Città del Vaticano (AsiaNews)
L’universo è un ordinato “libro scritto da Dio”, come diceva Galileo, ed in esso “nonostante elementi di irrazionalità, caos e distruzione”, esistono “eventi intelligibili” che rimandano alla “provveduta presenza del Creatore”, che “non riguarda solo l’inizio della storia del mondo e della vita”, ma “implica che il Creatore fonda questi sviluppi e li sostiene continuamente”. Il rapporto tra fede ed evoluzione è stato oggi affrontato da Benedetto XVI che, nel discorso rivolto ai partecipanti alla plenaria della Pontificia accademia delle scienze, ha innanzi tutto affermato che la scienza e il cristianesimo non sono in contraddizione, ricordando che già “Pio XII e Giovanni Paolo II hanno osservato che non vi è alcuna opposizione tra la comprensione della creazione da parte della fede e l’evidenza fornita dalle scienze empiriche”.
Così, “l'immagine della natura come un libro ha le sue radici nel cristianesimo ed è stato un concetto caro a molti scienziati. Galileo vedeva la natura come un libro il cui autore è Dio allo stesso modo in cui le Sacre scritture hanno Dio per autore. E’ un libro la cui storia, la cui evoluzione, il cui ‘testo’ e significato, ‘leggiamo’ a seconda dei diversi approcci, presupponendo sempre la presenza fondante dell'autore che vi ha rivelato se stesso”.
“Questa immagine ci aiuta anche a capire che il mondo, lungi dall’essere originato dal caos, somiglia ad un ordinato libro”. In effetti, “nonostante gli elementi di irrazionalità, caos e distruzione del lungo processo di cambiamento dell’universo, la materia in se stessa è ‘leggibile’. Ha un connaturata ‘matematica’. La mente umana allora può impegnarsi non solo in un 'cosmografia', che studia fenomeni misurabili, ma anche in una ‘cosmologia’, che discerne la logica interiore visibile del cosmo”. “All’inizio potremmo non essere all’inizio in grado di cogliere sia l'armonia nel suo complesso sia nelle relazioni delle singole parti, o il loro rapporto rispetto a tutto l'insieme. Eppure rimane sempre una vasta gamma di eventi intelligibili, e il processo è razionale in quanto rivela un ordine di evidenti corrispondenze e innegabili finalità: nel mondo inorganico, tra microstruttura e macrostruttura; nel mondo organico e animale, tra struttura e funzione; e nel mondo spirituale, tra conoscenza della verità e aspirazione alla libertà”.
Ciò dimostra, ha sottolineato Benedetto XVI, che la ricerca sperimentale e filosofica sa scoprire “gradualmente questi ordini, li percepisce lavorando per mantenerli in essere, per difendersi dagli squilibri e superare gli ostacoli”. E proprio grazie alle scienze naturali “abbiamo notevolmente aumentato la nostra comprensione della unicità del posto che occupa l'umanità all’interno del cosmo”. Citando infine un pensiero di Giovanni Paolo II, il Papa ha concluso affermando che “la verità scientifica, che è di per sé una partecipazione alla verità divina, può aiutare la filosofia e la teologia a comprendere ancor più pienamente la persona umana e la Rivelazione di Dio sull'uomo, una rivelazione che è stata completata e perfezionata in Gesù Cristo”.
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