dice il Tentatore -, riconosciuto e legittimato come tale dal Padre stesso nel battesimo, puoi e hai il diritto di prendere autonomamente le decisioni più opportune per realizzare gli obiettivi della tua missione, senza dover sempre verificare se quella sia veramente la volontà del Padre. Ragiona un po' con la tua testa: non è forse vero che quando si è ricchi, stimati e potenti si possono risolvere tutti i problemi del mondo?
"Se tu sei il figlio di Dio..." hai il dovere di risolvere questi problemi usando i mezzi più rapidi ed efficaci, non vorrai mica andar per il sottile mentre la gente continua a soffrire?! In fondo, raggiungere un risultato di bene può ben giustificare, anzi “santificare” i mezzi usati!
Si tratta di una tentazione in quanto non propone qualcosa di totalmente falso: i bisogni sono reali, reale è la necessità e l'urgenza di dar loro una risposta, ma... sono i mezzi usati per soddisfarli che ci portano nella direzione opposta rispetto al nostro obiettivo: per ottenere quella ricchezza, quel successo, quel potere attraverso i quali pensiamo di poter raggiungere i nostri scopi rischiamo di schiacciare o strumentalizzare quell'uomo la cui salvezza è lo scopo della missione.
L'amore, l'attenzione, il rispetto della persona è invece l'unico criterio che ispira le scelte di Gesù, prese in comunione col Padre ed i mezzi usati per concretizzarle sono la povertà, l'umiltà, il servizio. Alle seduzioni del mondo usate dal demonio per tirarti dalla sua parte, Gesù contrappone la fedeltà alla Parola di Dio che lo aiuta a discernere la volontà del Padre.
La proposta di cambiare le pietre in pane (simbolo della sicurezza, del non mancare di nulla. In una società come quella di allora il pane era il simbolo della ricchezza) ha lo scopo di mettere alla prova la compassione di Cristo per chi è nel bisogno (a cominciare da Lui stesso che, dopo quaranta giorni di digiuno, ha veramente fame).
Il mondo ha dei bisogni reali che derivano dalla miseria: la fame, le malattie, il sottosviluppo. Il demonio invita Gesù a ser­virsi di quel che possiede (la capacità di fare miracoli) per risolvere il problema. Per l'uomo la capacità di fare miracoli risiede nella ricchezza: quando hai soldi puoi fare quel che vuoi. Vuoi aiutare gli altri? Diventa ricco, fa soldi con ogni mezzo, e con questi potrai dar sollievo alla miseria altrui.
Gesù però non si lascia ingannare. Non basta eliminare la miseria per risolvere i problemi dell'uomo. Egli vuol vivere l'amore di Dio per l'uomo non risolvendogli i problemi dall'esterno, senza coinvolgersi nella sua situazione, ma entrando a condividere le situazioni di povertà, povero tra i poveri. La missione si svolge nella povertà. Povertà spirituale e materiale insieme: “non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Ossia, che l’uomo è più dello stomaco e anche del portafogli. Che i suoi orizzonti non possono essere confiscati dalla ricerca esclusiva del benessere economico, del piacere. Che i suoi ideali non possono essere sacrificati alle mode e ai conformismi. Che l’uomo è su questa terra non soltanto per produrre, consumare, accumulare, fare carriera. Che deve imparare ad aver fame e sete di Dio: “Cercate prima di tutto il regno di Dio e la sua giustizia; tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Mt 6,33). Non ci può essere preoccupazione per le cose del mondo, che cosa mangiare, come vestire ecc... Tali ansie sono pagane, il Padre sa di cosa abbiamo bisogno.
La proposta di lanciarsi giù dal Pinnacolo del tempio ha lo scopo di mettere alla prova la coerenza di Gesù. Avere successo, suscitare ammirazione farebbe nascere negli altri il desiderio di essere come lui. Vuoi che gli altri ti ascoltino? L'importante è fare tante belle iniziative che attraggano molta gente; cura le apparenze, quel che fai vedere di te; non importa che tu viva davvero quel che dici, tanto ci pensa poi il Signore a far andare le cose per il verso giusto: deve pur intervenire come ha promesso!
Ma Gesù non intende tentare il Padre né strumentalizzarlo a proprio vantaggio, per far crescere l'immagine che gli altri hanno di lui; vuole invece impegnarsi per la sua parte dando il primato all'essere e non all'apparire. Gesù respinge decisamente questa tentazione citando la Scrittura: “Non tentare il Signore Dio tuo”. Riafferma la propria fedeltà al progetto divino, senza alcuna concessione a deviazioni lungo le scorciatoie del successo e della popolarità. La missione si svolge nell'umiltà.
La proposta di dargli tutti i regni del mondo ha lo scopo di mettere alla prova la sottomissione di Gesù al Padre. Avere il potere gli consentirebbe di obbligare gli uomini a comportarsi secondo quello che Lui vede essere il bene per loro. Vuoi che gli altri si comportino secondo i tuoi progetti? Conquista il potere e potrai imporre loro quel che devono fare. Ma Cristo non cerca il risultato ad ogni costo: il primo valore resta sempre il Padre (“sta scritto: Adorerai il Signore Dio tuo e a lui solo renderai culto”) e la persona va aiutata a crescere nella libertà fino a che possa scegliere da sola ciò che vede essere bene per lei. Non pone davanti a tutto i propri progetti, ma il servire il Padre nella missione che Egli gli ha affidato. La missione si svolge nel servizio.
Esaurito ogni genere di tentazione, "il diavolo si allontanò da Lui", ma aspettando un altro momento propizio. Gesù ha vinto il nemico e si sente, per questo, confermato nella missione come la vuole il Padre; ritrova così la pace interiore ("Gli angeli vennero a servirlo"). La lotta si sposta ora dall'interiore all'esteriore. Lo Spirito, che lo aveva spinto nel deserto, lo spinge ora verso la vita pubblica: è qui, su questo terreno concreto di lotta, che Gesù sconfiggerà definitivamente il nemico.
Non c'è vittoria senza lotta: Gesù infatti dirà che "il Regno di Dio soffre violenza" e che "solo i forti vi entrano" (Mt 11,12). I discepoli (noi) saranno chiamati a provare nello stesso modo la propria fedeltà; queste parole rivolte da Gesù a Pietro ne sono la conferma: "Ma io ho pregato per te, perché tu sappia conservare la tua fede. E tu, quando sarai tornato a me, dà forza ai tuoi fratelli" (Lc 22,32).
Non dobbiamo allora stupirci se nel nostro cammino spirituale dovremo affrontare le tentazioni. E' tentato, infatti, chi fa il bene. Con l'aiuto della grazia possiamo vincere ogni tentazione.

Meditatio

Due proposte opposte
Sant’Ignazio ci dice che la proposta del Signore e quella del Nemico si oppongono tra loro. Il Nemico ci tenta per attirarci al male; viceversa il Signore ci attira con il suo amore e ci propone la sua “via” per farci arrivare a ciò che è veramente il nostro bene.
Il Maligno resta sempre il tentatore. Per questo dobbiamo essere vigilanti... per non cadere nella tentazione.
A questo scopo ci è molto utile conoscere la strategia che il Maligno più comunemente adotta per distoglierci dalla volontà divina.

La strategia del Nemico
Da una parte lo spirito del male opera in noi con gradualità:
- cercando, come primo passo, di legarci, di “attaccarci” a dei beni particolari in sé necessari (il danaro, la ricchezza, la salute del proprio corpo, il lavoro, le opere, le opinioni, l’amicizia, il successo...). In altre parole il maligno non provoca immediatamente al male, ma ci tenta sotto l’apparenza di bene (cioè ci presente una scelta come “buona”) o almeno cerca di attaccare disordinatamente il nostro affetto a cose di per sé indifferenti. Così poco alla volta la persona, non mantenendo la debita distanza dalle cose create, finisce per identificarsi con tali beni.
Quando ci si accorge che c’è un “attaccamento disordinato”? Quando sono disposto a offrire tutto al Signore... eccetto quella piccola minuscola cosa a cui mi sono identificato: è con essa e in essa che io mi sento realizzato. Se perdo questa ricchezza perdo la pace.
- su questo attaccamento disordinato alle “ricchezze” lo spirito diabolico fa leva per il passo successivo: il “vano onore del mondo”. L’uomo quanto più possiede questi beni tanto più si sente sicuro di sé, autonomo (anche da Dio), orgoglioso delle proprie capacità e di quanto possiede, importante, potente... E gli altri, riconoscendogli tale potere, lo confermano nella sua persuasione con l’adulazione, il servilismo, il clientelismo. E’ il caso evidente e non raro di chi arriva a disporre di molti capitali, di chi ha raggiunto alte collocazioni politiche o sociali, di chi si è abituato a posizioni di successo o di comando.
- e il passo per giungere alla superbia (l’uomo che non solo è pieno di sé, ma si innalza anche sugli altri) è breve. La persuasione di essere importante e potente radicandosi sempre più nel cuore umano, alimenta una stima errata del proprio valore: cioè può travalicare nell’autonomia piena, che chiude la persona di fronte all’Altro e agli altri.


La strategia di Cristo
Al contrario il Cristo, da parte sua, invita in tutto il Vangelo alla povertà del cuore, al distacco interiore fino all’abnegazione. Per questa strada – che è esattamente nella direzione opposta a quella del maligno - si giunge più pienamente all’umiltà e alla rinuncia: due atteggiamenti che rendono capaci di accogliere anche l’umiliazione se questa arriva, mantenendo la persona nella pace e nella lode amorosa.
- Il primo passo è dunque il distacco, o meglio la giusta distanza dai beni. Non si tratta del disprezzo di essi, ma di quella libertà di poterli usare per il vero (e non solo apparente) bene. Sono libero di possedere e di non possedere. Non valgo per quello che ho, ma per quello che sono davanti a Dio: creatura da lui redenta, figlio di Dio... Sant’Ignazio prende l’esempio della povertà: liberi interiormente da tutti i beni materiali e da altri beni.
- Il secondo passo – che consegue dalla libertà, dalla scelta di mettermi al servizio di Cristo, alla sua sequela – conduce all’accettazione delle ingiustizie, delle incomprensioni, delle umiliazioni (Sant’Ignazio parla qui del disprezzo: essere misconosciuto, ignorato, disprezzato)... conformandomi in questo al Signore. Poiché ho rinunciato a farmi servire, accetto anche di essere donato, strumentalizzato, sfruttato. Non è sano o evangelico andare alla ricerca deliberata delle umiliazioni, ma sono chiamato ad accettarle, con pace interiore, quando le incontro. Il Vangelo ci parla di “servitore inutile”: devo prendere coscienza che sono semplicemente un servitore... che conserva la pace anche nelle incomprensioni e umiliazioni... perché trova la sua gioia nel servire il suo maestro. E, per di più, queste umiliazioni accettate nella pace sono i segnali che sto realmente crescendo spiritualmente, che mi sto conformando a Cristo....
- Il distacco da sé e l’accettazione delle incomprensioni sfociano nell’attaccamento globale e radicale a Cristo. Sant’Ignazio indica qui l’umiltà, cioè l’abbandono completo di se stessi nelle mani di Dio per ricevere tutto da Lui. Questa umiltà mi situa al mio vero e giusto posto nella creazione. Non avendo trattenuto niente per me, è Dio che diventa il garante della mia vita. Può allora davvero invadere la mia impotenza con la sua onnipotenza creatrice e redentrice. E’ così che l’umiltà conduce a tutte le altre virtù.

REGNO DI DIO: “VALORI”

1. Distacco dalle cose e da se stessi (povertà)

Il Signore mi vuole libero, capace di scegliere i beni con retta finalità:Il distacco dai beni è vario:
a) povertà materiale: liberi nei riguardi del danaro, benessere, possesso, proprietà, sicurezza...
b) povertà interiore: liberi nei riguardi di tutto ciò che mi viene dalla società: fama, prestigio, potere, reputazione...
c) povertà fisica: liberi nei riguardi della salute, bellezza, apparenza, abilità, forza...
d) povertà psicologica: liberi nei riguardi delle proprie qualità, talenti, successi... e) povertà intellettuale: liberi dal far valere i beni ricevuti per metterli a servizio
f) povertà affettiva: “Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me” (Mt 10,37)g) povertà spirituale: liberi nei riguardi dei doni spirituali ricevuti o che riceverò.

2. Accettazione delle incomprensioni e delle umiliazioni.
E’ il saper vivere nella pace. Non ho bisogno di essere riconosciuto dagli altri: so di esser prezioso davanti a Dio e Lui mi ama.

3. Umiltà



REGNO DEL MALIGNO: “VALORI”

1. Attaccamento disordinato ai beni

Il nemico cerca di attaccarmi ad un bene particolare, ad una ricchezza.
Questo attaccamento è vario:
a) beni materiali: danaro, proprietà, benessere economico, sicurezza economica, posto di lavoro, tenore di vita ...
b) beni sociali: fama, prestigio, successo, potere, buona reputazione, ruolo nella società...
c) beni fisici: salute, bellezza, apparenza, abilità, forza...
d) beni d’ordine psicologico: qualità, capacità e competenze...
e) beni intellettuali: titoli di studio, qualifiche, specifiche conoscenze
f) beni affettivi: famiglia, amicizie, parenti, fidanzato/a, gruppo, comunità...
g) beni spirituali: la propria “umiltà”, la propria santità, la propria vita ascetica, i propri sacrifici, meriti, la propria cultura religiosa...

2. Vano onore del mondo (vanagloria)
Quando ricerco di essere riconosciuto e stimato dagli altri.

3. Superbia


(fonte: http://www.cappellauniss.org/index.htm)

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